parrocchia di Sant'Alessandro martire in Cattedrale 1805 - [1989]
chiesa pievana di San Vincenzo
sec. VIII - sec. XVII
La cattedrale di Sant’Alessandro venne costruita sotto l’episcopato di Narno, nel IV secolo, e demolita nel 1561, per la costruzione delle mura venete. Essa fu la prima sede episcopale, ma essendo "extra moenia", i cristiani dovettero provvedere ad un posto "intra moenia": si sviluppò allora la chiesa dedicata a San Vincenzo. Non è certo se questa chiesa fu tolta ai cattolici dai Longobardi, che ne fecero una cattedrale ariana, oppure se continuarono a funzionare in Bergamo due cattedrali cattoliche. Il Chiodi suppone che i Longobardi provvidero ad includere Sant’Alessandro dentro le mura, disponendo di San Vincenzo come propria cattedrale (Diocesi di Bergamo 1988). Secondo Fornoni, la chiesa di San Vincenzo esisteva almeno dalla seconda metà del secolo VII, ai tempi di re Cuniberto. Nel testamento del gasindio regio Taido del 774, la chiesa di San Vincenzo è nominata insieme a Santa Maria (Pergamene archivi Bergamo 1988). Nel 774 "ecclesia", cioè chiesa battesimale, in Bergamo è solo San Vincenzo con Santa Maria, mentre le altre, compresa Sant’Alessandro con San Pietro, sono basiliche, cioè chiese non battesimali. Il vescovo Adalberto vi istituì la canonica nell’897. Non si dispone invece dell’atto di fondazione della canonica di Sant’Alessandro, che Dentella e Belotti collocano all’anno 953, ma che Chiodi anticiperebbe all’inizio del secolo X.
In città l’unica pieve era costituita attorno alla cattedrale e al vescovo. Tanto Sant’Alessandro quanto San Vincenzo ebbero la chiesa battesimale: San Pietro e San Giovanni in Arena la prima, Santa Maria la seconda. Ma con tutta probabilità in tempi successivi: prima solo San Pietro, poi solo San Giovanni per Sant’Alessandro, infine solo Santa Maria per San Vincenzo. San Giovanni risaliva al vescovo Tachimpaldo, alla fine del VIII secolo, quando Sant’Alessandro si trovava entro le mura di Bergamo. Scomparsa questa situazione nel secolo IX, tutte le funzioni si concentrarono in San Vincenzo, battesimo compreso, che veniva conferito in Santa Maria. Discordie tra i canonici dei due capitoli si protrarranno fino al secolo XVII, quando avverrà la fusione in un unico organismo, dopo la distruzione dell’antica cattedrale di Sant’Alessandro, e la consacrazione a Sant’Alessandro della ricostruita cattedrale già di San Vincenzo.
Dal 1561, con la distruzione della basilica alessandrina in seguito alla costruzione delle nuove fortificazioni venete, i due capitoli di Sant’Alessandro e di San Vincenzo convivevano nella cattedrale di San Vincenzo (Diocesi di Bergamo 1988).
All’epoca della visita apostolica dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, avvenuta nel 1575, così era esplicitata la questione giurisdizionale della chiesa Cattedrale di San Vincenzo "nullum onus curae animarum exercendae cathedrali huic imminet nomine certae particularis parochiae; verum liberum est unicuique de populo, etiam omisso proprio parocho, ad hanc cathedralem recurrere inibique peccata et in Paschate confiteri et Sancte Eucaristiae sacramentum sumere et tunc onus archipresbitero incumbit: id autem non mediocriter perturbat christianam populi disciplinam impeditque in parochis exactam gregis sui cognitinem, eorumque presertim observationem qui in Paschate non communicantur" (Visita Borromeo 1575).
Al 1689 risale l’atto di unione dei due capitoli e la dedicazione della chiesa, già di San Vincenzo, al solo Sant’Alessandro. A San Vincenzo venne intitola una cappella, edificata nel 1697.
parrocchia di Sant’Alessandro martire in Cattedrale
1805 -[1989]
La chiesa di Sant’Alessandro martire in Cattedrale, così denominata dal 1689, venne canonicamente eretta in parrocchia nel 1805; con tale disposizione, nella parrocchia della Cattedrale venivano accorpate le parrocchie di San Salvatore, San Michele dell’Arco, San Cassiano e San Pancrazio (decreto 22 giugno 1805). Tuttavia, il decreto attuativo della normativa civile, promulgato dal vescovo Dolfin in data 10 gennaio 1806, risolveva in maniera sostanzialmente differente i rapporti di successione relativi alla parrocchia della Cattedrale. Il decreto Dolfin, infatti, affidava alla parrocchia della Cattedrale solo parte della soppressa parrocchia del Santissimo Salvatore, la cui cura fu spartita con la parrocchia di Sant’Agata al Carmine, ed esattamente la porzione compresa "dalla muraglia della casa parrocchiale del Santissimo Salvatore, esclusivamente tutta la contrada di Santa Grata, comprendendo in su la casa Medolago, Mozzi, Sozzi e Solza coll’innadietro convento, e chiesa di San Giovanni, e col restante all’in giù sino agli ultimi confini della parrocchia medesima". Le disposizioni del vescovo Dolfin precisavano le modalità della successione di rapporti giuridici, prescrivendo che "tutti i libri parrocchiali del Santissimo Salvatore saranno rassegnati e si conserveranno nell’archivio della sacrestia del Carmine e nell’impianto dei libri nuovi della parrocchia del Duomo si farà una notazione che il registro dei nati, cresimati, ammogliati e morti della cura di San Salvatore sino all’epoca dell’unione parziale del Duomo sta nell’archivio della sacrestia e del Carmine, e però colà ricorra ch’abbisogna di tali cognizioni". La chiesa di San Salvatore vi era comunque definita "chiesa sussidiaria" del Carmine, diversamente da quanto disposto dal decreto civile. Il decreto del vescovo Dolfin specificava inoltre che "trovandosi di presente dotata dal governo, e nel tempo stesso essendo costituita parrocchiale anche ad extra, resta decretato che gli emolumenti straordinari provenienti in specie da funerali, che spettassero alla Cattedrale, d’ora in poi appartengano all’arciprete come è di qualunque altro parroco della città" (decreto 10 gennaio 1806).
