monastero di San Pietro in Monte sec. XI - sec. XV
Monastero benedettino maschile.
Non se ne conosce l'atto di fondazione. Il monastero era tradizionalmente ritenuto dalla tradizione, tramandata dal cronista bresciano quattrocentesco Jacopo Malvezzi (Barbieri, Cau 2000, p. XXXIX), ripresa nel XX secolo dalla storiografia locale (Guerrini 1931 b, p. 168), di origine longobarda; l'iniziativa della costituzione di San Pietro in Monte si deve invece, come già proposto dall'erudizione settecentesca, all'operato del vescovo bresciano Olderico I (1031 -1053), sia egli stato l'effettivo fondatore del cenobio o, semplicemente, il suo ideatore (Barbieri, Cau 2000, p. LXXXVI). La costituzione del monastero avvenne entro il gennaio del 1042. I primi documenti di San Pietro, risalenti agli anni 1039-1040, trattano semplicemente di una "ecclesia"; in un atto del febbraio 1041 si prevede la possibilità della presenza di un abate. La prima citazione di San Pietro come "monasterium" risale al giugno 1041: questa definizione oscillerà con quella di "ecclesia" fino a imporsi definitivamente nel gennaio 1042 (Barbieri, Cau 2000, p. LXXXVI). A proposito dei termini e delle datazioni, "sembrerebbe che ... la decisione di fondare un monastero risulti ormai maturata nel gennaio 1042 ... i fondatori di San Pietro in Monte, dietro ai quali si intravede la costante presenza del vescovo Olderico, siano partiti con l'intenzione di fondare una chiesa officiata da un clero plurimo vivente presso di essa a vita comune, cioè ... una canonica regolare riformata, cui ben si attaglia l'uso di termini come "ecclesia" e "officiales"; l'iniziativa ... dovette tuttavia apparire prematura, inducendo a ripiegare, come alternativa, su una comunità monastica delle più tradizionali (Barbieri, Cau 2000, pp. LXXXVI- XXXVII)". Si noti che ancora nel XIII secolo nei documenti, compariranno un canonico e un "clericus", "Presenze che in un ente monastico appaiono ... anomale: forse ... un'eredità dell'iniziale intenzione dei fondatori?" (Barbieri, Cau 2000, p. LXXXVII). Monastero di diritto vescovile, San Pietro in Monte venne beneficiato nell'XI secolo da laici ed ecclesiastici che operavano spesso a nome del vescovo Olderico, che agisce direttamente solo in due casi (Barbieri, Cau 2000, p. XXVII nota 54). Il complesso del patrimonio di San Pietro in Monte era " ubicato nella zona ... a levante della città, tra Botticino e Gavardo, denominata Pedemonte bresciano", (Bonfiglio Dosio 1991) comprendente Virle, Mazzano, Nuvolera, Nuvolento, Paitone, Prevalle, Bedizzole e il bosco sul monte Dragone, a cui si erano presto aggiunti beni in Valcamonica, a Berzo, Darfo, Artogne, Lozio, Esine, Pisogne, Ossimo, Vallio; sul Garda a Drugolo, Maderno, Toscolano, Gargnano; in Franciacorta; a Serle, Travagliato, Lograto, Casaglia. Si trattava di terre sulle quali "il cenobio esercita nella quasi totalità dei casi poteri giurisdizionali ... La preponderanza dell'elemento politico su quello patrimoniale deriva ... dal fatto che nell'XI e XII secolo il monastero riceve cospicue elargizioni dal vescovo, che intende appoggiarsi al monachesimo diocesano ... ". Il monastero voleva "disporre di un patrimonio il più compatto possibile" e per questo attuò "un'oculata politica di permute che permetta di rinuciare a taluni beni ritenuti meno convenienti in favore di altri più vicini o più comodi da amministrare" (Bonfiglio Dosio 1991 p. 153). Il monastero ricevette le prime conferme di beni nel 1053 da Enrico III (Barbieri, Cau 2000, pp. 77-79 nota 41) e da Leone IX (Barbieri, Cau 2000, pp. 80-84 nota 42) e nel 1132 da Innocenzo II (Barbieri, Cau 