comune di Torre de' Malamberti sec. XV - 1757
Nel 1451 Torre de’ Malamberti è menzionato tra la terre, le ville e i luoghi “que nunc obediunt civitati Cremone”, afferenti alla Porta di San Lorenzo (Elenco comuni contado di Cremona, 1451). In un atto di permuta, datato 1525, tra la comunità di Torri de’ Malamberti e Antonio Maria Picenardi sono citati quattro deputati del comune e il consiglio del comune che sembra essere formato da tutti i capifamiglia del luogo (Picenardi 1909, p. 95, doc. I). Dai registri dell’archivio parrocchiale sappiamo che nel 1590 vi erano 395 anime; nel 1724 615; nel 1780 673; nel 1781 684; nel 1787 715; nel 1811 1810 (Picenardi 1909, p. 123, doc. II) Torre de’ Malamberti è citato tra i comuni del Contado di Cremona nel 1562 (Repertorio scritture contado di Cremona, sec. XVI-XVIII) ed elencato sempre tra i comuni del Contado nel 1634 (Oppizzone 1644). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 era una comunità della provincia inferiore del Contado cremonese, dato confermato dalle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento redatte anch’esse nel 1751 (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3058).
In atto datato 24 marzo 1753, allegato alle risposte ai 45 quesiti è precisato che il nome della comunità è Torre de’ Malamberti, ma è spesso denominato Torre de’ Picenardi dal nome del marchese Picenardi che possiede la maggior parte del perticato
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che il comune, non infeudato, era amministrato dal consiglio generale, costituito da almeno due terzi “delli uomini che anno qualche interesse in comunità”, che si riuniva in piazza, convocato per ordine dei deputati su preavviso del console e al suono della campana, con l’intervento di due deputati al governo, del cancelliere, del console e dell’assistente regio, per la pubblicazione del riparto delle imposte, per l’elezione degli ufficiali e del tesoriere, al quale erano raccomandate le operazioni relative alla riscossione delle imposte, e per l’esame dei rendiconti di quest’ultimo. L’amministrazione ordinaria era affidata alla congregazione minore, costituita dai deputati, dal console, dal cancelliere e dall’assistente regio.
Le scritture del comune erano custodite in una cassa, riposta in casa del maggior estimato e dotata di due chiavi, ognuna delle quali tenuta da uno dei deputati.
Alla metà del XVIII secolo la comunità era sottoposta alla giurisdizione del podestà di Cremona e il console prestava giuramento alla banca criminale della provincia inferiore della curia pretoria.
All’epoca la comunità contava 385 anime (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3058).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Valeria Leoni ]
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