comune di Barzanò sec. XIV - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Missaglia.
Il toponimo si trova citato nell’anno 988 (CDL), nella forma “Brisianore”, nel 1015 come “villa Barzanorum”, nel 1162 come “Barzanure” e altrove come “Barzanoe”, “Barzanore”, “Barzanolo”.
Citata come corte agli inizi dell’XI secolo, fu donata il 4 ottobre 1015 ad Alberico vescovo di Como “cum omnibus redditibus et exibitionibus, impensionibus et functionibus, cum servis et ancillis, aldiis et aldiabus”. Il castello di Barzanò e le sue proprietà passarono dal vecovo di Como all’arcivescovo Ariberto d’Intimiano, che con diploma 23 marzo 1026 li concesse all’abate del monastero di San Dionigi (furono poi tolti all’abate di San Dionigi l’11 agosto 1491 e incorporati nel feudo di Missaglia o feudo delle quattro pievi) (Cappellini 1958 b).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Missaglia, come “el locho da Barzanò” (Stella, Farina 1992).
Nel 1411, con la conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Brianzie partium nostrarum Martexane superioris” concesse già da Bernabò Visconti, e nell’atto di giuramento prestato il 10 luglio 1412 al duca di Milano Filippo Maria Visconti, venivano nominati “omnia communia Montisbriantie contrate Martesane”, tra cui Barzanò (Beretta 1972).
Il vicario del Monte di Brianza, istituito con lettere patenti di Francesco Sforza nel 1451, risiedette, sia pure non continuativamente, anche a Barzanò (Cappellini 1958 b).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Barzanò risulta elencata tra le comunità della pieve di Missaglia (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Barzanò.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Barzanò, compresa nella pieve di Missaglia non era infeudata, bensì “redenta anticamente, ma non se ne conserva precisa memoria”. Di consueto la giustizia restava amministrata dal vicario della Martesana, presso la cui banca criminale prestava il console il suo annuale giuramento, pagando all’attuario soldi 18.3.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora 441 abitanti, veniva convocata a suono di campana dal console, con l’intervento dei reggenti (in caso di assenza sostituiti da deputati abilitati), deputati e sindico; aveva un cancelliere con un salario di lire 30 annue, al quale era lasciata la cura sulle “poche scritture di ragione della comunità”; l’esattore veniva eletto in pubblica piazza (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Barzanò; Cappellini 1958 b).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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