2000, pp. 109-111 nota 56); nel XII secolo cominciò una lunga serie di controversie per questioni giurisdizionali e patrimoniali, che sarebbero continuate numerose nei secoli successivi. A proposito dei processi e cause sostenuti da San Pietro in Monte, le prime controversie riguardano il "tentativo dei vassalli di rivendicare come allodiali terre che detengono come feudi dal monastero", per spostarsi poi al rapporto con i comuni rurali "ormai strutturati sul modello di quello cittadino" (Bonfiglio Dosio 1991, pp. 154-155). Nella prima metà del XIII secolo la comunità monastica dovette iniziare il trasferimento nel "castrum" di Nuvolento, come suggerisce la grande quantità di atti rogati in questa più comoda sede. Il passaggio a Nuvolento si verificò prima dell'attacco di Brescia compiuto da Ezzelino da Romano e dal suo esercito capeggiato da Furore (1258-29), che interessò anche il monastero di San Pietro come si desume dalle deposizioni testimoniali rilasciate tra il 1284 ed il 1288 nel corso di una complessa controversia tra il monastero e gli uomini di Serle contro gli uomini di Nuvolera (Barbieri, Cau 2000, pp. XV-XX e XXVI-XXIX). Il completo trasferimento dei monaci a Nuvolera si compì entro il 1337 (Barbieri, Cau 2000, p. XXXI nota 63).
Nel XIV secolo San Pietro, al pari di altre istituzioni religiose cittadine, entrò in un irrimediabile stato di crisi (Guerrini 1931 b, p. 200; Barbieri, Cau 2000, p. XXXII nota 66). Nel 1347 i monaci, tramite l'abate Giacomo, si rivolsero al vescovo di Brescia Lambertino Balduino per poter avere un domicilio in città. In verità un recapito a Brescia esisteva già alla fine del XII secolo, periodo cui risalgono documenti stesi in città (Barbieri, Cau 2000, pp. XC-XCI) e ottennero la chiesa di Santa Brigida, con l'obbligo della delega di un sacerdote e dell'amministrazione del patrimonio della chiesa (Barbieri, Cau 2000, p. XXXII; Stipi 1985, p. 91). Il possesso della chiesa fu sanzionato definitivamente il 24 dicembre 1381 dal vescovo di Brescia Nicolò Zanasio, con l'obbligo della cura d'anime nella parrocchia di Santa Brigida e del restauro dell'edificio ecclesiastico entro sei mesi. La decisione del vescovo "si fondava su due ragioni tra loro complementari: da un lato l'impossibilità di reperire un sacerdote residenziale ... nella parrocchia di Santa Brigida, dall'altro la constatazione che ormai l'abate e i monaci conducevano vita comune presso la chiesa, avendo abbandonato il monte di Serle per tutta una serie di difficoltà ... " (Barbieri, Cau 2000, p. XXXI). Di fatto dalle evidenze documentarie emerge che tra la fine del XIV secolo e l'inizio del secolo successivo i monaci alternarono la loro sede tra il castrum di Nuvolera e Santa Brigida, il cui possesso fu definitivamente sancito il 5 settembre 1435 da papa Eugenio IV (Barbieri, Cau 2000, p. XXXI; Stipi 1985, p. 91). In questi anni, il papa decretò la soppressione di San Pietro in Monte e l'aggregazione del monastero, della chiesa di Santa Brigida e di tutti i relativi possedimenti all'antica canonica urbana di San Pietro in Oliveto che era confluita nella congregazione veneta di San Giorgio in Alga (Stipi 1985, p. 87). Detta unione avvenne negli anni '40 del secolo, entro il gennaio 1446, quando il 17 del mese veniva radunato il capitolo di San Pietro in Oliveto, al quale risultava "unito San Pietro in Monte" (Stipi 1985, p. 92). In seguito i canonici di San Pietro in Oliveto utilizzarono le strutture del monastero e costruirono sulle vestigia del cenobio una chiesa dedicata a san Bartolomeo (Guerrini 1986 a, p. 523).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/11500417/