comune di Paderno sec. XIII - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Brivio.
Il toponimo è citato in una pergamena del marzo 968, nel contesto di una permuta di beni immobili (ASMi, MD, n. 239; Paderno 1989).
Comune e vicinia di Paderno sono citati nel 1224, anno nel quale sono attestati anche dei “consules nobilium” (Atti del comune di Milano 1251-1276).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Brivio, come “el loco da Paderno” (Stella, Farina 1992).
Nel 1411, con la conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Brianzie partium nostrarum Martexane superioris” concesse già da Bernabò Visconti, e nell’atto di giuramento prestato il 10 luglio 1412 al duca di Milano Filippo Maria Visconti, venivano nominati “omnia communia Montisbriantie contrate Martesane”, tra cui Paderno (Beretta 1972).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Paderno risulta elencato tra le comunità della pieve di Brivio (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Paderno.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Paderno, compresa nella pieve di Brivio – già infeudata dal 1653 ad Antonio Maria Varesi (Casanova 1904) – era infeudata al conte Giovanni Corio Visconti Figliodoni, al quale nulla corrispondeva; non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; podestà feudale era allora Giuseppe Albani, abitante a Merate, a cui venivano pagate lire 12 annue; la comunità era soggetta al regio officio della Martesana, presso la cui banca criminale il console era solito prestare giuramento, pagando all’attuario soldi 17.9; per ogni denuncia era obbligata a mandare il console a “fare l’opposizione” e a pagare “lire 16.16 al notaro quando era cosa che meritasse visita ed altre £ 7 al chirurgo”.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora 535 abitanti, non aveva consiglio, ma i compadroni eleggevano due soprintendenti, ai quali spettava sottoscrivere i riparti; la comunità aveva un cancelliere, allora residente a Osnago; le scritture erano in casa del conte Giovanni Corio; vi era infine un esattore “obbligato a risiedere per tre giorni in comune”, prima che scadesse il termine prefissato per i pagamenti (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Paderno).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/5000593/