monastero di Santa Maria sec. X - sec. XV
Monastero benedettino maschile.
Sorgeva a Felonica; ne rimane la chiesa, oggi parrocchiale.
Non si hanno molte notizie sul monastero, di cui non è stata ancora approfonditamente studiata la documentazione. Non se ne conoscono nemmeno le origini, attribuite tradizionalmente al marchese Tedaldo di Canossa (Rinaldi 1998, p. 147) o al figlio Bonifacio (Kehr 1923, p. 322; Marani 1966, p. 5; Freddi 1996, p. 30; Fasoli 1966, p. 188; Bonacini 2000, p. 634), o alla figlia di lui Matilde nel 1075 (Marani 1966, p. 8). La citazione del monastero di Felonica in un documento del 944 permetterebbe, in accordo con la storiografia locale, di riportare l'origine del monastero al X secolo (Marani 1966, p. 8; Freddi 1996, p. 30). Il primo documento conservato del cenobio di Felonica risale al 1053. Il 17 dicembre di quell'anno Beatrice, vedova di Bonifacio di Canossa, donò "pro remedio animae" del marito e dei figli defunti all'abate del monastero di Santa Maria, Pietro, la chiesa bolognese di Santa Maria in Rigosa con beni e pertinenze (Kehr 1923, p. 322; Marani 1966, p. 5; Freddi 1996, pp. 32-33). Il monastero fu beneficato all'inizio dell'XI secolo dal vescovo di Mantova Eliseo (Freddi 1996, p. 30) e nel secolo successivo ricevette in dono da Matilde di Canossa la chiesa di Santa Croce del Lagurano presso Sermide (Freddi 1996, p. 30). Nonostante questa donazione il monastero di Felonica, "testa di ponte verso Ferrara" (Fasoli 1966, p. 188), non fu oggetto privilegiato della politica matildica (Bonacini 2000, p. 634) a differenza dell'altro monastero rurale del territorio mantovano, quello di San Benedetto Polirone. La notizia, tratta da Lubin e riportata da Kehr (Kehr 1923, p. 323), dell'aggregazione del monastero di Felonica a quello di San Benedetto Po è stata peraltro negata dalla più aggiornata storiografia (Bonacini 2000, p. 634). A proposito dei due monasteri, Kehr riporta notizia di una causa che nel 1136 il monastero di Felonica sostenne con il monastero di Polirone (Kehr 1923, p. 322). Per quanto concerne il patrimonio monastico, esso si sviluppò presso il cenobio, a Felonica e a Sermide, dove presso Santa Croce del Lagurano i monaci avviarono - secondo la storiografia locale - una fiorente grangia, centro catalizzatore della popolazione rurale (Freddi 1996, p. 36 e pp. 58-60). Altri beni e diritti di esazione di decime il monastero deteneva a Ficarolo, Stento, Cadalto, Carbonarola, Borgofranco, Bonizzo, Libiola, Sustinente. Dipendevano dal monastero le chiese bolognesi di Santa Maria in Rigosa, di San Silvestro e di San Isaia (Freddi 1996, pp. 36-37): quest'ultima chiesa era retta retta da un prete e monaco di Felonica, che nel 1151 sostenne una causa con dei privati a proposito di alcune terre presso Bologna (Kehr 1923, p. 323). Poco si sa a proposito della vita interna della comunità, che appare sempre composta da un numero esiguo di monaci: otto nel 1118, tre nel 1230, quattro nel 1240 di cui però uno solo risiedeva stabilmente a Felonica (Freddi 1996, p. 53). Dal secolo successivo l'abate sarebbe stato spesso l'unica presenza nel monastero (Freddi 1996, p. 53). Si conoscono i nomi degli abati del XII secolo: Pietro, Lamberto, Giselberto, Pietro. All'inizio del XV secolo era invece abate Aimo Pedemonte, che concesse terre del monastero all'ingegnere Bartolino da Novara, venuto a Mantova a servizio dei Gonzaga per la costruzione del castello e che realizzò gli argini del Po presso l'abbazia. L'esiguità del numero dei monaci del piccolo ente concorse probabilmente a determinare il passaggio del monastero in commenda: il provvedimento si attuò, a quanto affermato dalla storiografia locale, agli inizi del XV secolo e nel corso del tempo fu più volte a vantaggio dei religiosi membri della famiglia Gonzaga, tra cui i cardinali Guido - già commendatario di San Benedetto Polirone - e Francesco nel XV secolo e Ercole nel XVI (Freddi 1996, p. 52-58).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
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