vicinia sec. XIV - 1784
Nel corso dell’ultimo trentennio del ’400 la vicinia della comunità di Castel Goffredo, costituita da tutti i capifamiglia, veniva convocata il 1° gennaio di ogno anno, “a sono campana et inpoi a voce di ministeriali, secondo il consueto, sotto la sala de la residentia” del commissario o vicario che presiedeva l’assemblea, per nominare le magistrature comunali, secondo la seguente procedura: sorteggiati tre soggetti tra tutti i partecipanti all’assemblea, a cui “tria grana nigra pervenerunt”, questi eleggevano altre cinque persone, “quibus data fuit auctoritas ellegendi” il consiglio generale, il consiglio speciale e i funzionari comunitaivi, ai quali, sciolta la vicinia, era demandata l’amministrazione della comunità nel corso dell’anno. A partire dal ’600 variarono le competenze della vicinia e l’iter procedurale della nomina dei funzionari. Convocata all’inizio di ogni anno e presieduta dal pretore, l’assemblea trattava dapprima le proposte formulate dagli astanti “per l’utile della comunità”, quindi eleggeva il consiglio secondo la seguente consuetudine. Il pretore, chiamati i capofamiglia che compongono la vicinia “per ordinem ut libro extimi generalis”, sorteggiava tre persone, a cui veniva delegata la facoltà di scegliere “quinque viros”, ognuno dei quali, a loro volta, doveva eleggere altri cinque consiglieri a testa, per un totale di trenta membri, che costituivano il consiglio della comunità di Castel Goffredo. Nel 1774 veniva stabilito che la vicinia dovesse essere formata dai “capo famiglia e che la elezione cada a voti segreti in persone robe e più possidenti”, riducendo il consiglio da trenta a sei membri (Inventario 1995; Bonfiglio 1922; Berselli 1978).
ultima modifica: 27/10/2002
[ Giancarlo Cobelli ]
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