referendario sec. XIV - sec. XVII
La politica di accentramento del potere attuata dai successori di Azzone Visconti si manifestò attraverso l’istituzione di alcune magistrature periferiche del ducato. In particolare discreta rilevanza assunse, a partire dalla metà del XIV secolo, la figura del referendario, carica di nomina ducale (Cani e Monizza 1993, pag. 109 – Gabriella Poli Cagliari).
La sua attività consisteva nel sovrintendere alle riscossioni dei tributi su tutto il territorio della città e del contado e nell’esercitare la sua giurisdizione in materia di dazi e di imposte (Cantù 1856, pag. 313)
Tra i suoi compiti risulta inoltre quello di procedere all’appalto dei principali uffici del contado comasco: podestà, officiale delle bollette, capitano del lago, vicari di Menaggio e Bellagio, podestà di Gravedona, di Teglio, dei Terzieri superiori e inferiori, capitano della Valtellina, podestà di Bormio e di Chiavenna (Santoro 1968, pag. 199).
Tra il XVI e il XVII secolo il referendario in quanto ufficiale di nomina ducale, partecipava di diritto sia al consiglio maggiore che a quello minore. Durava in carica per un periodo che variò nel tempo dai sei mesi ai due anni e, come il podestà, prestava giuramento agli statuti nelle mani del cancelliere cittadino dinanzi al Consiglio dei dodici savi di provvisione (Cani e Monizza 1993, pag. 130 – Ivana Pederzani).
ultima modifica: 19/01/2005
[ Domenico Quartieri ]
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