ducato di Mantova sec. XIV - 1786
L’assetto del territorio mantovano, connotato in epoca moderna come ducato di Mantova, si è definito nella attuale struttura della provincia con una lunga e complessa evoluzione, legata alle dominazioni che lo governarono e che si concluse solo con l’unità d’Italia.
Nel periodo comitale (800-1115), se i confini fra il mantovano, il ferrarese e il modenese erano rimasti pressochè immutati, con l’eccezione del territorio di Goltarasa (oggi Stellata, in provincia di Ferrara), quelli verso il reggiano avevano subito modifiche, poichè Suzzara, Gonzaga, Pegognaga, Bondeno Arduino e Bondeno dei Roncori, denominati complessivamente Regona o Regula Padi, appartenevano a Reggio. Le terre oltre Oglio, ossia Viadana, Pomponesco, Dosolo, Sabbioneta, Commessaggio, Gazzuolo, Rivarolo, Bozzolo, San Martino dell’Argine, facevano parte del territorio cremonese, mentre erano bresciani i territori di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Medole, Guidizzolo, Castel Goffredo, Casaloldo, Casalmoro, Asola, Mariana, Redondesco, Acquanegra sul Chiese, Canneto, Casalromano. Verona aveva giurisdizione invece su Monzambano, Ponti, Castellaro Lagusello, Castelbelforte, Villimpenta, Ostiglia. Castel d’Ario (già denominato Castellaro), territorio veronese, fu dato in feudo al vescovo di Trento nel 1082 (Colorni 1959).
Questo assetto territoriale si modificò parzialmente in epoca comunale (1115-1274) e sotto la signoria dei Bonacolsi (1274-1328), con il passaggio nella giurisdizione mantovana di Castelbelforte, sancita da una alleanza fra veronesi e mantovani nel 1202, del territorio della Regula Padi per opera di Pinamonte Bonacolsi nel 1274, e della rocca di Solferino, acquistata dai Bonacolsi nel 1315.
Con i Gonzaga (1328-1708) nel corso del trecento e soprattutto nella prima metà del quattrocento iniziava una fase di espansione oltre i confini dell’antico territorio del distretto mantovano, ottenuta sia come ricompensa bellica che per compravendita. Infatti nei primi decenni del quattrocento, fino alla pace di Cremona, detta anche di Cavriana del 20 novembre 1441, il territorio gonzaghesco acquisiva dal veronese i centri di Ostiglia e Villimpenta, dal bresciano Castiglione delle Stiviere, Solferino, Castel Goffredo, Redondesco e Canneto con la sua quadra, infine dal cremonese le terre di Bozzolo, Ostiano, Isola Dovarese, Rivarolo, oltre al viadanese e al sabbionetano. Queste terre di nuova acquisizione configuravano il cosiddetto “mantovano nuovo”, distinto per modi di amministrazione e prerogative dalle comunità del “mantovano vecchio”, e parte di esse saranno in seguito assegnate ai rami cadetti dei Gonzaga, mentre i territori del nucleo originario del distretto mantovano saranno sempre di pertinenza del primogenito (Mantova 1958-1963; Vivanti 1959; Vaini 1973, Mozzarelli 1987). Con la morte del marchese Gianfrancesco Gonzaga nel 1444 si aveva la prima divisione dello stato mantovano, con l’assegnazione del marchesato, costituito dal distretto mantovano, con la rocca di Borgoforte e le terre possedute nel veronese, al primogenito Ludovico. A Carlo venivano attribuiti i territori del cremonese, ossia Isola Dovarese, Rivarolo, Bozzolo, San martino dell’Argine, Sabbioneta, Gazzuolo, Viadana, Luzzara, Gonzaga e Reggiolo, ad Alessandro, a cui