comunità generale di Lecco sec. XIII - 1757
Con l’estinzione della linea maschile dei conti di Lecco nel 975, il contado di Lecco fu smembrato, e il nucleo principale venne in possesso dell’arcivescovo di Milano. Mentre alcune delle compagini plebane che lo costituivano furono subinfeudate, altre rimasero sotto il diretto controllo arcivescovile.
Quella dell’arcivescovo di Milano su Lecco fu una signoria di fatto, costituitasi per consuetudine e usurpazione, poiché gli arcivescovi non ottennero mai dagli imperatori una formale investitura (Meles 1994-1995).
Atti redatti tra l’XI e il XII secolo confermarono la giurisdizione degli arcivescovi sulla corte di Lecco; anche il castello rimase sotto la soggezione dell’arcivescovo, che vi teneva un palazzo e una guarnigione. L’interesse strategico del luogo vincolò Lecco alle vicende politiche della città di Milano. Nel periodo di trapasso verso il regime comunale, Lecco rimase fortemente soggetta a Milano; nel 1252 con una supplica i consoli e i consiglieri del comune di Lecco si dichiaravano pronti ad osservare gli ordini dell’arcivescovo e del podestà di Milano pur di non essere ulteriormente vessati. È dunque da ritenersi che l’erezione in comune di Lecco (comprendente tanto il territorio interno che quello esterno rispetto alle mura del castello) sia avvenuta tardivamente, forse quando i Torriani, divenuti signori di Milano, considerono i lecchesi, insieme ai valsassinesi, più alleati che soggetti, per averli vicini e sicuri nella lotta contro i Visconti. La denominazione di “borgo” per Lecco comparve solo nel tardo medioevo, a denunciare il carattere fortificato del centro abitato, nel quale, va altresì notato, il governo fu sempre di carattere aristocratico, con diritti ereditari.
Gli statuti della comunità di Lecco, risalenti al XIV secolo, distinguevano gli abitanti del borgo di Lecco dai “castellani”, cioè gli abitanti del contado di Lecco raggruppati nelle vicinanze, che erano sottoposti all’onere della “castellanza” (Losa 1994).
Negli statuti di Lecco, oltre a essere delineate le procedure giudiziarie e le forme del governo locale, si trovano brevissimi accenni su quella che dovette essere l’originaria organizzazione del territorio plebano. Accanto al borgo e al castello, i vici compresi nella giurisdizione di Lecco ne costituivano appunto delle vicinanze (e come tali si trovano ancora citate in atti del XVI secolo) ripartite in squadre, successivamente individuate come “comuni”, perché intestatarie ciascuna di una quota della tassa sul sale, e aventi di conseguenza un estimo proprio. Nel territorio di Lecco, tuttavia, la conservazione unitaria dei beni comuni, al contrario di quanto accadde in Valsassina, si protrasse inalterata per tutto l’antico regime, fino alla divisione attuata tra il 1806 e il 1823 (Borghi, Benini 1975; Pensa 1974-1977; Borghi 1978).
Ripetutamente, tra il XVI e il XVIII secolo, i reggenti di Lecco avanzarono la tesi che un eventuale smembramento dell’unitaria comunità pievana tra il borgo di Lecco, o comunità intrinseca (rispetto alle mura del castello), e il resto del territorio, o comunità estrinseca, sarebbe risultata di grande vantaggio a entrambe le parti. L’idea però andò sempre fallita, per le continue liti insorte tra le comunità. Nel 1614 fu infine giurata solennemente un’unione perpetua del borgo con le comunità della pieve.
La comunità generale di Lecco fu sempre considerata, all’interno del ducato di Milano, “per un corpo solo ed unico composto dalle terre suoi membri, governata dal consiglio generale composto da’ rispettivi consiglieri di tutte le terre”, le quali benché avessero “separata la loro quota di sale ed in conseguenza di estimo”, furono ritenute “in solido” nel corpo della comunità generale “per maggior sicurezza del Reggio interesse” (Supplica comunità di Lecco, 1753).
Secondo quanto si desume dagli estimi del ducato di Milano del 1558 facevano parte del territorio di Lecco (inserito tra le comunità della riviera di Lecco) i comuni di Acquate, Ballabio, Belledo, Consiglio, Bonacina, Castello, Chiuso, Gazzanico, Rancio, Brumano, Mazanico, Morterono, Volate, Zermagnedo (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
Secondo quanto riportato nelle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento, nel 1751 costituivano la comunità generale di Lecco diciannove comunità ovvero venti comuni riuniti in un solo corpo ma “fra loro separati per ragione di quota”, e cioè Lecco, Pescarenico, Acquate, Ballabio inferiore, Ballabio superiore, Belledo, Maggianico, Barco, Brumano (il quale aveva “a sè come contiguo aggregato il comune di Forensi di Folpiano territorio bergamasco”), Castello, Chiuso, Germanedo, Laorca, Morterone, Rancio, Olate, San Giovanni alla Castagna, Malvero, Pomerio, allora infeudati al conte Marcellino Airoldi e sotto un solo giudice (podestà) feudale residente a Lecco, Gian Francesco Annone, che riceveva un salario lire 504 annue.
Presso la banca criminale del podestà di Lecco prestavano giuramento i consoli dei comuni componenti la comunità generale.
I confini tra i diversi comuni erano “confusi per non essere mai stati divisi li terreni”, e rimaneva soltanto separato l’estimo, “godendo per il resto promiscuamente le venti comunità le proprietà comunali”. La comunità generale di Lecco veniva considerata “sottoposta alla provincia del ducato”, e come tale veniva descritta “nell’istrumenti antichi”, avendo un proprio sindaco provinciale; soffriva tuttavia “un straordinario agravio d’esser nello stesso tempo considerato per estraducato rispetto a’ dazij che s’impongono all’estraducato, non ostanti le reiterate instanze fatte a supremi tribunali per l’opportuna dichiarazione se Lecco debba essere ducato o estraducato”. Organi della comunità generale erano il consiglio generale, i deputati generali, il notaio cancelliere, il ragionatto, il caneparo generale.
Tutti i venti comuni componenti la comunità generale avevano il loro consiglio particolare, sindaco, console e propri deputati; ogni comune aveva inoltre il suo particolare esattore, che pagava i carichi ordinari, di diaria e censo, e le spese locali spettanti al singolo comune, oltre alle spese della comunità generale.
Nel 1751 la comunità generale di Lecco contava circa 5.200 abitanti (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Lecco).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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