comune di Bellano sec. XIII - 1757
Comune della riviera di Lecco, fu capo di pieve.
Nel 905, anno in cui l’arcivescovo di Milano giudicò una contesa tra l’abate di Sant’Ambrogio e gli uomini di Limonta, Bellano era una corte arcivescovile, fornita di castello e palazzo.
La giurisdizione dell’arcivescovo fu confermata ancora nel 1310 con gli accordi tra Cassone della Torre e Matteo Visconti, che si impegnava a non intromettersi (nè lui nè il comune di Milano) nei luoghi sottoposti all’arcivescovo, tra cui Bellano. La deroga al diritto arcivescovile ebbe inizio con la nomina di Galeazzo Visconti nel 1364 a vicario per Bellano e Valsassina (Bognetti 1926 b), ma la giurisdizione arcivescovile trovò conferma, ancora, nella revisone degli statuti locali attuata alla fine nel 1370, pur con il tramite di Galeazzo “ecclesie conservatore et protectore” (Anderloni, Adami 1932; Pensa 1974-1977; Borghi 1981 b).
Gli statuti di Bellano erano costituiti da 340 capitoli e furono redatti dai discreti uomini “Gambardum Gambam, Petrum Dentem, Stephanum Campazium et Bertramum” (tutti vicini e abitanti del borgo di Bellano), eletti dal comune.
Bellano fu un florido borgo della riviera e vi abitarono sempre famiglie assai cospicue e nobili, quali i Boldoni, gli Stoppa, i Denti, i Gamba; situato allo sbocco delle strade provenienti dalla Valsassina e dalla Muggiasca, aveva un porto importante ed era cinto di mura. Gli statuti trecenteschi ricordano il sigillo del borgo, che portava le figure di quattro chiavi, corrispondenti alle quattro porte principali, dalle quali partivano le strade verso i territori vicini (Pensa 1977). Si desume dagli statuti, pur non trovandosi in essi una trattazione specifica di tale argomento, che il comune era originariamente diviso in squadre, evolutesi a loro volta dall’unione di diverse parentele, o parti. Si può avanzare l’ipotesi che un’eco della più antica organizzazione territoriale si ritrovi negli statuti laddove vengono date disposizioni per la suddivisione del comune in “camparie” (campagne) al tempo della vendemmia: vengono infatti citati il territorio di Bonzeno; Ombriaco e Caglio; Coltogno, Biosio e Rioalba (statuti di Bellano 1370).
All’epoca della signoria di Gian Galeazzo Visconti, Bellano costituiva una vicaria unitaria con Dervio e Corenno; Bellano ebbe poi sempre un proprio podestà. La pieve di Bellano e la sua giurisdizione costituirono dal 1537 una parte del contado della riviera.
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Bellano risulta inserito nella riviera di Lecco, insieme alle ville di Biosio, Bonzeno, Lezzeno, Ombriago, Pendaglio, Costa, Gora (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa Bellano, nella riviera di Lecco.
Le ville comprese nella giurisdizione del comune di Bellano (coincidente con i confini della pieve) non arrivarono mai ad avere una propria autonomia: alla metà del XVIII secolo facevano parte del comune di Bellano le ville d’Ombriaco, Lezzeno, Pradello, Cassina Costa, Gorio, Pendaglio, Varginate, Bonzano, Biosio e le Cassine Grabbia, Domasone, Calchera, Pessina, Rioalba, Pegnino, Pennaso, di Soglio, Castello (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Secondo quanto riportato nelle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento, nel 1751 Bellano, capo di pieve, compresa nella riviera di Lecco e “nella provincia generale del ducato”, era infeudata a Ercole Sfondrati, conte della riviera, successo a donna Clara Sforza Visconti, al quale pagava “annualmente lire 302 imperiali per le regalie di pane venale, carne, bolino vecchio, pescagione et altro”, come da antichissima consuetudine e come da istromento rogato il 23 novembre 1643 da Giorgio Serponti notaio di Milano. Iusdicente feudale (podestà) con banca criminale presso la quale giurava il console era allora Francesco Annone di Annone, che non risiedeva se non temporalmente, tenendo in luogo un luogotenente il cui salario, per metà spettante alla comunità di Bellano, era di lire 120 imperiali annue.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, il comune aveva nel 1751 un consiglio composto dai dodici primi estimati, dei quali tre ogni anno venivano eletti come sindaci: l’elezione si faceva in pubblico sindacato; ai sindaci restava raccomandata l’ordinaria amministrazione del pubblico patrimonio, della quale rendevano conto al termine del mandato, mentre le occorrenze straordinarie richiedevano l’intervento dell’intero consiglio, il quale “da statuto particolare del comune” aveva la stessa autorità che tutto il corpo della comunità.
La comunità di Bellano aveva un cancelliere residente nel borgo, ma la cura delle pubbliche scritture era raccomandata ai sindaci; l’archivio della comunità, in una sala del palazzo pretorio, aveva quattro chiavi: una presso il sindaco provinciale, tre presso i sindaci comunali.
L’incarico di formare i riparti veniva allora affidato ad un ragionatto, mentre l’incarico di esattore (”scoditore”) veniva messo all’incanto.
Nel 1751 la comunità di Bellano contava circa 1.000 abitanti (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Bellano).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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