comune di Robbiate sec. XIV - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Brivio.
Il toponimo “Robiate” è citato nell’anno 966 (CDL, n. 693; Vismara 1979).
Comune e vicinia di Robbiate sono citati nel 1224 (Atti del comune di Milano sec. XIII).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Brivio, come “el loco da Robià” (Stella, Farina 1992).
Nel 1411, con la conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Brianzie partium nostrarum Martexane superioris” concesse già da Bernabò Visconti, e nell’atto di giuramento prestato il 10 luglio 1412 al duca di Milano Filippo Maria Visconti, venivano nominati “omnia communia Montisbriantie contrate Martesane”, tra cui Robbiate (Beretta 1972).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Robbiate risulta elencata tra le comunità della pieve di Brivio (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Robbiate.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Robbiate, compresa nella pieve di Brivio, era infeudata al conte Giovanni Corio Visconti Figliodoni, al quale nulla corrispondeva. Non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; podestà feudale era allora Giuseppe Albani, abitante a Merate, a cui venivano pagate lire 12 annue; la comunità era soggetta al regio officio della Martesana, presso la cui banca criminale il console era solito prestare giuramento, pagando all’attuario soldi 17.9; per ogni denuncia la comunità di Robbiate era obbligata a mandare il console a “fare l’opposizione” e a pagare lire 16.16 “al notaro quando è cosa che meriti visita ed altre £ 7 al chirurgo”.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora 571 abitanti, non aveva consiglio, ma i compadroni eleggevano due soprintendenti, ai quali spettava sottoscrivere i riparti; la comunità aveva un cancelliere, allora residente ad Osnago; le scritture erano in casa del conte Giovanni Corio; vi era infine un esattore “obbligato a risiedere per tre giorni in comune”, prima che scadesse il termine prefissato per i pagamenti (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Robbiate).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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