monastero di San Fermo di Plozarno sec. XII - 1575
Monastero benedettino femminile.
La fondazione del monastero di San Fermo, detto anche "in Campis" per la sua posizione in periferica, risalirebbe all'inizio dell'XI secolo, sulla base di un documento del 1022 che ricorda la badessa Dominica, identificata come badessa di San Fermo (Spinelli 1984 a, p. 36; Locatelli, Da Re 1986, p. 249), o al 1150 circa e alla volontà del vescovo di Bergamo Gerardo (Kehr 1913, p. 386). In ogni caso il primo documento riguardante senza dubbio il monastero è una bolla di Anastasio IV del 19 marzo 1154, inviata alla badessa Lucia (Kehr 1913, p. 387), nella quale il papa sottoponeva il monastero alla protezione apostolica, proibiva a qualsiasi autorità laica l'esazione delle decime spettanti alle monache e confermava i beni del cenobio, tra cui erano la chiesa di San Maurizio e terre e beni a Bergamo e nel bergamasco, a Plozarno, Strada, Redona, Somvico (Locatelli, Da Re 1986, p. 250). Il vescovo Gerardo fu, se non il fondatore, sicuramente un benefattore del monastero, al quale donò nel 1156 la chiesa di San Giovanni di Antegnano con beni possessi e decime, esigendo il pagamento annuo di sei libbre di cera alla sede episcopale (Locatelli, Da Re 1986, p. 250): con questo atto il vescovo contribuiva a legare all'ordinario diocesano il monastero, già sottoposto alla chiesa di Roma. Allo stesso anno si attribuisce, secondo la tradizione, la scoperta dei corpi dei santi Fermo e Rustico e di Procolo vescovo di Verona, trafugati da Verona all'inizio del IX secolo e portati a Bergamo, nel bosco di Plozarno, presso il torrente Gardellone (Locatelli, Da Re 1986, pp. 251-253). Sempre secondo la tradizione, l'origine della chiesa di San Fermo sarebbe legata a questo ritrovamento e sarebbe stata quindi eretta nel 1156: la credenza si scontra però con le testimonianze documentarie (Locatelli, Da Re 1986, p. 253).
Scarse sono le ulteriori notizie sul monastero di San Fermo. Nel 1158 le monache vinsero una causa contro le monache di Santa Margherita di Brembate Sotto per il possesso della chiesa di Santa Margherita (Locatelli, Da Re 1986, p. 253); nel 1181 San Fermo vinse una causa con il chierico della chiesa di Cologno sulle decime della chiesa di San Giovanni di Antegnate (Locatelli, Da Re 1986, p. 251). Secondo la testimonianza del "Liber Censuus", alla fine del secolo il monastero versava alla Chiesa di Roma il censo annuo di dodici denari (Locatelli, Da Re 1986, p. 253). Alla fine del XIV secolo il comune di Bergamo decretò la trasformazione in lazzaretti dei cenobi di San Fermo, San Giorgio di Spino e Santa Maria di Valmarina, per far fronte alla grave epidemia di peste abbattutasi sulla città; il provvedimento non ebbe però seguito (Locatelli, Da Re 1986, p. 253). All'inizio del XVI secolo presero avvio lavori di restauro e ampliamento del monastero (Locatelli, Da Re 1986), "volti soprattutto a lasciare intendere un nuovo fervore religioso per scongiurare la più volte ventilata soppressione", ma il tentativo ebbe breve durata. Infatti l'8 dicembre 1568 Pio V autorizzò il vescovo di Bergamo, Federico Cornaro, a unire le monache di San Fermo a quelle di San Pietro di Borgo di Terzo. Le otto religiose resistettero fino al 1575, quando il vescovo si rivolse al visitatore apostolico Carlo Borromeo, che a causa della posizione isolata del cenobio il 15 settembre decretò il definitivo trasferimento delle monache al monastero di San Benedetto di Valmarina. A causa delle resistenze delle religiose, il Borromeo ne ordinò il trasferimento forzato, "impegnandosi personalmente affinchè ciò avvenisse nei limiti del decoro e del rispetto" (Locatelli, Da Re 1986, p. 255 e p. 317).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
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