Nel 1861, la parrocchia di "Sant’Alessandro della Cattedrale" risultava censita come "I parrocchia urbana". A quest’epoca la comunità contava 3200 anime, ed era retta da un arciprete parroco e priore dei parroci urbani, due coadiutori e sei sacerdoti. Entro la circoscrizione parrocchiale erano comprese la chiesa sussidiaria di San Pancrazio martire, e quella di San Michele dell’Arco. Altre chiese nel circondario erano quella dedicata a Santa Grata, annessa al monastero delle benedettine, Sacro Cuore di Gesù, oratorio addetto alla casa delle Figlie del Sacro Cuore, San Giuseppe, chiesa ad uso dell’oratorio serale, e Santa Maria di Rosate, chiesa ad uso del Regio Ginnasio (GDBg).
Nell’anno 1936 si aprirono le pratiche relative alla separazione dell’ufficio di parroco dalla dignità di arciprete della Cattedrale, sancita dal decreto vescovile del 1806, il cui esposto fu inviato dalla Curia vescovile di Bergamo alla Sacra Congregazione del Concilio in data 14 aprile 1936 (Fascicoli parrocchiali, Cattedrale). Un verbale di riconsegna delle temporalità beneficiarie del beneficio arcipresbiterale e del beneficio parrocchiale della Cattedrale di Bergamo, rimasto vacante il 31 dicembre 1936 per la morte dell’arciprete parroco Giovanni Bianchi, ricostruiva le vicende relative all’ultimo dignitario di entrambe le cariche, prima della loro separazione. In tale documento si annotava che "anteriormente al secolo XIX la parrocchia della Cattedrale non esisteva, come né la chiesa cattedrale era parrocchiale in senso proprio, né il canonico arciprete era parroco", aggiungeva inoltre che "essa si poteva dire come chiesa Matrice di tutte le parrocchie della diocesi di Bergamo, ed il canonico dignitario arciprete come quello che, fra i canonici, aveva l’incarico dell’amministrazione dei Sacramenti, della celebrazione dei funerali, della cura parrocchiale della chiesa, si poteva dire in qualche modo parroco di essa, nel senso che è chiaramente dichiarato nel cerimoniale della chiesa cattedrale approvato dal sinodo Cornelio I dell’anno 1564". L’estensore della relazione ricordava poi il momento dell’erezione in parrocchia, avvenuta in forza del decreto del vescovo Dolfin. In forza di tale decreto, continua la relazione, "il canonico Arciprete cominciò ad essere il parroco della nuova parrocchia, e primo parroco fu Marco Celio Passi, che prima era arcidiacono e che allora divenne arciprete, essendo quella dell’arciprete l’unica dignità conservata. Il canonico arciprete, come canonico unico dignitario del Capitolo, ebbe un assegno maggiore sulla dote che per i canonici fu consegnata dallo Stato al Capitolo; come parroco ebbe assegnati altri beni che sono quelli che anche attualmente formano il beneficio del parroco della cattedrale. Quindi, quanto alla persona sono uniti l’arciprete e il parroco, quanto al beneficio, esso è duplice, spettante uno all’arciprete come tale e l’altro all’arciprete come parroco". In forza di tali premesse, il suddetto documento, in data 21 maggio 1937, procedeva alla riconsegna delle temporalità beneficiarie del defunto arciprete del Capitolo nella sua duplice qualità di dignitario capitolare e di parroco. Solo con il 1937 avvene la prima nomina autonoma di parroco della Cattedrale, con l’attribuzione del solo beneficio parrocchiale, allorché la carica fu definitivamente distinta da quella dignitaria di arciprete (Fascicoli parrocchiali, Cattedrale).
La comunità di Sant’Alessandro della Cattedrale rimase compresa entro la circoscrizione delle parrocchie urbane fino alle successive modifiche dell’assetto territoriale della diocesi . Dal 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia di Sant’Alessandro della Cattedrale fu aggregata alla zona pastorale XIX, composta dalle parrocchie della zona del centro cittadino (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, la parrocchia è entrata a far parte del vicariato urbano Nord-Ovest (decreto 27 maggio 1979).
Con decreto 24 maggio 1966 del vescovo Clemente Gaddi, alla parrocchia di Sant’Alessandro martire eretta nella cattedrale venne unita in qualità di "minus pricipaliter" la soppressa parrocchia di Sant’Agata al Carmine (decreto 24 maggio 1966); nel 1986, in seguito alla risoluzione del Ministero dell’interno circa il conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto alle chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo, alla parrocchia di Sant’Agata al Carmine succedeva per l’intero patrimonio la parrocchia di Sant’Alessandro martire in Cattedrale (decreto 20 novembre 1986).
Relazioni
Accorpa:
Sant’Agata al Carmine 1966
Succede nel patrimonio a:
Sant’Agata al Carmine 1986
compresa in:
vicaria urbana 1805 - 1979
zona pastorale XIX 1971 - 1979
Vicariato Urbano Nord-Ovest 1979 - [1989]
ultima modifica: 05/09/2005
[ Roberta Frigeni ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/1500181/