comune di Castellaro sec. XIV - 1797
Già concesso in feudo al vescovo di Trento, Castellaro, antica denominazione di Castel d’Ario, veniva subinfeudato nel 1275 ai Bonaccolsi e nel 1328 ai Gonzaga, i quali ne ottennero la conferma fino alla loro caduta nel 1707, quando il feudo tornò nuovamente al direttario. Nel 1796 Castellaro venne ceduto alla repubblica Cisalpina (Gobio Casali 1988; Ferrari 1992).
Riguardo alla giurisdizione amministrativa a cui era soggetto, negli anni immediatamente seguenti alla erezione del ducato di Mantova, avvenuta nel 1530, Castellaro era sede di vicariato (Mantova 1958-1963), mentre dopo la devoluzione del feudo all’episcopato di Trento del 1707, il vescovo era rappresentato da un governatore (Gobio Casali 1988; Ferrari 1992).
Dalle risposte ai 47 quesiti dell’ufficio del censo, agli inizi del XVIII secolo il comune di Castellaro era formato da “tre corpi, uno grande e due piccoli”, ossia Castellaro e i due colonnelli di Villagrossa e Pampuro (Risposte ai 47 quesiti 1804).
Sempre dalle risposte ai 47 quesiti, agli inizi del XIX secolo la popolazione del comune era formata da circa 900 abitanti, di età compresa fra i 18 e i 60 anni, soggetti al testatico, e da altre 800 unità, definite “teste vive non collettabili” (Risposte ai 47 quesiti, 1804).
Agli inizi del XIX secolo la comunità aveva entrate proprie consistenti nei proventi degli affitti di alcuni beni immobili, fra i quali vi erano due botteghe poste sotto la “fabbrica”, che era sede della pretura e della municipalità, e “nella quale vengono custodite le carte appartenenti alla comunità stessa” (Risposte ai quesiti, 1804).
Dalle risposte ai 47 quesiti dell’ufficio del censo, sappiamo che la comunità di Castellaro, “quando dipendeva dal principe vescovo di Trento, veniva amministrata da due deputati, che venivano in ogni anno o confermati o eletti in vicinia dal pubblico, dipendentemente dal governatore che rappresenta la persona del principe”. Oltre alla nomina dei deputati, la vicinia, che si riuniva ordinariamente nel mese di maggio di cascun anno, imponeva “il testatico ordinario e lo straordinario in ogni tempo alla ricorrenza del pubblico bisogno” ed eleggeva gli esattori del testatico. Altri uffici delle comunità erano quelli del console, del corriere, dell’“allevatrice” e del campanaro (Risposte ai 47 quesiti, 1804).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Giancarlo Cobelli ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/7000544/