comune di Dervio sec. XIII - 1757
Comune della riviera di Lecco, fu capo di pieve.
Dervio fu anticamente proprietà fiscale dell’arcivescovo di Milano, il quale la concesse in feudo agli Andreani, che ne ebbero la conferma negli anni 1271, 1319, 1344, 1355.
La terra di Dervio era distinto nei nuclei del borgo, della villa e del castello; il comune di Dervio, comprendente originariamente anche Corenno – parte con Dorio e Monte Introzzo di una giurisdizione a sè alla metà del XV secolo (Guastella 1936) –, ebbe propri statuti, riconfermati nel 1389: era stata la stessa popolazione, nel 1384, a nominare dodici consiglieri per la revisione e le correzioni necessarie, e ad eleggere nel 1389 sei nobili uomini, di preclari costumi, per apportare le modificazioni: Gian Galeazzo riconobbe “consiliariis et hominibus Dervii” il diritto di spiegare, mutare, correggere, aggiungere, togliere ciò che reputavano utile alla comunità (statuti di Dervio 1389; Anderloni, Le fonti; Cavagna Sangiuliani 1905; Pensa 1977; Brivio 1984). Nonostante il silenzio degli statuti, è lecito asserire che oltre all’adunanza formata dai consiglieri esistesse un ulteriore consiglio, corrispondente all’assemblea generale di tutti i capifamiglia costituenti la vicinanza del comune (Anderloni, Le fonti). Lo statuto di Dervio si apre con il giuramento del podestà o rettore e il primo libro va a delineare le norme per la sua elezione, le sua mansioni, i suoi diritti e obblighi, per quanto appaia evidente che tale carica nella compagine del comune costituisse di fatto una sovrapposizione e non una cellula essenziale del suo organismo primitivo, da ricercare piuttosto nell’insieme delle norme che regolavano l’uso dei beni comuni. Alla fine del XIV secolo, il comune di Dervio e Corenno possedeva il prato Fontis Benedicti e quello di Porsongio, i boschi de Zello, Leuzeno, Gazio, il monte Bientio, uccellande, diritti di pesca sul lago di Piona e di Mezzo e nel fiume Varrone; i beni erano dati in affitto (per un anno o più) all’incanto. Spettava ai campari del comune fare le denunce per i danni apportati ai beni (pubblici e privati) nel territorio comunale.
All’epoca della signoria di Gian Galeazzo Visconti, quando, come gli statuti di Dervio, furono riformati anche quelli delle altre terre della sponda orientale del Lario, Dervio e Corenno costituivano un’unica vicaria con Bellano. La pieve di Dervio e la sua giurisdizione costituirono dal 1537 una parte del contado della riviera.
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Dervio risulta inserito nella riviera di Lecco (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa Dervio, nella riviera di Lecco.
Secondo quanto riportato nelle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento, nel 1751 Dervio, capo di pieve, compresa nella riviera di Lecco, era infeudata a Ercole Sfondrati, conte della riviera, al quale pagava annualmente (con riserva, per lite pendente in Senato a Milano) lire 74, come da istromento rogato il 3 aprile 1644 da Giorgio Serponti notaio di Milano.
Per le cause criminali la comunità dipendeva dal podestà feudale di Bellano, al quale pagava un salario di lire 25.4 annue; per le civili dal luogotenente feudale di Bellano, residente a Dervio, dove dava udienza due giorni la settimana (martedì e venerdì) e presso il quale giurava il console.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, il comune aveva allora il suo consiglio generale o adunanza di tutti i vicini, che si radunava alla presenza del giudice e del cancelliere, ed eleggeva di triennio in triennio due sindaci (uno dei quali con le funzioni anche di cancelliere, al quale restava raccomandata l’amministrazione del patrimonio pubblico e la vigilanza sulla giustizia dei riparti). Funzioni del cancelliere, con un salario di lire 12 annue, erano la cura delle pubbliche scritture, catastri e libri di amministrazione, “posti in un ripostiglio sicuro”.
L’esattoria veniva messo all’incanto e l’unico esattore doveva prestare idonea sicurtà e giuramento.
Nel 1751 la comunità di Dervio contava 331 abitanti (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Dervio).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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