parrocchia di San Salvatore sec. XIV - 1805
Parrocchia della diocesi di Bergamo. La prima notizia documentaria relativa a una cappella dedicata nella città di Bergamo al Santissimo Salvatore risale al X secolo. In una permuta dell’8 giugno 911, infatti, veniva nominata una "basilica Domini Salvatoris" (Pergamene archivi Bergamo 1988). Si ha menzione della chiesa di San Salvatore in altra fonte più tardiva, risalente al XIV secolo. Nell’elenco dei rappresentanti delle chiese al sinodo del 1304 era nominato "presbiter Bartolomeus Sancti Salvatoris" (Chiese di Bergamo sottoposte a censo). Ulteriore attestazione della chiesa di San Salvatore in città si trova in una serie di fascicoli che registrano, a partire dal 1360, le taglie e le decime imposte al clero dai Visconti di Milano e dai papi. Tra di essi, un’ordinanza di Bernabò Visconti riporta un indice generale ("nota ecclesiarum") delle chiese e monasteri di Bergamo, per poi specificarne le rendite e la tassa, nominando di ogni beneficio il titolare. In questa fonte la chiesa di San Salvatore figura come "capela civitatis Bergomi" e vi erano censiti due benefici (Nota ecclesiarum 1360).
In occasione della visita apostolica dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, avvenuta il 15 settembre 1575, la parrocchia di San Salvatore risultava godere di un reddito annuo pari a 400 lire. La comunità contava 398 anime comunicate. Il metropolita, in qualità di visitatore apostolico, decretò l’erezione nella parrocchiale della scuola del Santissimo Sacramento. Entro la circoscrizione parrocchiale risultava compresa la chiesa di Santa Maria Maggiore, presso la quale erano erette la scuola dei Santi Maria e Giuseppe e quella del Nome di Dio, la cappella del capitano Bartolomeo Colleoni, la chiesa di San Biagio, la chiesa dei Santi Barnaba e Lorenzo, di cui aveva cura la scuola dei disciplini militanti sotto il gonfalone di Santa Maria Maddalena di Bergamo, il consorzio della Misericordia, il consorzio dei Carcerati, un luogo pio chiamato Monte dell’Abbondanza, la congregazione detta Accademia spirituale, costituita tanto da laici che da ecclesiastici, e la chiesa di Santa Lucia "extra moenia", un tempo di ragione delle monache delle Sante Agata e Lucia (Visita Borromeo 1575).
In un coevo manoscritto, recante l’elenco dei benefici delle chiese della diocesi di Bergamo, era attestata entro la circoscrizione parrocchiale di San Salvatore la chiesa e monastero delle monache di Santa Grata in Columnellis, e della chiesa e monastero di Santa Maria di Rosate, di ragione delle monache dell’Ordine francescano. In tale registro si faceva inoltre menzione delle chiese distrutte in seguito alla costruzione delle mura venete, ossia Santo Stefano e San Giacomo della Porta, la cui cura d’anime spettava anticamente in parte alla parrocchia di San Salvatore (Beneficiorum ecclesiasticorum 1577).
In occasione della visita pastorale del vescovo Barbarigo, avvenuta tra il 1658 e il 1660, la parrocchiale cittadina di San Lorenzo risultava censita come chiesa beneficiata. In essa era eretta la scuola del Suffragio. Il clero era costituito a quest’epoca da un parroco, sedici sacerdoti e quattro chierici (Montanari 1997).
Nel Sommario delle chiese della diocesi di Bergamo, redatto nel 1666 dal cancelliere Marenzi, la parrocchia cittadina sotto l’invocazione di San Salvatore risultava retta da un curato, il cui beneficio ammontava a 800 lire. Entro la parrocchia esistevano la chiesa di Santa Grata con il monastero benedettino, la chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore, "qual è capella della città governata dal collegio della Misericordia", in cui prestavano servizio e risiedevano un priore, quindici sacerdoti e sette cappellani. Entro la circoscrizione parrocchiale erano compresi la chiesa e il monastero di Santa Maria di Rosate della regola di Santa Chiara (il Marenzi le censiva sotto San Cassiano, annotandone tuttavia la dipendenza da San Salvatore) (Marenzi 1666-1667).
In occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, avvenuta nel 15 agosto 1781, si annotava entro la circoscrizione parrocchiale l’esistenza dell’oratorio di San Biagio, presso cui era stata eretta, con decreto vescovile 10 maggio 1700, la congregazione dei nobili. La comunità di San Salvatore contava a quest’epoca circa 500 anime, di cui 380 comunicate (Visita Dolfin 1778-1781).
Secondo quanto si desume dalla serie dei registri sullo Stato del clero della diocesi, contenenti le relazioni dei vicari foranei a partire dall’anno 1734, la parrocchia del Santissimo Salvatore risultava compresa nella vicaria cittadina. Nel 1734 essa contava 634 anime di cui 570 comunicate (Stati del clero 1734-1822).
Venne soppressa nel 1805 e e ne fu disposto l’accorpamento, in qualità di chiesa sussidiaria, alla parrocchia della Cattedrale (decreto 22 giugno 1805). Il decreto vescovile attuativo delle disposizioni governative decretò tuttavia la spartizione della cura di San Salvatore tra le parrocchie della Cattedrale e di Sant’Agata al Carmine. La parrocchia del Santissimo Salvatore veniva quindi "concentrata", ma restava divisa nel modo seguente: alla parrocchia del Carmine era assegnato "dalla muraglia della casa parrocchiale del Santissimo Salvatore estendendosi pel resto della contrada, comprendendo le case Moroni, Suari, Finardi, Agosti, Rovetta, Roncalli e tutto il corso dell’una e dell’altra parte della strada che porta a Sant’Agata". A quella del Duomo era invece assegnata la porzione della parrocchia compresa "dalla muraglia della casa parrocchiale del Santissimo Salvatore, esclusivamente tutta la contrada di Santa Grata, comprendendo in su la casa Medolago, Mozzi, Sozzi e Solza coll’innadietro convento, e chiesa di San Giovanni, e col restante all’in giù sino agli ultimi confini della parrocchia medesima". Le disposizioni del vescovo Dolfin precisavano le modalità della successione di rapporti giuridici, prescrivendo che "tutti i libri parrocchiali del Santissimo Salvatore saranno rassegnati e si conserveranno nell’archivio della sacrestia del Carmine e nell’impianto dei libri nuovi della parrocchia del Duomo si farà una notazione che il registro dei nati cresimati, ammogliati e morti della cura di San Salvatore, sino all’epoca dell’unione parziale del Duomo, sta nell’archivio della sacrestia e del Carmine, e però colà ricorra ch’abbisogna di tali cognizioni". Nella disposizione vescovile, la chiesa di San Salvatore era comunque definita chiesa sussidiaria del Carmine, diversamente da quanto disposto dal decreto civile (decreto 10 gennaio 1806).
Nel registro dello Stato del clero per l’anno 1861, la chiesa di San Salvatore risultava compresa entro il circondario parrocchiale di Sant’Agata al Carmine, in qualità di chiesa sussidiaria (GDBg). Solo successivamente, nel 1939, essa verrà insignita del titolo di Cappella vescovile, censita entro la circoscrizione parrocchiale di Sant’Alessandro della Cattedrale (GDBg).
Relazioni:
compresa in:
pieve urbana
vicaria urbana
accorpata a:
parrocchia di Sant’Alessandro della Cattedrale e parrocchia di Sant’Agata al Carmine
1806
ultima modifica: 31/08/2005
[ Roberta Frigeni ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/1500287/