comune di Lardera sec. XVI - 1757
Lardera è attestata almeno dal 1052 come “curtis cum castro noviter inchoatum” di proprietà del monastero piacentino dei SS.Sisto e Fabiano (CDL I).
In età spagnola, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, il comune apparteneva al Vescovato Inferiore di strada Cremonese (tassa dei cavalli), al quale risulta ascritto anche nella documentazione a carattere fiscale ed amministrativo successiva (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Indice pievi Stato di Milano, 1753); nel 1753 risulta però aggregare una parte di Cassina Campagnola.
Alla metà del Settecento, al momento dell’inchiesta disposta dalla Regia Giunta per il Censimento, Lardera contava 105 abitanti ed aggregava i beni “detti del Gueredo, membro della comunità della Maccastorna”. Il comune era feudo di Antonio Maria Barbiana di Belgioioso, che aveva un proprio podestà a Cremona; il console del comune prestava però giuramento, oltre che al podestà di Lodi, anche all’attuario di Grumello, dove risiedeva il luogotenente feudale. Priva di organi rappresentativi, la comunità era amministrata da un deputato, un fittavolo del feudatario da questi scelto; completava l’organico un cancelliere, stipendiato con 100 lire. Le imposte erano pagate direttamente dal proprietario. la comunità non aveva rappresentanti propri a Milano; in caso di necessità la rappresentanza del comune era assunta da agenti del feudatario. (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3050).
Nella seconda metà del Settecento, la suddivisione in Città e Contado venne meno in seguito all’applicazione della riforma teresiana: i Vescovati vennero suddivisi in 24 Delegazioni, ognuna delle quali composta da un numero variabile di comunità: in seguito a tale riassetto, dunque, Lardera con Cassina Campagnola risulta compreso nella XXIV delegazione del vescovato inferiore di strada Cremonese (editto 10 giugno 1757).
Alla riorganizzazione del territorio non se ne affiancò una istituzionale; in linea di massima (con poche eccezioni), l’organizzazione politico – istituzionale delle singole comunità restò invariata. Quindi mantennero le tradizionali funzioni (naturalmente dove presenti) i convocati generali degli estimati, i deputati e i sindaci.
ultima modifica: 13/10/2003
[ Cooperativa Mémosis - Lodi ]
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