monastero di San Donnino sec. XII - sec. XIII
Monastero benedettino femminile.
Non si conoscono l'atto di fondazione e i promotori del cenobio (Bonaglia 1972, p. 116). L'ente sorse probabilmente nel corso del XII secolo, al pari di altri cenobi rurali, e sicuramente entro il 1194. Infatti il 27 febbraio di quell'anno, con un documento rogato "in claustro monasteri Sancti Donnini", la badessa Cecilia permutò con un membro della famiglia capitaneale dei Gambara due terre site a Verolanuova, in cambio di una terra sita sempre a Verolanuova (Bonaglia 1972, p. 114 e pp. 196-199). Dal documento, che restituisce l'impressione di una comunità ormai avviata, si viene a sapere che oltre alla badessa erano presenti nel monastero almeno cinque monache e che l'ente possedeva beni presso il cenobio, in territorio verolese; il documento evidenzia inoltre i legami dell'istituzione con la famiglia Gambara, feudataria del cenobio di San Benedetto di Leno e, probabilmente, fondatrice del monastero di San Donnino. Ritenendo che la fondazione del piccolo cenobio di San Donnino dovesse avere, al pari di altri monasteri rurali, un intento "pro anima" e considerando che a Fontanella Grazioli, possesso lenese, sorgeva una chiesa dedicata a san Donnino, la storiografia locale ipotizza che "qualche ricco e nostalgico ... vassalo o ufficiale dei Gambara avesse fatto costruire a Verolanuova una cappella intitolata a san Donnino" (Bonaglia 1972, p. 117): la teoria non è però suffragata da alcuna testimonianza documentaria. Le vicende del monastero nel corso del XIII secolo evidenziano in ogni caso gli stretti legami tra San Donnino e i Gambara, che esercitarono sull'ente diritti giurisdizionali. Alla metà del XIII secolo il cenobio verolese fu unito, per volontà del vescovo Azzo da Torbiato, al monastero benedettino di San Pietro di Fiumicello (Bonaglia 1972, p. 116): il provvedimento fu contestato a partire dal 1249: il passaggio si deve collocare negli anni 1246-1249. Nel 1249 Boccadelucio Gambara si era rivolto a Iostacus, prevosto della Chiesa bresciana e rappresentante del delegato papale Gregorio di Montelungo per contestare l'aggregazione del monastero a San Pietro di Fiumicello, sostenendo che questo passaggio ledeva i diritti di patronato detenuti dai Gambara su San Donnino (Bonaglia 1972, pp. 205-206). Si giunse quindi a una causa, risoltasi nel 1250 a favore di Boccadelucio e dei Gambara (Bonaglia 1972, pp. 205-206; Spinelli 2002 b, p. 302). E' possibile che il monastero fosse "rimasto da qualche tempo senza più monache: i Gambara non volevano che il beneficio e le altre proprietà andassero ad altri enti o persone invece che direttamente a loro" (Bonaglia 1972, p. 120). In ogni caso i Gambara continuarono a detenere i beni e le strutture del cenobio, passati forse nel 1534 alla collegiata di San Lorenzo (Bonaglia 1972, p. 120).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
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