si devono i cosiddetti “statuti alessandrini”, che regolarono la vita del feudo assegnatogli fino all’epoca teresiana, venivano dati Castel Goffredo, Medole, Castiglione delle Stiviere, Acquanegra, Canneto, Redondesco, Mariana, Guidizzolo, Piubega, Ostiano e Solferino, a Gianlucido toccarono Volta, Cavriana, Ceresara, San Martino Gusnago, Rodigo (Mantova 1958-1963; cfr Navarrini 1989). Nel 1466 Ludovico riusciva a ricomporre l’unità territoriale del marchesato, ma alla sua morte, nel 1478, lo stato mantovano veniva smembrato e diviso tra i suoi cinque figli maschi secondo il seguente schema: al primogenito Federico il marchesato con le terre ex veronesi, le terre ex bresciane di Mariana, Redondesco, Medole, e le terre ex cremonesi di San Martino Dell’Argine, Commessaggio, Gazzuolo e Belforte; a Francesco e Gian Francesco, che emanarono nel 1483 gli statuti che rimarranno in vigore nel loro feudo sino all’epoca teresiana (Parazzi 1893-1899; Liva 1993), le rimanenti terre ex cremonesi; a Ludovico e Rodolfo le rimanenti terre ex bresciane; a Rodolfo veniva inoltre attribuito il possesso di Suzzara. In seguito furono concordate fra gli eredi alcune permute in base alle quali Federico cedeva a Rodolfo e Ludovico, in cambio di Canneto, il possesso di Luzzara e Marmirolo (riacquistato nel 1480 da Federico) e a Francesco e Gian Francesco, in cambio di Viadana, le terre di San Martino dell’Argine, Gazzuolo, Commessaggio, Rodigo e il territorio di Villimpenta. Rodolfo e Ludovico concordarono la divisione dei territori loro assegnati in due parti, attribuendo al primo Luzzara, Castiglione delle Stiviere e Solferino, e al secondo Castel Goffredo, Ostiano e Redondesco. Questa divisione del mantovano comportò la nascita di quelle signorie gonzaghesche che coronavano lo stato mantovano. Questo assetto territoriale rimase sostanzialmente inalterato sino alla fine della signoria gonzaghesca, se si eccettua l’aggregazione al ducato del marchesato di Gazzuolo, avvenuta nel 1573, all’incameramento di Rodigo e Rivalta e, più tardi, del territorio di Castel Goffredo, avvenuta nel 1602, contro la cessione di Medole al principato di Castiglione delle Stiviere. Nel 1771 venivano uniti al ducato mantovano il principato di Bozzolo e il ducato di Sabbioneta, mentre due anni dopo, nel 1773 era la volta del principato di Castiglione delle Stiviere, insieme ad altri territori quali la contea di Rolo, la signoria di Soave e di San Martino Gusnago (Mantova 1958-1963; Vaini 1991).
Dal punto di vista amministrativo, il territorio del feudo mantovano ha conosciuto diverse forme istituzionali di organizzazione periferica dello stato. Negli anni 1370-1380, ai tempi di Ludovico Gonzaga, esso risultava uniformemente diviso in vicariati, in precedenza presenti solo nelle località di importanza strategica. Era infatti articolato nei vicariati di Cavriana, Volta, Ceresara, Goito, Marmirolo, Castiglione Mantovano, Rivalta, Marcaria, Montanara, Borgoforte, Governolo – Roncoferraro, Serravalle, Suzzara, Luzzara, Reggiolo – Gonzaga, San Benedetto, Quistello, Revere, Sermide. Questa organizzazione amministrativa non costituiva tuttavia un sistema di potere unitario, esteso unifrmemente a tutto il territorio, ma era condizionato dai “particolarismi tesi alla difesa degli antichi ordinamenti” (Vaini 1994).
