territorio di Brescia sec. XV - 1797
I limiti strutturali degli stati rinascimentali e l’incapacità di superare una mera sovrapposizione istituzionale nei confronti dei centri di potere preesistenti, fecero sì che anche Venezia dovette accontentarsi di conservare quasi inalterato il groviglio di privilegi e competenze particolari ereditate dalle dominazioni precedenti (Zamperetti 1987). Anche se mancano studi sistematici sulla struttura amministrativa e giurisdizionale del distretto di Brescia sotto i Visconti che giustifichino e spieghino la precocità della organizzazione comitatina (Parzani 1983, p. 53) alcuni dati sono comunque significativi.
Già alla fine del XIV secolo il territorio sottoposto al dominio visconteo era organizzato in quadre, diciannove secondo l’estimo del 1385, e cioè Iseo, Palazzolo, Chiari, Orzinuovi, Quinzano, Pontevico, Ostiano, Asola, Montichiari, Ghedi, Gavardo, Rezzato, Val Sabbia, Val Trompia, Nave, Gussago, Rovato, Mairano e Canneto (Valentini 1898); diciotto secondo il Lonati, che non cita la quadra di Canneto (Lonati 1935). Quest’ultimo afferma inoltre che nel distretto bresciano erano installati diversi capitani, e precisamente a “Lonato, Montichiari, Canneto e Asola, oltre a quelli di Val Camonica e Riviera del Garda”; mentre per i vicari non sapeva darne la residenza “che non era in tutti i paesi capi di quadra” (Lonati 1935): si nota la mancanza, per esempio, del podestà di Palazzolo, la cui presenza è confermata invece da altre fonti piuttosto sicure (Chiappa 1990).
Fra i capitoli di sudditanza della città a Gian Galeazzo Visconti, approvati in data 15 giugno 1385, ve n’era uno secondo il quale ogni comune del distretto sarebbe stato in perpetuo unito alla giurisdizione del comune urbano, col quale doveva inoltre sostenere gli oneri, salvo disposizioni diverse (Lonati 1935).
Come si vede la situazione amministrativo- giurisdizionale e fiscale del territorio non risulta fin dai suoi inizi istituzionalmente chiara, organica, né facilmente decifrabile.
L’inizio della dominazione veneta è contrassegnato appunto dal riconoscimento di ampie autonomie giurisdizionali, amministrative, fiscali a comunità e territori quali comunità di valle, comunità rurali, terre separate e terre infeudate (Parzani 1983, p. 51).
Durante questi primi anni si evidenziarono spinte ed azioni unitarie delle varie comunità del distretto bresciano che portarono alla creazione delle prime magistrature territoriali: in occasione del rifacimento dell’estimo del 1430 non erano ancora presenti rappresentanti ufficiali del Territorio, mentre in occasione dell’estimo del 1442 si evidenzia la presenza di un consiglio generale del Territorio: la data di nascita del “Territorio” si situa dunque tra queste due date (Parzani 1983, pp. 52-53).
Fin dall’inizio il Territorio si presenta come elemento che si contrappone al controllo amministrativo ed economico della città sulle parti non separate del proprio distretto, su quelle terre sottoposte ai vicari ed ai podestà inviati da Brescia, anche se tale opposizione si esprime a livello esclusivamente fiscale ed amministrativo e quasi mai giurisdizionale (Parzani 1983, p. 54).
Le terre costituenti il Territorio coincidevano in pratica con quelle appartenenti al districtus Brixie: erano però esclusi o separati da esso tutti quegli enti o organismi che per privilegio concesso dalla repubblica di Venezia avevano ottenuto il diritto ad una autonoma amministrazione più o meno accentuata e significativa, sia amministrativa sia fiscale o giudiziaria. Tali terre separate erano Lonato, Asola, Orzivecchi, le quadre del pedemonte (Nave Rezzato e Gavardo), le valli Trompia, Sabbia e Camonica, la riviera di Salò e quelle terre sottoposte giurisdizionalmente a famiglie nobili.
Ma tale situazione non è assolutamente omogenea: i privilegi e le prerogative di ognuno di questi corpi separati erano diversi e variarono nel corso del tempo; risulta perciò oltremodo difficile sintetizzare la situazione. Intorno al 1450 le terre soggette al Territorio erano circa la metà del distretto di Brescia, ma con la separazione totale delle valli Trompia e Sabbia dal Territorio nel 1463 il Territorio si ridusse a circa un terzo del distretto, e diminuì ulteriormente negli anni ottanta quando la zona pedemontana viene di fatto separata (Parzani 1983, pp. 55 e segg.).
Le magistrature del Territorio intorno alla metà del XV secolo raggiunsero competenze ben delineate: tali magistrature erano il sindaco, il massaro, i ragionati, il cancelliere ed il consiglio generale; viene messa in dubbio per questi primi anni l’esistenza dei consigli di quadra o comunque di “organismi formalmente costituiti e legati organicamente al consiglio generale del Territorio (Parzani 1983, pp. 62-65).
