comune di Cernusco Lombardone sec. XIII - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Missaglia.
Il toponimo è citato (nella forma “Cixinusclo”) nell’anno 988 (CDL, n. 842; Vismara 1979).
”Consules” di Cernusco sono citati nel 1283; il comune “tam nobilium quam vicinorum” nel 1286, e nel 1293 sono ricordati “offitiales” del comune; ancora nel XIII secolo sono citati sindaci del comune di Cernusco (Atti del comune di Milano 1277-1300).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Missaglia, come “el locho da Cernusgio Lombardone” (Stella, Farina 1992).
Nel 1411, con la conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Brianzie partium nostrarum Martexane superioris” concesse già da Bernabò Visconti, e nell’atto di giuramento prestato il 10 luglio 1412 al duca di Milano Filippo Maria Visconti, venivano nominati “omnia communia Montisbriantie contrate Martesane”, tra cui Cernusco Lombardone (Beretta 1972).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Cernusco Lombardone risulta elencato tra le comunità della pieve di Missaglia (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Cisnuscolo.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Cernusco, compresa nella pieve di Missaglia, risultava redenta dal feudo nel 1647, come si ricavava “da un riparto in libro della comunità” e pagava ogni quindici anni lire 239.3.2 per la redenzione; non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; di consueto la giustizia restava amministrata dal vicario della Martesana, presso la cui banca criminale prestava il console il suo annuale giuramento, pagando all’attuario soldi 18.3.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, i consigli della comunità, che aveva allora 520 abitanti, si riunivano a tocco di campana nella piazza pubblica per la rinnovazione del sindaco, console, lettura dei riparti ed altre urgenze; gli ufficiali nobili del comune erano i primi quattro estimati, che erano “immutabili per la mancenza di soggetti”; gli ufficiali plebei erano sindaco e console, che ogni anno si rinnovavano o confermavano in piazza dal popolo; la conservazione del patrimonio pubblico del comune e la giustizia dei pubblici riparti restavano a carico del cancelliere, con vigilanza dei deputati; il cancelliere teneva, con emolumento di lire 62 annue, un “piccolo archivio senza scritture sostanziali ed autentiche, ma bensì diversi pagelli di poca o niuna sostanza e due libri in cui sono annotati i riparti”; l’esattore veniva deliberato dal console con pieno assenso della comunità, fatta adunanza pubblica in piazza a tocco di campana (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Cernusco Lombardone).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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