comune di Torno sec. XIV - 1757
Il “comune de Turno” figura nella “Determinatio stratarum et pontium …” annessa agli Statuti di Como del 1335, come il comune cui spetta la manutenzione del tratto della via Regina ”… a ponte de Cantono de Cernobio in sursum usque ad cantonum domus Passaronorum … de Pizo” (Statuti di Como 1335, Determinatio stratarum). Il “comune burgi de Turno” apparteneva alla pieve di Zezio (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum).
Nel 1404 Torno ottenne la cittadinanza comasca con i rispettivi privilegi (Buzzetti 1904, pag. 22) mentre nell’estimo del 1439 viene indicato fra le comunità che sono direttamente estimate con la città di Como (Liber estimi civitatis Cumarum, 1439).
Risulta sempre facente parte della pieve di Zezio anche dal “Liber consulum civitatis Novocomi” dove sono riportati i giuramenti prestati dai consoli del comune dal 1510 sino al 1538 (Liber consulum Novocomi, 1510-1535).
Compare invece appartenente alle Cinque terre unite alla città di Como, nel 1652, anno in cui Torno risulta composta da 64 fuochi (Redenzione feudi 1652), come anche un secolo dopo nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che Torno, che contava 520 abitanti, non era infeudato essendosi redento e pagando ogni quindici anni la somma di lire 65.8.6.
Disponeva di un consiglio costituito dai capi di famiglia che si riuniva al suono della campana sulla pubblica piazza su convocazione del sindaco, che proponeva anche gli argomenti da trattare.
Gli ufficiali del comune erano il console, il sindaco e quattro deputati, eletti ogni tre anni, oltre a un esattore e due protettori della comunità, rappresentati dei primi estimati del comune.
Il console aveva il compito di effettuare le denunce, di assistere agli atti esecutivi e comunque di compiere tutti gli atti a sostegno dei diritti regi, mentre al sindaco e ai quattro deputati era affidata l’amministrazione e la conservazione del patrimonio pubblico ed in genere l’esecuzione di tutti gli atti a favore della comunità.
La comunità non disponeva di un cancelliere stabile ma, quando necessario, incaricava un “computista” per la stesura degli atti (quinternetto per l’esazione dei carichi d’estimo delle decime e delle taglie), al quale veniva corrisposto annualmente una somma. Le scritture pubbliche venivano conservate presso la sagrestia della chiesa di San Giovanni, figliale della chiesa prepositurale. L’archivio aveva tre chiavi, due delle quali nelle mani dei protettori della comunità, e l’altra del sindaco.
L’esattore, che aveva il compito di provvedere all’esazione dei carichi, delle decime e delle taglie, al pagamento delle imposte oltre che all’esecuzione degli atti giuridici verso i debitori morosi, non poteva effettuare alcun pagamento senza uno specifico mandato firmato dai protettori, dal sindaco e da almeno uno dei deputati.
Infine, ai due protettori della comunità, nominati senza alcuna scadenza prestabilita, spettava la vigilanza per la corretta effettuazione dei riparti dei carichi.
Il comune era sottoposto alla giurisdizione criminale del Podestà di Como, per i servizi del quale pagava un contributo alla città ed al quale il console ricorreva (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3027).
Il comune di Torno compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente alle “Terre unite alla città” (Indice pievi Stato di Milano, 1753).
ultima modifica: 10/12/2003
[ Domenico Quartieri ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/3001712/