comune di Cassina dei Granati sec. XVIII - 1757

Alla metà del Settecento, al momento dell’inchiesta disposta dalla Regia Giunta per il Censimento, Cascina Granati contava circa 190 abitanti ed era feudo dei Bellò di Codogno. La comunità non versava nulla al feudatario; le “teste vive colletate” gli corrispondevano invece dieci lire all’anno, ad eccezione di quelle di S. Lazzaro e di quelle che godevano del privilegio del maggior magistrato. Ogni giovedì il feudatario presiedeva il tribunale del feudo in Orio, al quale anche il console del comune era tenuto a prestare l’annuale giuramento; alla stessa formalità l’officiale era tenuto anche nei confronti del podestà di Lodi.
Privo di consiglio, il comune era amministrato da due deputati, uno per il reale e uno per il personale: “questo si fa ogni anno a sorte dallo stesso personale, e quello È sempre uno de maggior estimi del reale che subintrano a vicenda”. Nell’amministrazione della comunità, peraltro, i due deputati erano tenuti ad agire con il consenso degli interessati.
Completava l’organico della comunità un cancelliere, residente in Lodi e stipendiato con 50 lire all’anno; la riscossione delle taglie era affidata a un esattore, nominato con asta pubblica dal popolo, dai deputati e dai maggior estimi previa lettura dei capitoli (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart 3048).
Almeno dal 1753, Cassina de’ Granati risulta frazione di Cà de’ Mazzi (Indice pievi Stato di Milano, 1753).

ultima modifica: 13/10/2003

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