comune di Sala sec. XIII - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Garlate.
Nel 1162 l’imperatore Federico I concesse all’abate di Civate un diploma che confermava i possessi dell’abbazia, anche quelli acquisiti per feudo e per contratto con privati, e interdiceva a tutti ogni ingerenza e potestà sulle cose e uomini dell’abbazia: tra i beni e le località era elencata Sala (da intendersi non come l’intero villaggio, ma come più o meno vasti poderi nel territorio della località) (Bognetti, Marcora 1957).
Nel “liber guasonorum de Salla” (”guasone”= lotto di terreno, o podere) sono registrati nel 1250 tutti i terreni concessi in affitto dal monastero di Civate alla comunità di Sala (Longoni 1988; Longoni 1984).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Garlate, come “el locho da Salla” (Stella, Farina 1992).
Nella compartizione dell’estimo del Monte di Brianza, redatta nel 1456, è citato tra gli altri il comune di Sala (Beretta 1952).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Sala risulta inserito nella pieve di Garlate (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Sala.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Sala, compresa nella pieve di Garlate – già infeudata con le comunità delle pievi di Garlate e Oggiono nel 1538 a Giovanni Agostino d’Adda (Casanova 1904) – non era infeudata, essendosi redenta l’8 ottobre 1671 come da istromento rogato da Francesco Giorgio Ottolina notaio di Milano, e pagava ogni quindici anni di “mezz’annata” lire 42.11.6; non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; riconosceva immediatamente i giudici di Milano e il console era solito prestare giuramento presso la banca del podestà di Milano.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora 304 abitanti, veniva regolata da un sindaco e da un deputato, che si eleggevano di triennio in triennio in pubblica piazza, “giusta gli ordini, premesso l’avviso, ed il suono della campana colla pluralità de’ voti”; incombenza del sindaco e deputato era vigilare sulla giustizia dei pubblici riparti, sulle ragioni della comunità, “facendosi premura li compadroni e compossessori di coadiuvarli nella difesa dei suoi diritti”; non vi era cancelliere, se non colui al quale era affidata la formazione dei riparti, con contributo di lire 10.10 annue; le scritture della comunità, che non aveva archivio, erano custodite dal sindaco; l’incarico di esattore veniva appaltato ogni triennio (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Sala).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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