comune di Viadana sec. XIV - 1784
Già appartenente alla giurisdizione del comune di Cremona, infeudata da questo ai marchesi Cavalcabò, nel 1415 Viadana passò al dominio mantovano, mantenendo la propria autonomia. Nel 1530 venne elevata a marchesato, distinto dal ducato di Mantova, infeudato al promogenito dei Gonzaga. Nel 1771 il marchesato di Viadana venne soppresso (Parazzi 1893-1899; Cavalcabò 1953). Riguardo alla giurisdizione amministrativa a cui era soggetta, a metà del sec. XIV in Viadana aveva sede il podestà, rappresentante del signore (Parazzi 1893-1899), come negli anni immediatamente seguenti alla erezione del ducato di Mantova, avvenuta nel 1530 (Mantova 1958-1963). Agli inizi del secolo XVII Viadana era sede di un governatore (Magini 1967). Nel 1750 per il piano de’ tribunali ed uffici della città e ducato di Mantova (piano 15 marzo 1750), Viadana era sede di pretura, come nel 1772, in seguito al piano delle preture mantovane (piano 4 febbraio 1772), e come nel 1782, dopo il compartimento territoriale delle preture dello stato di Mantova (nuovo piano 22 gennaio 1782), quando veniva specificato il suo ambito territoriale formato da Viadana con Bergagnina, Cicognara, Cogozzo, Buzzoletto, Banzolo, Saline, Cavallara, Cizzolo, San Matteo, Bellaguarda, Casaletto, Pomponesco.
Nel 1350 il territorio della curia di Viadana era formata dal borgo Scutellari, dal borgo Novo, dal borgo Po, e dalle ville dei Botazzi, Bozzoletto e Scazza, da villa dei Caleffi, da San Pietro, da Santa Maria, da San Martino, da Pleta e da Portiolo, e dalle ville di Cicognara, Banzuolo, Casaletto, Cogozzo e “Villa nova”, Cavallara, Cizzolo, Chiaviche, Fossola (Salina ?), Bocca di Commessaggio, Sabbionara, Squarzanella o San Matteo, Manno, Rivarolo e Montesauro. Di queste ville Cavallara, Cizzolo e Montesauro erano comuni autonomi. Nel 1650 il marchesato di Viadana si divideva in ventiquattro consolerie (Parazzi 1893-1899). Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, negli anni settanta del settecento il territorio della comunità di Viadana aveva aggregato il comune di Cicognara e Cogozzo (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Sempre dalle risposte ai 47 quesiti, negli anni settanta del settecento lo “stato totale delle anime” della comunità contava circa 11.000 unità (Risposte ai 47 quesiti 1772-17 77).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, negli anni settanta del settecento la comunità di Viadana aveva “in proprio particolare dominio” diversi fondi, tra cui le fosse che circondano la rocca, la “prataria detta la Sparata”, il terreno detto il “Terzone”. Possedeva inoltre la “pesca della Podiola”, la “pesca detta le Pescarole”, una bottega fuori la porta Santa Maria e altri fabbricati. Godeva della riscossione del dazio sul vino venduto al minuto e del dazio del ballino, altre ad introiti dati dalle rendite di capitali (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Anche se le prime notizie relative alla costituzione del comune di Viadana risalgono al secolo XII (5 novembre 1196), è con la concessione degli statuti della metà del trecento, da parte dei marchesi Cavalcabò (1351), confermati in seguito dai Gonzaga, che si ha la descrizione della struttura istituzionale della comunità con la presenza di un consiglio generale e altri organi quali i consoli (preposti all’amministrazione delle comunità minori esistenti nel territorio viadanese), i campari con funzioni di polizia rurale, il massaro, preposto alla gestione finanziaria e con l’obbligo di rendere conto ai procuratori dei marchesi Cavalcabò, il giudice delle vettovaglie con compiti in ateria annonaria, i sapienti, designati alla sorveglianza e manutenzione degli argini, corsi d’acqua, ponti e strade pubbliche, i sindaci (Parazzi 1893-1899; Liber statutarum 1997).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, negli anni settanta del settecento i principali organi di autogoverno della comunità, che si conformavano al “nuovo regolamento prescritto dal magistrato comerale” di Mantova, erano il consiglio generale o vicinia e i reggenti. Vi erano inoltre l’esattore o depositario delle contribuzioni, che esigeva le contribuzioni regie, l’esattore o depositario delle tasse comunali, che riscuoteva la tassa del vino, della spelta e delle strade ed incassava le entrate allodiali della comunità, l’esattore o depositario della digagna, che esigeva la tassa della digagna. Altri funzionari della comunità erano il cancelliere, che tra l’altro era responsabile degli archivi della comunità, quello comunitativo e quello dei “rogiti dei notai trapassati”, e il console, che distribuiva i “bolettoni” delle tasse. La comunità riconosceva un onorario anche al pretore, ai fanti, ai deputati, al provveditore all’annona, al procuratore, al ragionato, al cassiere, al depositario dei pegni, al corriere, al cursore, al “torregiano”, ai medici, ai maestri, al “lanzo” (Risposte ai 47 quesiti 1772-17 77).
ultima modifica: 01/12/2006
[ Giancarlo Cobelli ]
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