parrocchia di Sant'Antonio di Padova sec. XIV - 1986
Parrocchia della diocesi di Bergamo. Secondo quanto riportato da Pagnoni, le origini della chiesa di Sant’Antonio di Padova in Schilpario si fanno risalire al 1338, mentre assunse il titolo di parrocchiale, smembrandosi dalla chiesa di San Giorgio in Vilmaggiore, con decreto del 26 marzo 1387; tale atto venne confermato da una bolla di papa Giulio II del 3 giugno 1508 (Pagnoni 1992). La chiesa parrocchiale di Schilpario rimase inserita nella pieve di Scalve, anche in seguito all’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, decretata dal vescovo Cornaro, in occasione del II sinodo diocesano di Bergamo del 1568, in ottemperanza alle risoluzioni del primo concilio provinciale del 1565. Tali disposizioni vennero ridefinite nel III sinodo del 1574, negli atti del quale i confini pievani di Scalve risultavano ricalcati dalla nuova circoscrizione ecclesiastica (Acta synodalia bergomensis ecclesiae). Il 27 settembre 1575 l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo visitando la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova di Schilpario, vi annotava la presenza di tre altari. Il reddito annuo del beneficio parrocchiale era di circa 480 lire. Era registrata la presenza di un parroco titolato che aveva in cura circa 850 anime, di cui 380 comunicate. Si teneva la scuola della dottrina cristiana ed erano presenti la scuola del Santissimo Sacramento e quella dei disciplini. Nei confini della parrocchia esisteva la chiesa di San Rocco e di Santa Maria Elisabetta (Visita Borromeo 1575). Verso la metà del XVII secolo, già durante la visita pastorale del vescovo Barbarigo, la parrocchia di Schilpario risultava aggregata alla vicaria di Scalve. Era attestata come iuspatronato della vicinia, con un reddito pari a 700 lire. Il clero era composto da tre sacerdoti e quattro chierici. Le confraternite presenti erano quelle del Santissimo Sacramento, del Rosario, dei disciplini e del Suffragio. Era attestata la scuola della dottrina cristiana; esisteva anche un monte di pietà (Montanari 1997). Secondo quanto si desume dal sommario delle chiese della diocesi di Bergamo, redatto nel 1666 dal cancelliere Marenzi, la chiesa parrocchiale di Schilpario, sotto l’invocazione di Sant’Antonio di Padova, figurava come iuspatronato della vicinia e inserita nella pieve di Scalve. Aveva quattro altari e vi erano erette le scuole del Santissimo Sacramento, del Rosario, del Suffragio dei Morti e la confraternita dei disciplini. Entro i confini della parrocchia esisteva un Monte di Pietà per i poveri. Gli oratori annoverati erano dedicati a San Carlo, San Giovanni e Santa Maria Elisabetta. Il clero era costituito dal curato e da altri cinque sacerdoti, preposti alla cura di 674 parrocchiani, di cui comunicati 400 (Marenzi 1666-1667). Nella serie degli Stati del clero della diocesi, a partire dal 1734, la parrocchia di Schilpario risultava inserita nella vicaria di Vilminore, tranne nella prima annata in cui la parrocchia era sotto la giurisdizone di Scalve (Stati del clero 1734-1822). Nella relazione fatta dal parroco di Schilpario, in occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, si annota che la chiesa parrocchiale aveva sette altari. Al maggiore, era eretta la scuola del Santissimo Sacramento; al secondo, intitolato a Maria Vergine Assunta, era istituita la scuola della dottrina cristiana; al terzo, intitolato a Santa Maria Vergine del Rosario, era istituita l’omonima confraternita; al quinto, sotto il titolo dei Defunti, era presente la scuola con la medesima denominazione; al sesto, dedicato a San Carlo Borromeo, era aggregata la scuola dei disciplini; al settimo, di Sant’Eustachio martire, era eretta la confraternita della Buona Morte. Inoltre nella parrocchia era registrata la presenza del consorzio della Misericordia. Gli oratori dipendenti erano quelli di San Rocco e della Visitazione di Maria Santissima. Il clero era costituito da un parroco mercenario e da altri quattro sacerdoti. I parrocchiani in cura d’anime erano in tutto 609, di cui 422 da comunione (Visita Dolfin 1778-1781). Nello Stato del clero della diocesi di Bergamo del 1861, la parrocchia di Schilpario, di nomina popolare, aveva la cura di 1211 parrocchiani. Era annotato solo un oratorio dipendente dedicato a Sant’Elisabetta. L’organico del clero era costituito da un parroco e da quattro cappellani e la comunità era inserita nel vicariato di Vilminore (GDBg).
Nel 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, la parrocchia di Sant’Antonio di Padova, fu aggregata alla zona pastorale I, composta dalle parrocchie della vicaria di Vilminore, e da quelle dei vicariati di Ardesio, Clusone, Gromo e Pontenossa (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi la parrocchia entrò a far parte del vicariato locale di Vilminore (decreto 27 maggio 1979). Nel 1986, a seguito alla risoluzione del Ministero dell’interno circa il conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto alle parrocchie della diocesi di Bergamo, alla parrocchia di Schilpario succedeva per l’intero patrimonio la parrocchia dei Santi Antonio di Padova e Marco evangelista e del Santissimo Corpo di Cristo, con sede sempre in località Schilpario (decreto 20 novembre 1986).
ultima modifica: 05/09/2005
[ Veronica Vitali ]
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