comunità del Monte di Varenna sec. XIV - 1757
Il rafforzamento politico del comune di Varenna (alla fine del XII secolo) portò ad uno smembramento dell’antica pieve di Varenna, comprendente il Monte omonimo (con le terre di Perledo, Regoledo, Bologna, Gisazio, Gittana, Regolo, Tondello, Vezio) ed Esino, che entrarono poi a far parte della comunità di Valsassina.
Nel XIV secolo, anche dopo l’avvento della dominazione viscontea, continuavano ad avere signoria sulla Valsassina e sul Monte di Varenna gli arcivescovi di Milano: in una lettera del 20 febbraio 1355 Roberto Visconti costituiva un procuratore speciale “ad petendum exigendum et recipiendum a communi hominibus et singularibus personis Vallisassine Bellani Dervii et Montium Mugiasche Varene et Hesini iurisdictionis archiepiscopatus nostri mediolanensis” quanto dovuto per fitti e decime da “fictabiles, decimarii, censuarii et reddituari”.
I diversi luoghi che uniti costituivano il Monte di Varenna (il principale dei quali era Perledo), pur avendo proprie adunanze e talvolta propri ufficiali, non formarono mai (per quanto si è potuto appurare) comunità del tutto separate tra loro.
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Il Monte di Varenna era elencato tra le terre della Valsassina (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), il Monte di Varenna era citato tra “le infrascritte comuni” della Valsassina.
Dalle norme consuetudinarie sul governo della Valsassina, raccolte dal sindaco provinciale Michel’Angelo Manzone nel XVIII secolo e dalle risposte fornite ai 45 quesiti della real giunta del censimento nel 1751, si desume che Perledo e le sue pertinenze, costituenti il Monte sopra Varenna, nella squadra dei Monti, era uno dei comuni (o comunità) subordinati e sottoposti alla comunità generale della Valsassina. Le singole terre (o luoghi) componenti la comunità erano Perledo, Bologna, Ghesazio, Regoledo, Gittana, Cestaglia, Tondello, Regolo e Vezio. Tutti i comuni compresi nella comunità generale erano regolati da un console, che ordinariamente prestava giuramento alla banca del podestà ad Introbio, e da propri sindaci, eletti dalle rispettive vicinanze, responsabili dell’amministrazione e conservazione del patrimonio vicinale; sovente i comuni avevano anche un cancelliere, che formava i riparti (compito altrimenti spettante al sindaco) e un esattore, che riceveva l’incarico mediante appalto effettuato dal singolo comune. In ogni terra della Valsassina si formavano quindi le taglie, che venivano poi ripartire su ogni “particolare interessato a regola del maggior o minor estimo”, ed erano fatte “per la maggior parte sopra li focolari, parte sopra il bestiame del luogo, non tenendosi da tutte (le terre) lo stesso metodo e regola”.
I consiglieri componenti il consiglio generale di valle erano deputati (spesso riconfermati per lungo tempo) dalle rispettive comunità (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Valsassina; Regolamento della Valsassina, sec. XVIII).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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