parrocchia di San Pellegrino vescovo e martire sec. XIV - 1986
Parrocchia della diocesi di Bergamo. Tra le fonti di carattere generale, esiste menzione di una chiesa in località San Pellegrino, fin dal XIII secolo. In una lista delle chiese di Bergamo sottoposte a un censo imposto dalla Santa Sede circa il 1260, infatti, risultava menzionata la chiesa di San Pellegrino nella pieve di Almenno (Chiese di Bergamo sottoposte a censo). Sempre tra le fonti di carattere generale, successiva attestazione di una chiesa in San Pellegrino, risale al XIV secolo e precisamente a una serie di fascicoli che registrano le taglie e le decime imposte al clero dai Visconti di Milano e dai papi; un’ordinanza del 1360, di Bernabò Visconti, riportava una "nota ecclesiarum", delle chiese e monasteri di Bergamo, specificandone le rendite e la tassa, e nominando di ogni beneficio il titolare. In questa fonte troviamo attestazione della chiesa di San Pellegrino, dipendente dalla pieve di Almenno. Dall’attestazione del reddito di questa chiesa, ricaviamo che erano censiti due benefici (Nota ecclesiarum 1360). La chiesa di San Pellegrino era inoltre attestata con il titolo di parrocchiale nel Libro censuale redatto nel 1464, sotto l’episcopato di Giovanni Barozzi (Censuale Barozzi 1464). Questa chiesa rimase inserita nella pieve di Almenno anche in seguito all’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, decretata dal vescovo Cornaro in occasione del II sinodo diocesano di Bergamo del 1568, in ottemperanza alle risoluzioni del primo concilio provinciale del 1565. Tali disposizioni vennero ridefinite nel III sinodo del 1574, negli atti del quale i confini pievani di Almenno risultavano solo in parte ricalcati dalla nuova circoscrizione ecclesiastica: le parrocchie della Val Brembana Inferiore, tra cui San Pellegrino, risultavano "nullius plebis", ma comunque sottoposte alla giurisdizione di un vicario foraneo, che a quel tempo era il parroco di Poscante (Acta synodalia bergomensis ecclesiae). Nei verbali della coeva visita apostolica dell’arcivescovo Borromeo, si intimava ai parroci delle chiese di San Pellegrino di esibire, entro un mese, all’ordinario della diocesi, la documentazione comprovante la loro esenzione dalla giurisdizione ecclesiastica di Almenno, o l’eventuale dipendenza da altra pieve, in osservanza delle disposizioni conciliari. Nel 1575, anno della visita del Borromeo, la chiesa parrocchiale di San Pellegrino aveva otto altari. Il reddito annuo del beneficio parrocchiale era di circa 120 lire imperiali. Era registrata la presenza di un curato titolato che aveva in cura circa 663 parrocchiani. Non veniva esercitata la dottrina cristiana, ma erano presenti la scuola del Corpo di Cristo e il consorzio della Misericordia. Nei confini della parrocchia esisteva la chiesa di San Nicola da Tolentino nella contrada di Piazza (Visita Borromeo 1575). Nel manoscritto del 1577, attestante i benefici delle chiese di Bergamo, la chiesa parrocchiale di San Pellegrino, nell’omonima località, compariva come "nullius plebis" (Beneficiorum ecclesiasticorum 1577). Nel 1579, in seguito allo smembramento della vicaria di Almenno ad opera del vescovo Ragazzoni, fu riconosciuta l’indipendenza da Almenno, per tutte le parrocchie poste sulla riva sinistra del Brembo, ossia: Villa d’Almè, Botta, Sedrina, Zogno, Stabello, San Pellegrino, Santa Croce (Manzoni 1988).
Verso la metà del XVII secolo, durante la visita pastorale del vescovo Barbarigo, la parrocchia di San Pellegrino risultava aggregata alla vicaria con sede nella parrocchia di Santa Croce. Era attestata con un beneficio dal reddito pari a 14 lire. Il clero era composto da tre sacerdoti. Erano presenti le confraternite del Santissimo Sacramento e del Rosario, la scuola della dottrina cristiana e il consorzio della Misericordia (Montanari 1997). Secondo quanto si desume dal sommario delle chiese della diocesi di Bergamo, redatto nel 1666 dal cancelliere Marenzi, la chiesa di San Pellegrino nella Val Brembana superiore, figurava come "nullius plebis". Aveva cinque altari e vi erano erette le scuole del Santissimo Sacramento e del Rosario. Entro i confini della parrocchia era eretto un luogo pio della Misericordia. Vi si trovava un oratorio dedicato a San Carlo; un altro, sotto il titolo di San Marco, e un monastero dei padri agostiniani. Il clero era costituito da un curato e da altri due sacerdoti. Costoro erano preposti alla cura di 550 parrocchiani, di cui comunicati 333 (Marenzi 1666-1667). Nella serie degli Stati del clero della diocesi, a partire dal 1734, la parrocchia di San Pellegrino risultava, nella prima annata, compresa nella vicaria di Zogno e negli anni successivi come "caput vicariae" dell’omonima circoscrizione ecclesiastica (Stati del clero 1734-1822). Nella relazione fatta dal parroco di San Pellegrino, in occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, si annotava che la chiesa parrocchiale aveva cinque altari. Al terzo, dedicato a Sant’Antonio di Padova, era eretta la scuola del Santissimo Sacramento; al secondo, intitolato a Santa Maria Vergine del Rosario, era istituita l’omonima confraternita. Nella parrocchia era registrata anche la presenza del consorzio della Misericordia. Entro i confini della parrocchia figuravano inoltre, gli oratori: della Beata Vergine di Caravaggio, San Carlo, San Michele, Beata Vergine Addolorata, Beata Vergine del Santissimo Rosario, Beata Vergine di Loreto e quello di San Nicola. Il clero era costituito da un prevosto beneficiato e da altri sei sacerdoti cappellani che avevano in cura 922 parrocchiani, di cui 604 da comunione (Visita Dolfin 1778-1781). Nello Stato del clero della diocesi di Bergamo nell’anno 1861, la chiesa parrocchiale di San Pellegrino, di nomina popolare, aveva la cura di 1177 parrocchiani. Gli oratori dipendenti risultavano essere otto: l’oratorio della Beata Vergine, San Michele in contrada Sussia, San Nicola da Tolentino, San Sebastiano martire, Beata Vergine di Loreto, San Carlo, Beata Vergine Addolorata e quello della Beata Vergine del Rosario . Il clero era costituito dal parrocco, da un coadiutore parrocchiale e altri due sacerdoti, di cui uno rettore di San Nicola e l’altro cappellano di Sussia. La parrocchia era compresa nel vicariato di San Giovanni Bianco (GDBg).
Nel 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia di San Pellegrino vescovo e martire fu aggregata alla zona pastorale V, composta dalle parrocchie delle vicarie di San Giovanni Bianco, Serina, Brembilla, Selvino, Zogno e Sottochiesa (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi la parrocchia è entrata a far parte del vicariato locale di San Giovanni Bianco-Sottochiesa (decreto 27 maggio 1979).
ultima modifica: 05/09/2005
[ Veronica Vitali ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/1500406/