comune di Intimiano sec. XIV - 1757
La comunità di Intimiano risulta già citata come entità amministrativa autonoma, secondo alcuni autori (Bognetti 1927, p. 227), in documenti del secolo XI.
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Intimiano risulta incluso nella pieve di Galliano e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata da Niguarda” come “el locho da Intimiano” (Compartizione delle fagie 1346).
Già infeudato dal duca Galeazzo Maria Sforza al fratello naturale Polidoro Sforza Visconti, Intimiano con gli altri comuni della pieve di Galliano nella quale era collocato, venne concesso in feudo nel 1475 a Francesco Pietrasanta (Casanova 1904).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e dei successivi aggiornamenti al XVIII secolo, Intimiano risulta ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 20 e 21) dove ancora lo si ritrova nel 1644 (Relazione Opizzone 1644).
Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Intimiano era sempre inserito nel ducato di Milano, nella pieve di Galliano, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di Casanova, “Monte Castello”, “Monte Castello” (altro), Chigiolo e Marella (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune era infeudato al conte Antonio Pietrasanta al quale veniva versato “il dazio dell’ imbottato”. Il comune, che contava 210 abitanti, non disponeva di consigli ma si avvaleva di un sindaco, di un console e di due ufficiali eletti dai “capi di famiglia” chiamati in adunanza in pubblica piazza al suono della campana. Venivano eletti quelli considerati più capaci e duravano in carica un anno.
Il comune disponeva inoltre di un cancelliere che percepiva un salario annuo. Il sindaco aveva l’incarico di conservare, in una cassa, le poche scritture della comunità. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore che veniva eletto a seguito di pubblico incanto. Il comune era sottoposto alla giurisdizione di un podestà feudale, al quale versava annualmente un salario. Il console prestava ogni anno giuramento alla “Banca criminale di Milano” oltre che alla “Banca criminale feudale di Cantù” (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3042).
Sempre inserito nella pieve di Galliano, il comune compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753).
ultima modifica: 02/01/2004
[ Domenico Quartieri ]
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