comune di Monzambano sec. XIV - 1797
Già appartenente al territorio veronese nel secolo XII (Bresciani 1955), nel 1355 il comune di Monzambano era dipendente dalla fattoria signorile di Verona (Varanini 1980). Nel 1403 risultava compreso nel vicarato di Valeggio sul Mincio, dipendente dal comune di Verona, insieme a Valeggio, Borghetto, Ponti, Villafranca e Castellaro Lagusello. La medesima situazione era confermata nel 1466 quando era Monzambano risultava inserito nel vicarato di Valeggio sul Mincio, insieme a Valeggio, Borghetto, Ponti (Varanini 1980).
La comunità disponeva di notevoli rendite provenienti dal possesso di diversi beni immobili, acquistati nel 1407, tra cui due mulini, uno sul vaso Redon e l’altro sul fiume Mincio, vari fondi e varie case, come la spezieria, la beccaria, l’osteria, la casa del comune, la casa della “colonnella”, la caneva, il portico della decima. Godeva inoltre di diversi privilegi concessi nel 1355 e via via rinnovati, tra cui l’esenzione dal dazio sulle bestie dall’unghia spartita e sul vino, l’immunità per ogni sorta di granelle, l’esonero dal prestare opera come guastatori e dalle forniture di carri per trasporti o altre fazioni personali (Bresciani 1955).
Nel 1613 la comunità di Monzambano era retta da una vicinia generale e da un consiglio. Vi erano inoltre dodici massari, scelti fra gli originari, che esercitavano il carico della masseria per un mese ciascuno, un sindico, che aveva il compito di difendere il comune nelle controversie e di fare i pagamenti di cui era autorizzato, e un “nodaro”, che dovera redarre gli atti del comune e le deliberazioni dei consigli comunali, e compilare le partite contabili della comunità. Vi era ancora un esattore che aveva la gestione contabile del comune, ed un consigliere deputato a ricevere, conservare e rivendere il grano immagazzinato dalla comunità, secondo consuetudine. Nel 1773 venivano variate alcune mansioni ed introdotti altri funzionari. Veniva stabilito che il sindaco durasse in carica un anno ed avesse una vacanza di egual durata da qualunque altro ufficio. Il nodaro era sostituito con uno scrivano. Erano introdotte le cariche del contradittore ossia conservatore delle leggi, quelle dei ragionati, nel numero di due, che dovevano fare i conti ogni sei mesi al sindico e all’esattore e riferire alla vicinia seguente, e quella del revisore, che doveva rivedere i conti dell’esattore relativi alle rendite degli originari. Nel 1780 venivano introdotti gli uffici dei due cavalieri del comune, che dovevano vigilare sulla santificazione delle feste religiose, facendo chiudere botteghe, bettole, osterie e beccarie durante le funzioni, dei due dugalieri, dei tre preparatori dell’estimo, del nodaro al civile e di quello al quasi criminale e del fante. Venivano precisate le funzioni dello scrivano che aveva il compito di redarre gli atti del consiglio e di formare il catastico. Tra gli uffici di competenza comunali comparivano anche quelle del maestro, del predicatore, dell’organista, del “levamantisi” e del campanaro (Bresciani 1955).
ultima modifica: 18/05/2003
[ Giancarlo Cobelli ]
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