comune di Pandino con Nosadello e Gardella sec. XVI - 1757
L’esistenza della località è testimoniata con certezza a partire dal XII secolo; nel XIV secolo i duchi di Milano vi costruirono un castello (Albini 1986). Infeudata ai Sanseverino nel 1448, nel 1547 passò a Francisco Duarte, nel 1552 alla famiglia D’Adda (Cavalieri 1986), alla quale risulta ancora infeudata nel 1751 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3051). A metà del XVI secolo Pandino è citato nell’estimo di Carlo V tra i comuni della Gera d’Adda appartenenti al ducato di Milano (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, b. 11, fasc. 1), a metà Seicento era sempre compreso tra i comuni della Giara d’Adda, parte del ducato di Milano (Oppizzone 1644), come confermato dal “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 e dalle risposte ai 45 quesiti alla reale giunta del censimento redatte nel 1751(Compartimento Ducato di Milano, 1751; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3051).
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che a Pandino erano aggregate le località di Nosadello e Gardella. La comunità aveva un consiglio, costituito da tutti gli estimati che si riuniva nella pubblica piazza, al suono della campana, in presenza del podestà feudale (o del suo luogotenente) che svolgeva le funzioni di assistente regio, per pubblicare il riparto delle imposte e per eleggere i cinque deputati al governo (uno dei quali era il feudatario e gli altri erano eletti tra i primi estimati), due sindaci e il cancelliere. L’amministrazione della comunità era affidata ai cinque deputati e ai due sindaci, in particolare essi controllavano l’equità dei riparti delle tasse, determinavano le spese e rivedevano i conti. Al cancelliere era affidata la redazione delle pubbliche scritture e la custodia dei documenti del comune che egli conservava nella propria casa. La comunità nominava il tesoriere che espletava le operazioni relative alla riscossione dei contributi.
Alla metà del secolo XVIII il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, residente a Treviglio e spesso sostituito da un luogotenente, e il console, tutore dell’ordine pubblico, prestava giuramento alla banca del podestà feudale.
All’epoca la comunità contava 2050 anime (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3051).
ultima modifica: 10/12/2003
[ Valeria Leoni ]
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