Negli anni immediatamente seguenti alla elevazione da marchesato a ducato, avvenuta nel 1530, risultava esserci un governatore a Viadana e Goito, un podestà a Canneto, Ostiglia, Sermide e Viadana, un commissario a Borgoforte, Castiglione Mantovano, Cavriana, Goito, Gonzaga, Governolo, Marcaria, Pontemolino, Porto, Quistello, Redondesco, Reggiolo, Revere, Roncoferraro, San Benedetto, San Giorgio, Volta, un vicario a Bagnolo, Bigarello , Castellaro, Castellucchio, Ceresara, Curtatone, Due Castelli, Gonzaga, Mariana, Marmirolo, Medole, Piubega, Poletto Mantovano, Rodigo , Sacchetta, Serravalle, Sustinente, Suzzara, Villimpenta, Volongo. In questo periodo altre magistrature periferiche operavano sul territorio dello stato mantovano come i capitani del divieto, i giudici delle strade, gli ufficiali addetti ai magazzini del sale e quelli dei dazi, mentre i castellani e i capitani, si occupavano delle opere di fortificazione (Mantova 1958-1963).
Dalla “Descrizione dello stato di Mantova”, tratta dalla “Storia d’Italia” di Giovanni Antonio Magini, nei primi decenni del ’600 il territorio del ducato di Mantova era articolato in diverse giurisdizioni. Vi erano i governatori di Viadana, Goito e Porto, le podestarie di Ostiglia, Revere, Sermide, Luzzara, “Gazolo”, “Caneto”, i commissariati di Curtatone, Rodigo, “Capriana”, “La Volta”, Castiglione Mantovano, Roncoferraro, Governolo, Borgoforte, “Marcheria”, “Redoldesco”, San Benedetto, “Suzara”, Gonzaga, Reggiolo e Quistello, i vicariati di Marmirolo, Ceresara, Piubega. Vi erano inoltre “giurisditioni del mantovano possedute da altri signori Gonzaga che non sottogiaciono come sudditi del Duca, ma non imperiali col mero et misto imperio”, così definite: marchesato di Castiglione delle Stiviere poi Principato, ducato di Sabbioneta, principato di Bozzolo, marchesato di Ostiano, marchesato di Gazuolo, Pomponesco, Isola Dovaresi, San Martino, contea di Guastalla (Magini 1967).
Dalla “specificazione dell’attuale sistema de’ tribunali di Mantova” del 1737, il territorio del ducato di Mantova era articolato in trentasei giurisdizioni, con “giusdicenti con facoltà del mero e misto impero”, e altri che erano “soltanto la figura di vicari del capitano di giustizia, com’altresì del podestà di Mantova”. Tra i “giusdicenti di mero e misto” impero vi erano i governatori di Viadana, Revere, sermide, Ostiglia, Gazzualo e Canneto, e i “due podestà forensi” di Castel Goffredo e Redondesco. Vi erano poi i “governatori di semplice titolo” a Goito, Volta, Cavriana, Suzzara, Governolo, mentre a Borgoforte, San Benedetto e Gonzaga vi erano podestà definiti “fra minori giudici foranei”. Vi erano infine i commissari, “che sono giusdicenti più inferiori anche degli ultimi prenotati, essendo limitata la loro giurisdizione a lire sessanta al più” nelle cause civili, mentre nelle cause criminali erano “semplici vicari” del capitano di giustizia di Mantova, non potendo “qiuindi far altro che ricevere le denunzie o querele e trasmetterle tosto, come son tenuti al criminale stesso di Mantova, con dipendenza dalli di lui ordini nel rimanente”; essi avevano sede a Curtatone, Castellucchio, Marcaria, Rodigo, Piubega, Guidizzolo, Mariana, Volongo, Dosolo, Ceresara, Marmirolo, Castiglion Mantovano, San Giorgio, Bigarello, Roncoferraro, Villimpenta, Due Castelli, Sustinente e Poletto Mantovano, Serravalle e Quistello.