All’inizio del ’600 il Territorio aveva un consiglio di 70 membri, che nominava due sindaci con incarico biennale, un avvocato ed un massaro, coadiuvati da un cancelliere, scrivani e ufficiali subalterni diversi; sempre a quest’epoca il Territorio risultava diviso in 19 quadre, alcune delle quali facevano direttamente capo alle magistrature cittadine: Rezzato, Nave, Gussago, Bagnolo, Travagliato, Mairano. Ogni quadra aveva un consiglio, del quale facevano parte quanti venivano eletti dai comuni in essa compresi, e provvedeva a nominare i partecipanti al consiglio del Territorio. I comuni del Territorio erano quantificati in 142 (Pasero 1969, pp. 55-56). Tali numeri hanno tuttavia valore indicativo, perchè non sono indicati i criteri secondo i quali i comuni sono stati contati; nel 1562 la relazione del capitano Paolo Correr parla di 274 comuni posti “nel piano di esso territorio” (Zanelli 1912). Nel 1766 i comuni appartenenti al Territorio erano 170
Il Pasero a sua volta non nomina espressamente le 19 quadre costituenti il Territorio, quadre che dalla lettura del catastico risultano essere più numerose, anche se con ogni probabilità si riferisce a quelli che il capitano Correr definiva “reggimenti” (cioé podesterie e vicariati) e che erano 21 comprese Val Camonica e Riviera (Zanelli 1912), considerate invece terre separate dal Pasero.
I XXI “reggimenti” che nel 1562 la città di Brescia “eleggeva e mandava fuori” erano divisi in quattro gradi ed erano podesterie maggiori Valcamonica, Asola, Salò, Orzinuovi; podesterie minori Chiari, Lonato, Palazzolo; vicariati maggiori Iseo, Montichiari, Rovato, Gottolengo, Calvisano, Quinzano, Pontevico; vicariati minori Gavardo, Ghedi, Manerbio, Gambara, Pontolio, Castrezzago e Pompiano (Zanelli 1912) e rimasero invariati fino al termine della dominazione veneta (Officiali del distretto dal 1792 al 1797).
Una conferma all’imprecisione dei dati in nostro possesso ci viene anche dal Parzani, che ammette che ” dopo il 1440 ogni centro capoquadra avrebbe dovuto avere un vicario o un podestà realizzandosi così una tendenziale coincidenza tra circoscrizioni fiscali (quadre) e giurisdizionali (vicariati e podesterie) sempre escluse val Camonica e riviera di Salò (Parzani 1983, p. 64).
Le quadre erano unità di imposizione fiscale: la cifra globale di ogni tassa assegnata al distretto doveva essere ripartita per quadre (Rossini 1994).
Il loro numero sembra variare nel corso del domino veneto e a fronte di 22 quadre citate dagli statuti della città del 1474 e 1557, un censimento demografico del 1590 ne segnala solo 19 (Rossini 1983, p. 81, nota 7) anche se come abbiamo visto tali unità coincidevano spesso con le circoscrizioni giurisdizionali del distretto bresciano (Da Lezze 1610; Pasero, 1969). Sul finire del dominio veneto sembra che il numero di quadre fosse modificato anche se non risultano chiari i metodi di analisi e di conteggio (Mazzoldi 1966; Fé d’Ostiani 1908).
Se dal punto di vista amministrativo e giurisdizionale la situazione si stabilizzò ed i cambiamenti risultarono meno importanti per tutta la fase successiva del dominio veneto, i privilegi fiscali al contrario costituirono elemento di contrattazione politica quasi ininterrotta tra le varie realtà locali e la dominante (senza dimenticare il peso politico di Brescia in questi contenziosi). Per farsene un’idea è sufficiente scorrere l’elenco dei privilegi ottenuti dai comuni singolarmente oppure dalle quadre nel corso del XVII secolo: il primo febbraio 1612 con sentenza dei rettori di Brescia ottenennero riconferme o aggiustamenti di antichi privilegi le valli Sabbia e Trompia, le quadre di Rovato e Gussago, di Rezzato e Gavardo, di Nave, il comune di Ghedi, di Leno, Pontevico, Coccaglio, Montichiari e Malpaga. Successivamente e singolarmente ottennero conferme il comune di Bagnolo, le chiusure di Brescia, il comune di Ospitaletto, di Adro, di Chiari, di Bagolino, la quadra di Montagna della riviera di Salò e Fiesse (Zulian 1935). Tali privilegi contribuivano ad intaccare o modificare la compattezza e la forza delle magistrature territoriali, ed anche il loro controllo effettivo sulle comunità.
La commistione e la parziale sovrapposizione geografica tra le quadre, aventi natura quasi esclusivamente fiscale, e la natura giurisdizionale di vicariati e podesterie, nonché la politica di concessione delle autonomie da parte di Venezia, rende difficile stabilire con certezza per tutta la durata del dominio veneto, i confini e le prerogative delle diverse quadre e delle diverse circoscrizioni giurisdizionali.
Nella descrizione delle quadre si è cercato di dare conto delle diverse composizioni nel corso del tempo, ma come si vedrà talvolta le differenze risultano davvero macroscopiche. Per delineare un quadro più preciso sarebbero necessari studi e saggi sulle fonti molto approfonditi, che purtroppo mancano.
Alla fine del dominio veneto il Territorio come ente oltre al consiglio, ai sindici, al massaro ai ragionati al cancelliere ed agli esattori, contava anche due deputati agli alloggi delle milizie, quattro esaminatori alla creazione dei pubblici notai, un archivista, due notai all’archivio notifiche, un deputato alla decima dei fieni, un nunzio in Venezia e un cancelliere alla consegna delle biade (supplica dei Sindaci del Territorio, 1799) . Come si vede con ogni probabilità le figure istituzionali erano aumentate in seguito alle mutate funzioni svolte dal Territorio che aveva visto i suoi compiti abbracciare quasi tutti i campi delle esazioni fiscali.
ultima modifica: 11/01/2006
[ Giovanni Zanolini ]
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