contado di Como 1757 - 1786
La riforma al governo della città e contado di Como del 19 giugno 1756 (editto 19 giugno 1756) dispose una riorganizzazione complessiva dei confini, degli organi e delle attività amministrative del contado.
Il contado di Como risultava composto da nove pievi: la pieve di Gravedona, la pieve di Dongo e la pieve di Sorico con la terra di Olgiasca e Piona che componevano la parte superiore; la pieve di Nesso, la pieve di Bellagio, la pieve di Isola con i comuni della Mezzena, la pieve di Lenno, la pieve di Menaggio e la squadra di Rezzonico che componevano la parte inferiore. Il contado continuava ad amministrarsi separatamente dalla città di Como e dal suo territorio civile secondo le modalità già in vigore.
La residenza dell’ufficio del contado veniva confermata in Gravedona, dove si dava obbligo di acquistare una casa idonea a collocarvi l’archivio e da adibire ad abitazione del sindaco della parte superiore.
La composizione della congregazione generale venne modificato prevedendo la presenza solo di dodici vocali, sei eletti, uno per ogni pieve, nella parte inferiore, e sei, due per pieve in considerazione del maggiore estimo di queste ultime, nella parte superiore. Venivano nominati, dai rispettivi deputati dell’estimo, tra i primi dodici estimati di ciascuna pieve. La loro carica divenne vitalizia. Rimase inalterato, invece, il compito della congregazione di nominare i sindaci e i deputati ma con l’obbligo di questi ultimi di riunirsi almeno una volta ogni tre mesi.
Sindaci e deputati assunsero congiuntamente il nome di prefetti provinciali componendo la cosiddetta “congregazione o deputazione provinciale”. Oltre ai compiti già attribuiti in passato, vennero investiti delle funzioni giurisdizionali in materia di carichi fiscali e di estimo nonché delle cause tra le comunità e i privati e tra le comunità stesse.
Sia la congregazione generale che la deputazione dei prefetti provinciali erano presiedute da un ministro regio residente in Como.
Per quanto riguarda il commissario o tesoriere provinciale, veniva ancora eletto dalla congregazione generale che nominava inoltre sei soggetti, tre appartenenti alla parte superiore e tre a quella inferiore e non facenti parte della deputazione dei prefetti del contado, alla carica di revisori dei conti e sindacatori, con la facoltà di revisionare tutte le scritture e con l’incarico di ricevere tutti i ricorsi in materia finanziaria.
I rapporti con la città di Como erano tenuti dai sindaci che, con due deputati delegati dalla congregazione dei prefetti, dovevano recarsi almeno una volta all’anno in città dove, con il sindaco della Valle Intelvi e i delegati cittadini ed in presenza di un ministro regio, partecipavano ad una conferenza generale del territorio nella quale venivano decise, nonostante la “separazione delle loro amministrazioni” tutte le spese comuni, di carattere generale della provincia.
ultima modifica: 03/04/2006
[ Domenico Quartieri ]
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