comune di Casalpusterlengo 1757 - 1797
Un editto del 21 gennaio 1758, collegato alle riforme dell’anno precedente, provvide a ridefinire l’organico amministrativo della comunità, costituito dal consiglio generale di diciotto membri, da due sindaci, un cancelliere, un ragioniere, un esattore, un console, un portiere e altri officiali minori. Al convocato generale dei possessori si conservò l’aggiudicatura delle vettovaglie e la nomina dei beneficiali della chiesa parrocchiale, nonché la nomina del maestro. Si fece obbligo al consiglio generale di rappresentare tutto il territorio comunale, vietando la separazione del Comune dei Consorti, considerato a tutti gli effetti unito alla comunità di Casalpusterlengo. Si stabilì infine che tutte le scritture della comunità fossero custodite presso l’archivio, le cui chiavi erano affidate a un delegato dei consiglieri, al primo dei deputati dell’estimo, al cancelliere (Riforma Casalpusterlengo, 1757; editto 21 gennaio 1758 b).
Tale riforma dovette essere attuata solo in parte: nel 1768, infatti, l’inchiesta disposta alla morte dell’ultimo feudatario Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio accertò che la comunità, composta circa da settecento fuochi per un totale di 3800 anime, era amministrata dal console, dal cancelliere, da tre deputati, da un ragionato e dall’esattore. Il feudo di Casale si stendeva allora su un territorio di circa 6000 pertiche, comprendenti le cascine Barona, Cigolona, Tesoro, Paladella, Galleana, Cascinetta, S. Zeno, Boraschina, Ducatona, Lampugnana, Cavrotta (Agnelli 1917 a).
In forza dell’editto del 26 settembre 1786, che sancì la nuova articolazione dello Stato in otto province (Milano, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo e Gallarate), Casalpusterlengo, ancora ascritto alla XVIII Delegazione, Vescovato Inferiore, fu compreso nella provincia di Lodi (editto 26 settembre 1786 c).
ultima modifica: 03/04/2006
[ Cooperativa Mémosis - Lodi ]
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