parrocchia di San Bartolomeo apostolo sec. XV - [1989]

Parrocchia della diocesi di Bergamo. La chiesa di San Bartolomeo fu probabilmente edificata nella prima metà del XV secolo e venne consacrata il 3 giugno 1459 dal vescovo Barozzi. In seguito, essendo cresciuto il numero di fedeli, e dimostrandosi l’edificio non sufficientemente capiente, in una riunione del 24 luglio 1520, la comunità stabilì di costruire nello stesso luogo una chiesa più grande. La decisione fu dettata soprattutto dalla volontà della popolazione di staccarsi dalla chiesa prepositurale di San Salvatore, e di costituirsi in parrocchia autonoma. L’ampliamento della chiesa, condizione indifferibile per la sua erezione in "patronale", come stabilito dalla bolla di Leone X in cui si approvava l’erezione della nuova parrocchia per divisione da quella di San Salvatore, ebbe compimento verso la fine del XVI secolo (Manzoni 1988). Almenno San Bartolomeo, in qualità di parrocchia, però, risulta già censita nel registro manoscritto relativo agli anni 1546-1560, recante l’elenco degli iuspatronati della diocesi di Bergamo (Iuspatronati 1546-1560). La parrocchia, con la nuova chiesa, risultava essere eretta e funzionante già ai tempi della visita dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo del 1575. Egli infatti, durante la sua visita apostolica alle parrocchie della pieve di San Salvatore, attestava la chiesa di San Bartolomeo in località Tremoza come chiesa parrocchiale consacrata, ampia, ornata e provvista di sette altari. A quello della Beata Vergine Maria era eretta l’omonima scuola che risultava essere unita a quella del Santissimo Sacramento. La scuola della dottrina cristiana era stata eretta in occasione di quella stessa visita; le anime in tutto erano 800, di cui 400 comunicate. Le chiese che risultavano comprese nei confini della parrocchia erano quelle di Santa Maria de Barlino, la chiesa di Santa Maria in contrada Longa e la chiesa di Santa Caterina (Visita Borromeo 1575). La parrocchia di Almenno San Bartolomeo è attestata nella circoscrizione di Almenno San Salvatore a partire dal 1574, data del III sinodo del vescovo Cornaro in cui furono ridefinite le disposizioni in merito all’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi. Tali disposizioni prevedevano che la parrocchia di Almenno San Bartolomeo non fosse più "nullis plebis" ma iniziasse ad afferire alla circoscrizione ecclesiastica di Almenno San Salvatore (Acta synodalia bergomensis ecclesiae). Ai tempi della visita pastorale del vescovo Barbarigo la chiesa di Almenno San Bartolomeo figurava con un beneficio dal reddito pari a 50 scudi. Il clero era composto da sei sacerdoti, di cui uno della diocesi di Milano. Le confraternite presenti erano tre: quella del Santissimo Sacramento, del Rosario e la scuola della dottrina cristiana (Montanari 1997).
Nel 1666 la chiesa parrocchiale figurava come iuspatronato del comune e ancora "nullius plebis". Nella parrocchia si registrava la presenza della scuola del Santissimo Sacramento, del Santo Rosario e della confraternita dei disciplini. Gli oratori sottoposti erano quelli di Santa Caterina, di San Biagio nei Campi, di Santa Maria della Neve, di San Tomaso nei Campi, di San Rocco in Barzana, di Santa Maria di Barlino. Il clero presente, oltre al curato beneficiato, era composto da cinque sacerdoti, i quali avevano in cura 990 parrocchiani, di cui d 617 in età da ricevere il sacramento dell’eucarestia (Marenzi 1666-1667). La parrocchia agli inizi del XVIII secolo risultava essere dipendente dal priorato di Pontida e quindi compresa nella vicaria di Mapello (Stati del clero 1734-1822). Nella relazione del parroco in data 7 settembre 1779, in occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, si annotava che la chiesa era nella vicaria di Almenno San Salvatore e aveva sette altari; all’altare maggiore era eretta la scuola del Santissimo Sacramento; al secondo quella del Santissimo Rosario; al terzo, sotto il titolo della Madonna del Carmine, era eretta la confraternita dei disciplini. Nella parrocchia non risultava il consorzio della Misericordia ma in compenso si annotava la scuola della dottrina cristiana e due luoghi pii: quello del Vignolo, amministrato dai signori Arrigoni e l’altro dell’Ospedale. Nei confini della parrocchia risultavano gli oratori della Natività di Maria Vergine, in località Barlino; uno della Madonna della Neve, in località Longa; uno privato nella casa di villeggiatura del conte Antonio Bettami; uno di San Giuseppe alla Cà Nova; uno alle Cassine di ragione della famiglia Locate; uno a Cà Barile di ragione della casa Sertorio; uno in Campino di ragione di casa Codani; uno intitolato a San Tommaso, nell’omonima contrada; uno di San Carlo Borromeo, di ragione di casa Quarenghi; uno di Santa Caterina, di ragione della confraternita dei disciplini. Le anime in tutto erano 1190 e da comunione 917 a cui erano preposti dieci sacerdoti e cinque chierici (Visita Dolfin 1778-1781). La chiesa fu nuovamente riedificata negli anni tra il 1796 e il 1820 e fu consacrata il 28 ottobre 1861 dal vescovo Speranza che le conferì l’antico titolo di San Bartolomeo (Pagnoni 1992). In questo periodo la parrocchia risultava essere di nomina popolare e afferente al vicariato foraneo di Almenno San Salvatore. A quest’ultimo era stata aggregata il 31 dicembre 1855, con decreto del vescovo Speranza, insieme alle parrocchie di Selino e di Berbenno. La parrocchia era composta da 1613 anime la cui cura era delegata al parroco, al coadiutore parrocchiale e ad altri sei sacerdoti. Le chiese dipendenti erano quella della Beata Vergine della Neve, in contrada Longa, di San Giuseppe negli Agri, della Natività di Maria Vergine in Barlino, e di San Giuseppe nelle Cà Nuove (GDBg).
Nel 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia di San Bartolomeo fu aggregata alla zona pastorale VII, composta dalle parrocchie della vicaria di Almenno San Salvatore, Rota Fuori, con l’aggiunta delle parrocchie di Palazzago e Burligo, gravitanti sulla Valle Imagna (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi è entrata a far parte del vicariato locale di Mapello-Ponte San Pietro (decreto 27 maggio 1979).

ultima modifica: 31/08/2005

[ Veronica Vitali ]