Oltre a queste magistrature, vi erano altri organi con facoltà giurisdizionali. Vi erano dei commissari “per ispezial privilegio de’ passati duchi ad alcune chiese, luoghi e corti feudali”. Circa i commissari a tali chiese, essi avevano competenza “per le cuase di affare meramente temporale dette profane, ove sia attrice la medesima chiesa o che versi sopra pertinenza di feudo o enfiteusi dipendenti dal di lei diretto dominio”; vi era il commissario dei feudi del vescovato di Mantova, della corte grande del Poggio, dell’altra corte del Poggio detta de’ Nobili, della corte di Portiolo, dell’abazia di Santa Maria di Felonica, dell’abazia di Santa Maria d’Acquanegra, del Monte di Pietà di Mantova, dell’ospedale grande di Mantova, del primiceriato di Sant’Andrea, della prepositura di San Benedetto, dell’arciducale collegiata di Santa Barbara; vi erano infine il commissario delle cacce arciducali e il commissario degli ebrei. Competenze giurisizionali erano di competenza del collegio dei dottori e dei giudici di Mantova, l’università dei mercanti cristiani, le arti o ’paratici’, le digagne, l’università degli ebrei (Sistemazione tribunali di Mantova, 1737; Mori 1998).
Nel 1750, in seguito al “Piano de’ Tribunali ed uffici della Città e Ducato di Mantova” (piano 15 marzo 1750), il territorio mantovano veniva diviso in diciannove preture distinte fra quelle di “mero e misto imperio” (I. Pretura di Viadana, II. Pretura di Ostiglia, III. Pretura di Revere, IV. Pretura di Gazzolo, V. Pretura di Canneto, VI. Pretura di Sermide, VII. Pretura di Redondesco, VIII. Pretura di Castel Goffredo) e quelle di “limitata giurisdizione” (IX. Pretura di Quistello, X. Pretura di Goito, XI. Pretura di Volta, XII. Pretura di Suzzara, XIII. Pretura di Governolo, XIV. Pretura di Castellucchio, XV. Pretura di Gonzaga, XVI. Pretura di Due Castelli; XVII. Pretura di Borgoforte, XVIII. Pretura di Giudizzolo, XIX. Pretura di Castiglione Mantovano).
Nel 1772 veniva definito un nuovo “piano delle preture mantovane” (piano 4 febbraio 1772), in base al quale le precedenti giurisdizioni, a cui si erano aggiunte nel frattempo quelle del bozzolese e del sabbionetano, venivano ridotte alle seguenti undici: I. Viadana, II. Bozzolo, III. Goito, IV. Revere, V. Suzzara, VI. Sabbioneta, VII. Borgoforte, VIII. Canneto, X. Ostiglia, XI. Due Castelli, specificando che erano soggetti alla giurisdizione del capitano di giustizia e del podestà di Mantova i borghi di Cerese, Pradella e San Giorgio, Porto, Frassine, Villa Nova, Cadè, Marmirolo, Curtatone, Le grazie, Quattro Ville.
Questo assetto veniva variato ancora una volta nel 1782, con il “Compartimento territoriale delle preture dello stato di Mantova” (nuovo piano 22 gennaio 1782), in base al quale il territorio dello stato mantovano era distinto nelle seguenti 16 giurisdizioni: Mantova, Castiglione delle Stiviere, Viadana, Bozzolo, Sabbionetta, Revere, Gonzaga, Castel Goffredo, Canneto, Goito, Borgoforte, Ostiglia, Marcaria, Sermide, Suzzara, Roverbella.
Nel 1784 in base al compartimento territoriale dello stato mantovano (editto 5 giugno 1784) il ducato di Mantova era articolato nei seguenti 16 distretti: Mantova, Ostglia, Roerbella, Goito, Castiglione delle Stiviere, Castel Goffredo, Canneto, Marcaria, Borgoforte, Bozzolo, Sabbioneta, Viadana, Suzzara, Gonzaga, Revere e Sermide.
