comune di Calco sec. XIV - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Brivio.
Il toponimo è citato nel 936 o 937 in un atto di permuta tra l’arciprete della chiesa di San Giovanni di Monza e Guarimberto, essendo presente quale teste un Luberto figlio del quondam Gumperto “de Calego” (Noseda 1942), e ancora nel 960 (CDL, n. 638; Vismara 1979).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Brivio, come “el locho da Calcho” (Stella, Farina 1992).
Nel 1411, con la conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Brianzie partium nostrarum Martexane superioris” concesse già da Bernabò Visconti, e nell’atto di giuramento prestato il 10 luglio 1412 al duca di Milano Filippo Maria Visconti, venivano nominati “omnia communia Montisbriantie contrate Martesane”, tra cui Calco (Beretta 1972).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Calco risulta elencata tra le comunità della pieve di Brivio (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Calco.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Calco, compresa nella pieve di Brivio, non era infeudata e si era redenta, pagando ogni quindici anni lire 49 imperiali “in moneta corta” a titolo di “mezz’annata”. Non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; la comunità era soggetta al regio officio della Martesana, presso la cui banca criminale il console era solito prestare giuramento.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora circa 518 abitanti, non aveva consiglio generale nè particolare, ma aveva come rappresentanti un sindaco e un console eletti in pubblica piazza all’incanto, che potevano continuare nell’incarico oltre il mandato annuale a beneplacito della comunità, sempre però sotto la soprintendenza di tre deputati delegati dei tre primi estimati, che vigilavano sulla giustizia dei pubblici riparti unitamente al sindaco o altra persona “al medesimo ben vista”; la comunità non aveva cancelliere fisso, nè archivio, le scritture erano conservate presso il sindaco; l’esattore era eletto in pubblica piazza all’incanto, previa esposizione di cedole (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Calco).
Con la compartimentazione territoriale che seguì la riforma del governo dello stato di Milano del dicembre 1755, preceduta da una politica di aggregazione dei comuni delineata già nel 1753 (Indice pievi Stato di Milano, 1753), a Calco fu aggregato Arlate.
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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