pieve di Santo Stefano sec. XII - 1568
Pieve nella diocesi di Bergamo. Secondo gli studi condotti dal Mazzi, la pieve di Fara Olivana era una delle undici pievi in cui nel XII secolo era suddivisa la diocesi bergamasca, prima che avvenisse il frazionamento dovuto alla nascita delle parrocchie (Diocesi di Bergamo 1988). Questa plebania, essendo posta in una zona di confine, nel corso della sua esistenza risultò, a fasi alterne, di pertinenza della diocesi bergamasca e di quella cremonese. Anzi, probabilmente Fara Olivana fu il centro di una plebania cremonese, alla quale si mantenne il titolo per lo meno fino al secolo XIII e che si estendeva sulle vicine terre che rimasero poi alla diocesi di Cremona. Le parrocchie di Covo, Antegnate, Fontanella e Barbata infatti, furono in un epoca recente unite alla pieve di Calcio, essendo probabilmente state già aggregate a quella di Fara Olivana (Fornoni 1897).
Una delle prime notizie circa i confini della circoscrizione pievana di Fara Olivana si possono dedurre dal censimento del clero bergamasco risalente al XIII secolo. In una lista delle chiese di Bergamo sottoposte a un censo imposto dalla Santa Sede circa il 1260, la chiesa arcipresbiterale di Santo Stefano di Fara Olivana risultava insignita del titolo di "caput plebis" con sottoposte le chiese di San Lorenzo di Sola, di Santa Maria "de Iunevergo", dei Santi Gervasio e Protasio di Bariano (Chiese di Bergamo sottoposte a censo).
Successiva attestazione della pieve di Fara Olivana risale al XIV secolo: in una serie di fascicoli che registrano le taglie e le decime imposte al clero dai Visconti di Milano e dai papi, un'ordinanza del 1360 di Bernabò Visconti riportava una "nota ecclesiarum", delle chiese e monasteri della diocesi di Bergamo, suddivise per appartenenza pievana. Secondo questa fonte il territorio della pieve di Fara Olivana risultava comprendere le chiese di San Lorenzo di Sola, Santa Maria di Inavergo, San Michele di Carpeneto, con l'aggiunta delle chiese di Paderno, Fengo, Ursulario, e Acqualonga, che costituivano un feudo del vescovo di Bergamo in territorio cremonese (Nota ecclesiarum 1360). Nel XV secolo, in particolare sotto l'episcopato di Giovanni Barozzi, si costituirono nuove comunità parrocchiali, una delle quali arricchì anche la compagine delle sottoposte alla pieve di Fara Olivana. La parrocchia di Ossolaro, infatti, fu eretta in questo periodo per separazione dalla parrocchia di Paderno, e presumibilmente iniziò ad afferire a questa circoscrizione territoriale (Censuale Barozzi 1464).
La circoscrizione plebana terminò sostanzialmente di esistere nel 1568 con la risoluzione del II sinodo del vescovo Cornaro, mediante la quale furono istituiti nella diocesi i vicariati foranei, in ottemperanza dei dettami del concilio provinciale del 1565. Il nucleo territoriale fondamentale della pieve di Fara Olivana confluì in quello della vicaria foranea di Ghisalba, i cui confini furono perfezionati nel 1574 nel corso del III sinodo diocesano. La chiesa di Fara Olivana perse quindi lla dignità di "caput plebis" a favore di quella di Ghisalba (Acta synodalia bergomensis ecclesiae).
ultima modifica: 03/01/2006
[ Veronica Vitali ]
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