comune di Redondesco sec. XIV - 1784
Già parte del distretto bresciano, come testimonia l’estimo visconteo del 1385, che lo poneva nella “quadra de Asula” (Valentini 1898), Redondesco entrava a far parte definitivamente del dominio mantovano nel 1404, quando la comunità si offrì a Francesco Gonzaga (Ragazzi 1960). Tra il 1444 e il 1466 Redondesco figurava fra i territori assegnati ad Alessandro Gonzaga in seguito alla divisione dello stato gonzaghesco (Mantova 1958-1963), regolato nel civile e nel criminale secondo gli statuti alessandrini, emanati a metà del XV secolo e in vigore fino alle riforme teresiane (Marocchi 1984). Negli anni immediatamente seguenti alla erezione del ducato di Mantova, avvenuta nel 1530, Redondesco era sede di commissariato (Mantova 1958-1963), come agli inizi del secolo XVII (Magini 1967). Nel 1750 per il piano de’ tribunali ed uffici della città e ducato di Mantova (piano 15 marzo 1750), Redondesco era sede di pretura, mentre nel 1772, in seguito al piano delle preture mantovane (piano 4 febbraio 1772), dipendeva dalla pretura di Castel Goffredo. Nel 1782, dopo il compartimento territoriale delle preture dello stato di Mantova (nuovo piano 22 gennaio 1782), Redondesco con Piopino, San salvatore, Tartarello, Bologne, San Fermo, Coello e Fenilli dipendevano dalla pretura di Canneto.
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, nel 1775 il territorio della comunità di Redondesco era formata dai colonnelli di Piopino, Tartarello, Gerole, San Pietro, Bologne, San Fermo, Covello e Fenilli. Soggetto al territorio della comunità erano anche i terreni del colonnello di Cappello, che, dipendente dalla giurisdizione di Canneto, era tenuto a versare “tutti i carichi” al comune di Redondesco (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Sempre dalle risposte ai 47 quesiti, nel 1775 lo “stato totale delle anime” della comunità era di 1.860 abitanti, di cui 322 “collettabili” e 1.538 “non collettabili” (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, nel 1775 la comunità possedeva diversi beni immobili, tra cui tre mulini, la “pristineria”, ’osteria, il “torchio per schizzare l’olio da ardere”, la macelleria, la scuola, ed alcune case, abitate dai salariati del comune. Aveva inoltre due fondi site in territorio asolano, e una “pezza di terra boschiva”. Godeva delle rendite di alcuni livelli e capitali attivi (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, risulta che nel 1775 i pricipali organi di autogoverno della comunità erano la vicinia, il consiglio o reggenza, costituita dai reggenti, i ragionati, che avevano il compito “dei riparti de’ carichi”. Vi erano inoltre il massaro, il depositario delle contribuzioni, obbligato all’esazione delle imposte regie, e il cancelliere, che era tenuto fra l’altro al controllo delle operazioni di voto nella vicinia e alla cura e conservazione dell’archivio comunitativo e di quello dei “notai del luogo defunti”. Alle dipendenze della comunità, ai quali veniva versato un onorario, vi erano anche il pretore, il bargello, il tenente di campagna, il procuratore, il dispensatore dei bollettoni, il deputato alla comanda dei carri, il corriere, i deputati alla acque, il dugaliere del mulino di Piazza, il dugaliere del mulino Formentino, il dugaliere del mulino Rasiga, il fante, il terreggiano, il maestro, il cappellano, il medico, il chirurgo, l’organista, il campanaro, il “sotterattore” (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
ultima modifica: 01/12/2006
[ Giancarlo Cobelli ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/7000587/