comune di Pozzolo sec. XVI - 1784
Dipendente nel 1494 dal vicariato di Volta, nel 1534 la comunità di Pozzolo otteneva dal marchese di Mantova di essere separata dal comune di Volta, concessione confermata nel 1562 (Bertolotti 1893). Nel 1772, in seguito al piano delle preture mantovane (piano 4 febbraio 1772), Pozzolo era soggetto alla giurisdizione della pretura di Goito, come 1782, dopo il compartimento territoriale delle preture dello stato di Mantova (nuovo piano 22 gennaio 1782).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, nel 1775 lo “stato totale delle anime” della comunità di Pozzolo contava 541 anime di cui 355 “collettabili” e 186 “non collettabili” (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Sempre dalle risposte ai 47 quesiti, nel 1775 la comunità possedeva diverse pezze di terra poste nel territorio della comunità e una “pezza di terra casamantiva e curtiva posta in Pozzolo” ad uso di osteria. Era proprietaria inoltre della casa “che serve per le sessioni comunali e per archivio delle pubbliche scritture” (Risposte ai quesiti, 1772-1777).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, risulta che nel 1775 l’organo principale di autogoverno della comunità era la vicinia generale, che si radunava il 6 gennaio di ogni anno, coll’intervento del pretore e di un notaio, ed eleggeva “a più voti” quattro nuovi reggenti, che, uniti ai “due dei vecchi”, erano tenuti “all’amministrazione diurna [della comunità] ed attendono or l’uno or l’altro alla meglio che puonno alla legalità dei pubblici reparti dei carichi”. Riuniti col vice gerente formavano il consiglio particolare. Inoltre la vicinia eleggeva ogni tre anni il massaro, che era tenuto “all’esazione de’ diritti comunitativi”. Altri funzionari comunitativi erano il “console locale”, che aveva il compito di avvisare “tutti gli abitanti del luogo a dovere soddisfare alle tasse comunali in due volte all’anno cioè in giugno e settembre”, e lo scrivano rustico o comunitativo, che era tenuto alla cura dell’archivio comunitativo. In caso di necessità la comunità si serviva “di qualche notaio più vicino”, “per fare i conti comunitativi e per assistenza a detta vicinia”. Altri funzionari a cui la comunità riconosceva un onorario erano il pretore, il bargello, i fanti “per l’intervento e veglia alla vicinia”, il deputato alla carreggiatura, il provveditore all’annona, il procuratore, il custode dell’orologio, il seppellitore (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
ultima modifica: 01/12/2006
[ Giancarlo Cobelli ]
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