comune di Musso sec. XIV - 1757
“Mussio” figura nella “Determinatio stratarum et pontium …” annessa agli Statuti di Como del 1335, tra i comuni cui spetta la manutenzione di un tratto della via Regina da “Castalora” sino “ad cantonum vinee canonicorum de Dugno” (Statuti di Como 1335, Determinatio stratarum).
Il “comune loci vicinantie de Mussio” apparteneva alla pieve di Dongo (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum) che già la ripartizione territoriale del 1240 attribuiva al quartiere di Porta Monastero della città di Como (Ripartizione pievi comasche, 1240).
Già infeudato nel 1406 dal duca Gian Maria Visconti a Giovanni Malacrida, Musso venne concesso per un breve tempo, dal 1528 al 1532, a Gian Giacomo Medici detto il Medeghino, castellano di Musso, per poi tornare nella disponibilità dei Malacrida. Nel 1617 venne ceduto da questi ultimi al marchese Fabrizio Bossi (Casanova 1904).
Nella medesima pieve, nel Contado di Como, lo si ritrova ancora nel 1644 (Relazione Opizzone 1644).
Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Musso era sempre inserito nella pieve di Dongo, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di Bresciana, Campagnano, Croda, Genico e Terza (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune di Musso, che contava 350 abitanti, era infeudato al marchese Bossi a cui pagava lire 60 a titolo di “imbottato”.
Il comune disponeva di un convocato popolare che eleggeva ogni due anni due sindaci, due deputati ed un cancelliere a cui era affidata l’amministrazione del patrimonio pubblico e la vigilanza sui riparti. Al cancelliere, che veniva retribuito con un salario annuo, era affidato il compito di conservare le scritture pubbliche depositate presso di lui in una cassa con tre chiavi che era nella disponibilità dei sindaci, dei deputati e del cancelliere stesso. Incaricati delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese erano diversi esattori in funzione delle diverse imposte da incassare.
Il console prestava giuramento al podestà feudale proprio del comune, che era assistito da un fante. Entrambi venivano retribuiti con un salario annuo (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3030).
Il comune di Musso compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente alla pieve di Dongo (Indice pievi Stato di Milano, 1753).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Domenico Quartieri ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/3000661/