monastero di Santa Maria di Pace 1445 - 1797
Monastero benedettino femminile.
Secondo la storiografia locale, presso la chiesa detta di "Santa Maria di Pace" a metà del XIII secolo si trovava una casa ospitaliera di frati gaudenti, ordine religioso cavalleresco che seguiva la regola del terz'ordine domenicano, installata in città per interessamento del vescovo Guala (Guerrini 1933, pp. 60-65), domenicano. Alla fine del XIV secolo Santa Maria di Pace sarebbe passata sotto il regime di commenda (Guerrini 1933, p. 65 e nota 15) e così fino al 1445 quando il vescovo Pietro da Monte donò la chiesa e le strutture di Santa Maria alla vicina comunità benedettina femminile dei Santi Felice e Fortunato. Nel 1447 cominciò l'ampliamento della chiesa di Santa Maria di Pace (Bezzi, Boschi, Navarrini 1980, p. 52) e degli edifici monastici, che dovevano poter ospitare fino a quaranta - cinquanta persone (Guerrini 1933, p. 66). Al 1445 si può attribuire la fondazione della nuova struttura e, con essa, il passaggio del "titulus" della comunità benedettina da Santi Felice e Fortunato a Santa Maria di Pace. I lavori si protrassero diversi anni: nel 1452 Nicolò V concesse alle monache la facoltà di alienare i beni monastici per finanziare la ricostruzione di Santa Maria (Repertorio Santa Maria di Pace, 1732, p. 56; Guerrini 1933, p. 66) e decretò che la cura del monastero fosse affidata ai serviti di Sant'Alessandro (Guerrini 1933, p. 66), concedendo alle monache la facoltà di recitare il divino officio secondo il rito della chiesa romana. Secondo Guerrini il controllo dei serviti e la conseguente esenzione dall'ordinario vescovile furono "un primo passo falso per la disciplina del monastero, che ben presto si riempì di giovani aspiranti, appartenenti alle famiglie più ricche e distinte della nobiltà ... senza vocazione e ... condannate a una forzata e pericolosa disciplina che ne faceva delle vittime di perdizione e di scandalo" (Guerrini 1933, p. 66). Nel 1455 Callisto III unì al monastero l'ospedale di Santa Maria di Iseo, sciolto dall'obbligo delle funzioni di ospitalità, per venderne i beni e utilizzare il ricavato per l'ampliamento del chiostro (Repertorio Santa Maria di Pace, 1732, p. 7, Guerrini 1933, p. 66); l'anno seguente le monache furono esentate dagli obblighi di ospitalità e accoglienza agli infermi esercitate presso questo ospedale (Repertorio Santa Maria di Pace, 1732, p. 57) e nel 1457 ricevettero invece l'ospedale di Santa Maria di Erbusco (Repertorio Santa Maria di Pace, 1732, p. 57). In quell'anno la comunità monastica rispose "positivamente ai dodici consiglieri incaricati [dal Comune di Brescia] della riforma dei monasteri" (Bezzi, Boschi, Navarrini 1980, p. 52). Nel 1458 i beni e le concessioni degli anni precedenti furono riconfermate alle monache. Il monastero ricevette in quegli anni anche sovvenzioni dal Comune di Brescia (Guerrini 1933, p. 66) e negli anni '70 acquisì beni sulla sponda bresciana del Garda, a Salò, Soiano e altre località (Repertorio Santa Maria di Pace, 1732, p. 6). La comunità "completamente inserita nella vita della città, è partecipe delle vicende più o meno edificanti del tempo" (Bezzi, Boschi, Navarrini 1980, p. 52): tra queste ultime si ricorda l'uccisione di una monaca, nel 1519. Nel 1514 i serviti furono esentati dalla cura della comunità di Santa Maria di Pace, e la gestione del convento passò ai benedettini di Sant'Eufemia, ma anch'essi incontrarono molte difficoltà nella direzione dell'ente. Nel 1522 il vescovo Paolo Zane si occupò di un piano di riforma disciplinare delle istituzioni religiose bresciane che lo necessitassero, tra cui c'era proprio il monastero della Pace: "il vescovo o il suo vicario doveva procedere immediatamente ad una severa revisione dei costumi delle monache e sull'amministrazione del monastero" (Guerrini 1933, p. 111). L'idea della riforma si estinse con la morte del vescovo Zane e la vita della comunità di Santa Maria di Pace continuò attraverso difficoltà e proteste. Negli anni 1540-1545 l'ente fu affidato alle cure di Francesco Cabrino di Alfianello, in qualità di confessore e direttore spirituale, "il "padre della Pace" che riporterà nel chiostro lo spirito della regola benedettina ... e il rinnovamento completo e profondo della vita religiosa" (Guerrini 1933, p. 68). Cabrini si impegnò profondamente per riportare l'ordine e il rispetto della vita religiosa nel monastero: reintrodusse gli uffici divini e le preghiere, richiamò la comunità all'osservanza della regola benedettina e riuscì nel suo intento negli anni '50 (Guerrini 1933, pp. 114-115). Cabrini fondò la Compagnia della Pace, congregazione che continuò a gestire e dirigere la comunità benedettina di Santa Maria (Guerrini 1933, p. 142). Morì nel 1570 e fu sepolto nel monastero, grazie alla concessione delle benedettine. Il complesso monastico fu sottoposto a numerosi ampliamenti fino a metà del XVII secolo e nel 1690 la chiesa fu ricostruita.Poco o nulla si conosce della vita del monastero nel periodo successivo, fino alla soppressione, avvenuta il 28 ottobre 1797 (Guerrini 1933, p. 250).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
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