monastero di San Carpoforo sec. XI - sec. XV
Monastero benedettino maschile.
Fu fondato pressapoco nel 1040 (Schaefer 1954, p. 170) dal vescovo di Como Litigerio, che lo stabilì nell'antica chiesa extraurbana di San Carpoforo. La sua origine si colloca nell'ambito della "riforma di iniziativa episcopale" che interessò la diocesi nel sec. XI (Longatti, Xeres 1990, p. 78).
Il fondatore nominò il primo abate e donò al cenobio, oltre all'edificio sacro e le sue pertinenze, sei massarici in Delebio, beni e diritti vescovili in Sonvico, Dino e Villa nel Luganese - l'ultima delle tre località era detta allora "Colione" - (Schaefer 1954, pp. 171-172), nella "curtis" di Musso, compresa la chiesa di San Martino, di cui l'abate nominava il cappellano (Mazzucchi 1915, pp. 195-198), oltre a decime in Grumo, Bedano e Arosio nell'odierno Canton Ticino, una chiesa dedicata a San Clemente, "silvam regiam" e "Runcaliam" (Roncaglia di Civo per Orsini 1960, p. 16), due staia di olio da Brienno, il brolo minore (di Como) escluso il mulino del monastero di Sant'Abbondio, diritti di navigazione sul lago, e beni "de Vogantiate" e Legnano. L'atto di fondazione fu confermato dalle sottoscrizioni dei successori del fondatore, i vescovi Bennone, Rainaldo, Guido ed Ardizzone (ed. da copia autentica dell'XII secolo in Historiae Patriae Monumenta, XVI/2, Torino 1876, coll. 369-372).
Si è ipotizzato che in collaborazione con l'episcopato comasco alla fine dell'XI secolo il cenobio avesse un qualche ruolo nella fondazione del monastero di San Benedetto in Val Perlana (Belloni 1990, pp. 40-42).
Nel 1146 il vescovo Ardizzone donò a San Carpoforo la chiesa di San Remigio in Val Poschiavo (Xeres 2001, p. 35). Essa fu definitivamente sottratta al monastero, con la giurisidizione sui conversi che vi abitavano, da una sentenza del vescovo Enrico del 4 dicembre 1164 (reg. Pedrotti 1957, pp. 52-53).
Tra il 1146 e il 1219-1220 il monastero fu in lite con la collegiata di San Lorenzo di Lugano per l'esercizio dei diritti parrochiali nella chiesa di San Nazaro a Dino (Schaefer 1954, pp. 171-173).
Il monastero ottenne la protezione imperiale da Federico I con privilegio del 24 maggio 1159, nel quale erano nominati i beni, redditi e diritti in Delebio e "Morcintia" (Morbegno per Orsini 1960, p. 16), la corte di Sonvico, Dino e Villa, la corte di Musso, "silvam regiam" sita "in Gelonico" e "Odiariciam", "Runchaliam", diritti di navigazione sul lago, i beni "de Vogenzate et de Legnano et Odyariciam, in Pomys et quicquid habet ultra flumen apertum, scilicet Campum Donegum cum omnibus eius pertinentiis" (Friderici I Diplomata 1158-1167, pp. 81-82, n. 273). Non vi erano più menzionate le decime di Grumo, Bedano e Arosio (Schaefer 1954, p. 170).
In occasione della decima papale del 1295-1298 il monastero versò in tutto 44 libbre imperiali (Perelli Cippo 1976, p. 111).
Presumibilmente poco prima del 15 aprile 1428 San Carpoforo era conferito in commenda da papa Martino V al cardinale Ardicino della Porta, del titolo dei Santi Cosma e Damiano (Rovelli 1798-1808, III/1, p. 288). Dal gennaio 1429 è attestato quale commendatario il vescovo Costanzo de' Fondoli (Rovelli 1798-1808, III/1, pp. 251-252).
Il 6 ottobre 1447 il vescovo di Como Bernardo Landriani unì al monastero di San Carpoforo, di cui era abate Antonio "de Zutis", quello di San Benedetto "de Insula" in Val Perlana, ridotto ad un solo monaco (Collationes Benefitiorum, I, pp. 792-794). Non è chiaro il valore di questo atto, in quanto nel 1430 lo stesso monastero di San Benedetto era stato unito da Martino V all'abbazia cistercense dell'Acquafredda di Lenno (Tagliabue 1992, pp. 78-83, 91n), alla quale apparteneva ancora alla fine del XVIII secolo (Vaccani 1988, p. 379-383).
Nel 1464 Matteo Bossi, emessa la professione benedettina, "era destinato ad abate di San Carpoforo in Como" (Ansani 1994, p. 224, n. 156n); il 14 gennaio 1468 tutto il capitolo del monastero era rappresentato dall'abate e da un solo monaco (Bonorum Ecclesiasticorum, 1420-1514, diocesi Como, I, c. 388r). Successore del Bossi - al quale andò una pensione di duecento ducati d'oro di camera - fu Nicola Lampugnani, il quale l'8 marzo 1490 versò alla Camera Apostolica il servizio comune per il beneficio conferitogli (Merati 2000, p. 337, n. 515n). In seguito alla rinuncia compiuta dal commendatario Lampugnani, con bolla del 10 luglio 1511 papa Giulio II soppresse il monastero, destinandolo alla Congregazione degli eremitani di San Girolamo (Religiosi, San Carpoforo, fasc. 2).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Francesco Bustaffa ]
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