parrocchia dell'Invenzione della Santa Croce sec. XV - [1989]
Parrocchia della diocesi di Bergamo. Secondo quanto riportato da Pagnoni, la comunità di Santa Croce si rese autonoma dalla chiesa matrice di San Pellegrino, in data 8 novembre 1482, ad opera del vescovo Ludovico Donato (Pagnoni 1992). La parrocchia di Santa Croce, infatti risulta censita nel registro delle commende episcopali recante le nomine di quei parroci, né mercenari né titolari di benefici, ma confermati dal vescovo ogni sei mesi e stipendiati dalla comunità presso la quale si trovavano ad officiare a causa dell’esiguità del beneficio parrocchiale, insufficiente a mantenere il curato (Commende 1550-1597). Questa chiesa rimase inserita nella pieve di Almenno, anche in seguito all’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, decretata dal vescovo Cornaro, in occasione del II sinodo diocesano di Bergamo del 1568, in ottemperanza alle risoluzioni del primo concilio provinciale del 1565. Tali disposizioni vennero ridefinite nel III sinodo del 1574, negli atti del quale i confini pievani di Almenno risultavano solo in parte ricalcati dalla nuova circoscrizione ecclesiastica. Le parrocchie della Val Brembana Inferiore, tra cui Santa Croce, risultavano "nullius plebis", ma comunque sottoposte alla giurisdizione di un vicario foraneo che a quel tempo era il parroco di Poscante (Acta synodalia bergomensis ecclesiae). Nei verbali della coeva visita apostolica dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, si intimava ai parroci di esibire entro un mese, all’ordinario della diocesi, la documentazione comprovante la loro esenzione dalla giurisdizione ecclesiastica di Almenno, o la loro dipendenza da altra pieve, in osservanza delle disposizioni conciliari. Nel 1575, anno della visita apostolica del Borromeo, la chiesa parrocchiale di Santa Maria di Santa Croce aveva sei altari. All’altare del Santo Spirito era eretta l’omonima scuola. Era registrata la presenza di un parroco mercenario della vicinia, poiché la parrocchia ere sprovvista di un beneficio sufficiente al suo mantenimento. Costui aveva in cura circa 148 parrocchiani. Non si teneva la scuola della dottrina cristiana ma era presente la scuola del Santissimo Sacramento, oltre al consorzio della Misericordia. Nei confini della parrocchia esisteva l’oratorio dedicato alla Santa Croce (Visita Borromeo 1575). Nel manoscritto del 1577, attestante i benefici delle chiese di Bergamo, la chiesa parrocchiale di Santa Croce compariva come "nullius plebis" (Beneficiorum ecclesiasticorum 1577). Nel 1579, in seguito allo smembramento della vicaria di Almenno, ad opera del vescovo Ragazzoni, fu riconosciuta l’indipendenza da Almenno di tutte le parrocchie poste sulla riva sinistra del Brembo, ossia Villa d’Almè, Botta, Sedrina, Zogno, Stabello, San Pellegrino, Santa Croce (Manzoni 1988). Verso la metà del XVII secolo, durante la visita pastorale del vescovo Barbarigo, la parrocchia di Santa Croce risultava essere a capo dell’omonima vicaria. Era attestata come iuspatronato della vicinia . Il clero era composto da due sacerdoti. Erano presenti le confraternite del Santissimo Sacramento, del Rosario, dello Spirito Santo, la scuola della dottrina cristiana e il consorzio della Dottrina (Montanari 1997). Secondo quanto si desume dal sommario delle chiese della diocesi di Bergamo, redatto nel 1666 dal cancelliere Marenzi, la chiesa di Santa Croce in Val Brembana inferiore, figurava come "nullius plebis" e iuspatronato del comune. Aveva cinque altari e vi era eretta le scuole del Santissimo Sacramento. Entro i confini della parrocchia esisteva un oratorio dedicato a San Rocco. Il clero era costituito dal curato mercenario - allora vicario foraneo - che erano preposto alla cura di 190 parrocchiani, di cui comunicati 144 (Marenzi 1666-1667).
Nella serie degli Stati del clero della diocesi, a partire dal 1734, la parrocchia di Santa Croce risultava, nella prima annata, compresa nella vicaria di Zogno; negli anni successivi, inserita nella vicaria di San Pellegrino, mentre nel 1822, sottoposta alla giuridizione del parroco di San Giovanni Bianco (Stati del clero 1734-1822). Nella relazione fatta dal parroco di Santa Croce, il 13 luglio 1780, in occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, si annotava che la chiesa parrocchiale aveva quattro altari. Al maggiore, era eretta la scuola del Santissimo Sacramento; al secondo, intitolato a Santa Maria Vergine del Rosario, era istituita l’omonima confraternita; al terzo, dedicato a Santa Maria del Carmine, era presente la scuola dello Spirito Santo. Inoltre nella parrocchia era registrata la presenza del consorzio della Misericordia e della scuola della dottrina cristiana. Entro i confini della parrocchia esistevano gli oratorio di San Rocco e di San Sebastiano. Il clero era costituito da un curato mercenario e da altri due sacerdoti cappellani (Visita Dolfin 1778-1781).
Nello Stato del clero della diocesi di Bergamo del 1861, la parrocchia di Santa Croce, di nomina popolare, aveva la cura di 415 parrocchiani. Il clero era costituito dal parroco e da un coadiutore parrocchiale. La parrocchia era compresa nel vicariato di San Giovanni Bianco (GDBg). In seguito a un sostanziale restauro della chiesa parrocchiale, operato nel 1860 e al prolungamento dell’edificio, effettuato nel 1910, il vescovo Adriano Bernareggi, ritenne di procedere a una nuova consacrazione della stessa il 2 dicembre 1945, con la dedicazione all’Invenzione di Santa Croce (Pagnoni 1992).
Nel 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia dell’Invenzione della Santa Croce, nella vicaria di San Giovanni Bianco, fu aggregata alla zona pastorale V, composta dalle parrocchie delle vicarie di San Giovanni Bianco, Serina, Brembilla, Selvino, Zogno e Sottochiesa (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi la parrocchia è entrata a far parte del vicariato locale di San Giovanni Bianco-Sottochiesa (decreto 27 maggio 1979).
ultima modifica: 05/09/2005
[ Veronica Vitali ]
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