pieve di Santo Stefano 1456 - sec. XVIII
Pieve della diocesi di Como. Il 9 novembre 1456, con atto ufficiale del vescovo di Como Antonio Pusterla che riproduceva la bolla pontificia, la chiesa di Santo Stefano di Sorico venne eretta in collegiata con il trasferimento alla stessa dei priviliegi e dei diritti appartenuti alla soppressa chiesa di Olonio. Di fatto il clero plebano di Olonio si era stabilito a Sorico già nel 1444. La difficile posizione geografica di Olonio, minacciata dalle inondazioni dei fiumi Adda e Mera e dall’innalzamento del lago, costrinse nel corso degli anni gli abitanti del borgo a traferirsi verso zone più protette. Nel 1443, quando avvenne la definitiva sommersione di Olonio, popolazione e clero della parrocchia plebana non si trovarono impreparati, avendo già disposto l'inizio dei lavori per la costruzione della nuova chiesa di Santo Stefano a Sorico. L'arciprete di Olonio Tomaso de Andreani presentò all'autorità religiosa competente una richiesta ufficiale di trasferimento della pieve presso la nuova sede, che avvenne il 13 giugno 1444 (Fattarelli 1986). Il cardinale Gerardo Landriani fu il primo vescovo di Como a compiere una visita pastorale nella nuova pieve di Sorico; il clero di Santo Stefano a quell'epoca era composto dall'arciprete e da sette canonici (Visita Landriani 1444-1445). A supporto del fatto che era volontà del vescovo e del suo successore Bernardo Landriani, in accordo con il clero plebano, ridurre il numero dei canonici del capitolo, che ad Olonio erano nove, in un atto notarile del 1450 i canonici risultavano solamente tre (Fattarelli 1986). Nell'elenco del clero allegato agli atti del sinodo comense del 1565 del vescovo Gianantonio Volpi compaiono nella chiesa arcipresbiterale di Sorico l'arciprete e tre canonici (Sinodo Volpi 1565).
Fino alla fine del XVIII secolo, l’organizzazione per pievi del territorio dell’episcopato comense funse sostanzialmente da base anche per l’organizzazione amministrativa civile. Per tutta l’epoca post-tridentina, e in pratica fino agli inizi del XX secolo, il termine pieve venne usato quasi esclusivamente per indicare una circoscrizione territoriale, originariamente coincidente con la giurisdizione della chiesa plebana, dalla quale nel tempo si vennero distaccando i centri minori con la costituzione di nuove parrocchie. Su tale base territoriale si venne a sovrapporre, ma non sempre a coincidere, la struttura vicariale, di valenza più marcatamente istituzionale. Spettava ai vicari foranei, infatti, presiedere le congregazioni dei parroci. Dal XVII al XVIII secolo le parrocchie della pieve di Sorico e la parrocchia di Domaso risultano incluse in un unico vicariato con sede a Sorico (Ecclesiae collegiatae 1651; Ecclesiae collegiatae 1758).
ultima modifica: 03/01/2006
[ Federica Biava ]
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