Questo assetto del territorio mantovano variava nuovamente in seguito al nuovo compartimento territoriale del 1786 (editto 26 settembre 1786 c), quando veniva diviso nelle province di Mantova e Bozzolo, mentre nel 1791 veniva nuovamente ricostituito (dispaccio 24 gennaio 1791 b).
Dal punto di vista politico amministrativo, dopo la morte di Matilde di Canossa nel 1115, la città di Mantova, feudo imperiale, ritornava alle dipendenze dell’imperatore, che, rinunciando ad eleggere un nuovo conte, l’anno sucessivo confermava ai mantovani tutte le precedenti concessioni, segnando l’effettivo inizio della vita autonoma del comune (Piani Mantova 1967), o per lo meno favoriva “lo sviluppo degli organismi di autogoverno che si pongono come eredi effettivi del diritto comitale dei Canossa” (Navarrini 1988). D’altro canto la mancanza di notizie di contrasti fra il contado e il comune cittadino sembra confermare l’ipotesi che quest’ultimo sia subentrato pacificamente al potere comitale (Vaini 1986). Il comune, modificando l’assetto istituzionale precedente, creava una propria identità, con la definizione di propri organi e proprie attribuzioni, il cui culmine veniva raggiunto con l’istituzione del capitano del popolo, “che rappresenta la punta più avanzata della ’democrazia comunalÈ” (Vaini 1986).
Questo impianto istituzionale formalmente perdurò oltre l’epoca comunale (1115-1274) e venne riconfermato dalla signoria bonacolsiana (1274-1328), la cui “coscienza statuale” veniva sancita prima nel “Liber privilegiorum comunis Mantue”, che, redatto dopo il 1291, rappresentava “un mezzo per dare significato di legalità al potere della dinastia bonacolsiana che vuole apparire come diretta continuatrice della tradizione comunale” (Navarrini 1988), e poi con la redazione degli statuti, stilati nel 1311 o negli anni immediatamente successivi, mediante i quali i Bonacolsi “da padroni diventarono signori, … e si presentano come l’espressione di un potere posto al di sopra degli interessi particolari” (Vaini 1986 b).
Con l’avvento al potere dei Gonzaga (1328-1707), le forme di governo comunale venivano svuotate a mera formalità e cominciò ad affermarsi un governo che si definiva nel ventennio a cavallo fra il XIV e XV secolo, anni “nei quali al consolidarsi dei confini del dominio si accompagna l’intensificarsi in esso del potere gonzaghesco”, sancito dalla redazione degli statuti del 1404, dove la volontà del signore costituiva “il fondamento, il principio costituzionale della forazione statuale mantovana” (Mozzarelli 1987). In questa fase di passaggio dalla signoria al principato, conclusa con l’attribuzione del titolo di marchese al Gonzaga, avvenuta nel 1432, veniva attuato uno spostamento di competenze dalle magistrature comunali a nuovi organi creati dal principe, come il “consilium domini” o i maestri delle entrate.
Dagli anni quaranta del cinquecento, dopo l’elevazione del signore di Mantova da marchese a duca del 1530 e l’assegnazione del Monferrato del 1536, si avviarono una serie di riforme amministrative e giudiziarie, tese a razionalizzare i modi di governo dello stato mantovano, prevedendo sia la trasformazione di organi già costituiti, come il “consilium domini” o la cancelleria, sia l’istituzione di nuovi uffici, come il tribunale della rota del 1557, sostituita nel 1571 dal senato di giustizia, nel quale confluivano anche le attribuzioni del “consilium domini”, o l’impianto nel 1573 del magistrato camerale, che, insieme al senato, sarà fra le principali magistrature del ducato, o la formazione di organi consiliari, come il consiglio di stato del 1592, per garantire forme di coordinamento dell’attività di governo, sempre più specializzata e divisa nelle diverse branche amministrative, in conseguenza di quel processo di statalizzazione dell’amministrazione che segnava la trasformazione del dominio mantovano in stato assoluto (Mozzarelli 1987).
