consiglio dei decurioni sec. XII - 1757
Organo deliberante del comune nelle sue origini, era un consiglio, detto anche “credenza”, che raccolse l’eredità dell’assemblea plenaria. All’inizio del XIII secolo assunse il nome di consiglio generale o della campana articolandosi probabilmente verso la fine del medesimo secolo in un consiglio grande e in uno piccolo.
Era composto da un numero di consiglieri tra 200 e 300, eletti per un tempo determinato in base al quartiere di residenza. Essi esprimevano pareri vincolanti sui quesiti a loro proposti, esercitavano il controllo su ogni atto di governo ed eleggevano tutte le cariche comunali (Cani e Monizza 1993, pag. 69 – Livia Fasola).
Durante la dominazione viscontea il consiglio generale, che a Como prese il nome di “Consiglio dei decurioni”, era costituito da 100 membri che duravano in carica due anni. Esso veniva convocato solo per le questioni più importanti e presieduto dal podestà. Tra i suoi componenti venivano estratti a sorte dodici decurioni che assumevano per due mesi la carica di “savi di provvisione” (Cani e Monizza 1993, pag. 92).
Dopo un periodo nel quale il consiglio dei decurioni perse parte del suo potere in favore dei “Dodici” dalla dominazione viscontea il consiglio tornò ad occuparsi degli affari più importanti, tra cui le tassazioni, il rinnovo dell’estimo e l’alienazione dei beni della comunità (Cani e Monizza 1993, pag. 82 – Livia Fasola).
Pur mantenendo fondamentalmente inalterate le competenze, il consiglio dei decurioni venne più volte riformato specie nel numero dei suoi componenti. Prima, con decreto ducale del 22 ottobre 1425, fu portato da 100 a 150; poi, sotto il dominio di Francesco II Sforza, anche a seguito della diminuzione della popolazione dovuta alle guerre e alle pestilenze, scese ulteriormente a 75; successivamente, dopo il 1583 il numero dei membri venne portato a 60, per arrivare, a partire dal 16 maggio 1634, a 40 unità.
Costituito nella prima metà del XVI secolo per un terzo da cittadini facoltosi, un terzo da “mediocri” e un terzo dagli “infimi”, “cosicché tutti i diversi ceti della città avevano i loro rappresentanti nel consiglio generale” (Vianello 1934, pagg. 15 e 19), nel XVII secolo il consiglio risulta costituito per la maggior parte da nobili e da una rappresentanza di grandi mercanti e di dignitari d’ufficio (Cani e Monizza 1993, pag. 121).
ultima modifica: 19/01/2005
[ Domenico Quartieri ]
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