comune di Romprezzagno sec. XV - 1757
Il toponimo di Romprezzagno compare nell’XI secolo (Durando 1999). Nel 1451 Romprezzagno è menzionato tra la terre, le ville e i luoghi “que nunc obediunt civitati Cremone”, afferenti alla Porta di San Lorenzo (Elenco comuni contado di Cremona, 1451). Romprezzagno è citato tra i comuni del Contado di Cremona nel 1562 (Repertorio scritture contado di Cremona, sec. XVI-XVIII) ed elencato sempre tra i comuni del Contado nel 1634 (Oppizzone 1644). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 era una comunità della provincia inferiore del Contado cremonese, dato confermato anche dalle risposte ai 45 quesiti (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3057).
Verso la metà del XV secolo abbiamo la testimonianza certa dell’esistenza del comune rurale: nel 1466 infatti il comune di Romprezzagno, rappresentato dall’assemblea dei capifamiglia, strinse un accordo con la potente famiglia dei Bellotti, che aveva ottenuto dal duca di Milano la licenza per la ricostruzione di una fortificazione, già di proprietà della famiglia, e per il rafforzamento delle opere difensive del villaggio (Chittò 1999).
Il comune era parte del feudo di San Giovanni in Croce, infeudato dal 1622 al marchese Vidoni, poi Soresina Vidoni che riscuoteva il dazio dell’imbottato sul fieno e sul vino (Bellardi 1999).
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che il comune era amministrato dal deputato e dal console (’esistenza di questo ufficiale è documentata dall’inizio del XVII secolo (Bellardi 1999)), nominati dai maggior estimati rurali. Per la redazione delle pubbliche scritture si affidava a un “regolatore” residente a Cremona, mentre i registri e le filze che costituivano l’archivio del comune erano conservate presso la comunità.
Alla metà del secolo XVIII il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, residente a Cremona e sostituito da un luogotenente che amministrava la giustizia a Solarolo Rainerio, e a quella del podestà di Cremona; il console, tutore dell’ordine pubblico, prestava giuramento sia alla banca del feudo, sia alla banca criminale della provincia inferiore della curia pretoria.
All’epoca la comunità contava 239 anime. (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3057)
ultima modifica: 13/10/2003
[ Valeria Leoni ]
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