comune di Valgreghentino sec. XIV - 1757
Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Garlate.
Il 4 dicembre 1279 il monastero di Sant’Ambrogio rivendicò di fronte al podestà di Milano Lotterio Rusca l’honor e il districtus sui loghi “de Capiate”, “de Greghantino”, “de Milianigo”: in dette località il monastero chiedeva al comune cittadino che non ponesse il podestà (Cazzani 1979).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Garlate, come “el locho da Gargantino” (Stella, Farina 1992).
Nel 1412 il comune di Greghentino, per mezzo di procuratori, prestò giuramento di fedeltà a Filippo Maria Visconti, che aveva riconfermato alla “Martesana superiore” (Monte di Brianza) le esenzioni fiscali già accordate da Bernabò nel 1373 e da Giangaleazzo Visconti nel 1385 ai “loca et cassine Montis Brianze” (Cazzani 1979).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Greghentino risulta inserito nella pieve di Garlate (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Valgreghentino.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Valle Greghentino con Villa Greghentino, compresa nella pieve di Garlate – già infeudata con le comunità delle pievi di Garlate e Oggiono nel 1538 a Giovanni Agostino d’Adda e nel 1652 al marchese Paolo Torriani (Casanova 1904) – era infeudata al marchese Cesare Airoldi, al quale nulla corrispondeva; non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; la comunità, oltre al podestà feudale Pompeo Arrigone, residente a Lecco, era soggetta al regio vicario della Martesana, presso la cui banca criminale il console era solito prestare giuramento.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora circa 520 abitanti, non aveva consiglio generale nè particolare, i suoi rappresentanti erano un sindaco e un console, eletti ogni anno in pubblica piazza all’incanto, sotto la direzione di due deputati “pure creati in pubblica piazza”, che vigilavano sulla giustizia dei pubblici riparti compilati da una terza persona; la comunità non aveva cancelliere nè archivio per le pubbliche scritture, che erano conservate presso il sindaco; l’esattore veniva eletto in pubblica piazza all’incanto (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Valgreghentino).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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