Questi processi di statualizzazione e la necessità di coordinamento, “che sotto gli ultimi Gonzaga del ramo principale tende a configurare il governo del mantovano come governo di gabinetto, non diverso, nella forma almeno, da quello delle monarchie europee del tempo”, che si formalizzava nel 1626 con l’erezione della consulta, che riuniva in essa ogni compito di governo, comportavano “la completa supplenza del duca che tende a disinteressarsi dell’attività ordinaria di governo”, provocandone una sempre più ampia e progressiva perdita di autorità. Il decadimento della funzione del duca non implicava tuttavia un deterioramento della organizzazione amministrativa, garantita dalla struttura statale che si era costituita durante tutta l’età moderna, “bensì piuttosto la sua utilizzazione a fini particolari da parte di chi nell’amministrazione e nel governo è insediato” (Mozzarelli 1987).
Dopo la caduta nel 1707 dell’ultimo dei Gonzaga, che abbandonava i suoi domini con l’accusa di fellonia e la devoluzione del ducato alla casa d’Austria nel 1708, con la nomina a capo dello stato mantovano del conte Giovan Battista Castelbarco col titolo di amministratre cesareo, veniva confermato l’assetto istituzionale e sociale in modo da “perpetuare nel ducato, pur nell’assenza della persona del sovrano, la situazione esistente allorchè questo era fisicamente visibile così da poter continuare ad utilizzare a proprio vantaggio il sistema di governo esistente” (Mozzarelli 1998). Questo orientamento del governo asburgico veniva confermato con la designazione a governatore del langravio Filippo d’Assia-Darmstadt, rimasto in carica fino al 1735, quando veniva nominato amministratore cesareo il conte Carlo Stampa. Nel 1737 con nomina del conte Ottone Ferdinando di Traun, a unico governatore della “Lombardia”, si aveva la prima riunificazione del mantovano al milanese, che “comportava l’allontanarsi del ’rappresentante del padronÈ e ciò rendeva inutile nella prospettiva imperiale, insistere sulla perpetuazione a Mantova del sistema di governo cortigiano ereditato dai Gonzaga” e che implicava la ridefinizione della struttura amministrativa del ducato mantovano ormai come ente periferico. È in questa prospettiva che veniva nominato un luogotenente e vice governatore dello stato di Mantova, che, dipendente dal goveratore, era a capo di una giunta di governo, mentre cessava dalle sue funzioni la segreteria di stato e il magistrato camerale veniva trasformato in direzione generale delle finanze.
Nel 1744 veniva stabilita l’aggregazione del mantovano al milanese, che comportava nel 1745 l’abolizione del “governo subalterno” e del senato di giustizia, sostituito da una curia senatoria. Questo processo istituzionale veniva tuttavia condizionato dalla guerra di sucessione austriaca, che costrinse il governo della Lombardia a trasferirsi a Mantova alla fine del 1745. Nel 1746 veniva messo a capo dell’amministrazione del mantovano il conte Giuseppe Arconati Visconti come luogotenente del governatore generale della Lombardia, e veniva istituita una giunta per l’amministrazione della città.
Nel 1750 pur “ritenendo unicamente l’unione governativa”, veniva accordata al mantovano “la restituzione de’ propri tribunali, tanto per l’amministrazione della giustizia … quanto per la direzione delle materie camerali e civiche”, con un vice-governatore a rappresentare l’autorità imperiale (Mozzarelli 1998; Piani Mantova 1967).
Nel 1786 con “il piano di amministrazione civile e politica per la Lombardia Austriaca”, il ducato di Mantova veniva aggregato al Milanese ed assimilato ad una delle otto province lombarde, unificazione peraltro anticipata nel 1784 da quella amministrativa e finanziaria (Piani Mantova 1967; Mantova 1958-1963).
ultima modifica: 03/04/2006
[ Giancarlo Cobelli ]
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