monastero di Santa Maria Vetus sec. VIII - 1027
Monastero benedettino femminile.
L'origine del monastero di Santa Maria risalirebbe, secondo la tradizione ad Adleida moglie del duca di Bergamo Lupo, che avrebbe costruito una chiesa dedicata a Santa Maria "Vetus" a cui si sarebbe presto aggiunto un monastero (Locatelli, Da Re 1986, p. 37). Qui un gruppo di donne avrebbe inaugurato una forma di vita comunitaria, riconosciuta formalmente da Carlo Magno nell'808 e da quel momento dotata di un abito comune (Locatelli, Da Re 1986, p. 37). L'origine del monastero di Santa Maria "Vetus" sarebbe da ricondurre alla fine del VII inizio VIII secolo (Kehr 1913, p. 384), al momento della conversione dei longobardi al cristianesimo: come dimostrano i nomi di ascendenza germanica di Adleida e Lupo e la carica di duca attribuita a quest'ultimo, la chiesa e monastero di Santa Maria avrebbero quindi origine longobarda, al pari degli altri cenobi bergamaschi di San Salvatore e San Michele all'Arco (Locatelli, Da Re 1986, p. 38). Il primo documento che fa esplicito riferimento al monastero di Santa Maria Vetus risale al 938: "se nel documento viene indicato con l'appellativo di 'vetere', è logico arguire che doveva trattarsi di una fondazione di antiche origini" (Locatelli, Da Re 1986, p. 38). Secondo la storiografia locale, presso Santa Maria si iniziò dal X secolo ad adottare una forma di vita protocenobitica e nel 1026 sotto il governo della badessa Officia la regola di san Benedetto venne introdotta nel cenobio (Locatelli, Da Re 1986, p. 38). Nel 1027 le reliquie di santa Grata, figlia di Adleida, furono traslate dalla chiesa di Santa Grata "inter Vites" alla chiesa del monastero di Santa Maria Vetus, che cambiò quindi il titolo da quello di Santa Maria a quello di Santa Grata "in Columnellis", con riferimento alla via presso cui sorgeva il cenobio (Kehr 1913, p. 384; Locatelli, Da Re 1986, p. 39).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
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