governatore di Milano 1499 - 1796
Diretto rappresentante del sovrano – già istituito da Luigi XII, re di Francia, alla fine del XV secolo, durante il breve periodo di dominio francese sul Milanese – il governatore dello stato di Milano, “Gobernador del Estado de Milan”, non proveniva dalla tradizione burocratica milanese bensì dal ristretto cerchio della grande nobiltà spagnola, e poi austriaca, che si era formata nelle file dell’esercito ed aveva trovato onore e gloria nelle lunghe e continue guerre europee.
Esecutore degli ordini che gli arrivavano direttamente da Corte, il governatore assommava cariche di carattere politico-amministrativo, quale appunto “luogotenente e governatore dello stato”, e di carattere militare, in quanto “capitano generale dello stato” (Annoni 1966).
All’alter ego del sovrano erano infatti attribuiti poteri normativi, di controllo, di coordinamento delle magistrature lombarde. Da lui dipendevano, in ultima istanza, le nomine dei membri degli organi cittadini e provinciali; per le sue mani passavano le richieste di appello e di grazia contro sentenze di giudici e contro i provvedimenti dei magistrati, con la sola limitazione di consultare il Senato e il regio Fisco.
E ancora dal governatore erano firmate le gride che notificavano al pubblico la volontà sovrana, espressa in regi dispacci, anche se molto spesso avveniva che il governatore, per casi e materie da lui reputati di estrema urgenza, precedesse il regio dispaccio con una grida. Come diretto rappresentante del sovrano, il governatore teneva inoltre il supremo comando dell’esercito sia in pace che in guerra.
Per il disbrigo delle proprie competenze il governatore si serviva di cancellerie particolari, quali la cancelleria di guerra, detta anche Cancelleria di stato e cifra, per le questioni di carattere militare, e la Cancelleria segreta per quelle civili (Pugliese 1924).
I nobili spagnoli inviati a governare i regni e gli stati facenti parte della monarchia avevano intorno a sé una larga famiglia e si insediavano in una corte che poteva vantare fasti secolari (Signorotto 1996, p. 36): anche la “casa” e la corte dei governatori di Milano non avevano nulla da invidiare ai palazzi dei viceré insediati negli altri domini della monarchia spagnola. Il cuore politico dello stato milanese era infatti l’edificio che, ancora oggi, esiste a lato del Duomo, nel quale accanto agli appartamenti riservati al rappresentante del sovrano, alla sua famiglia, al suo seguito ed ai suoi ospiti, erano ubicate anche le sale destinate alle più alte magistrature milanesi (Signorotto 1996).
L’autorità e le competenze attribuite al governatore rimasero pressoché invariate per tutto il periodo della dominazione spagnola; fu solo in seguito all’affermarsi del potere e della politica riformatrice della sovrana Maria Teresa che gli organi dell’amministrazione superiore, come quelli centrali, periferici e locali, subirono profonde trasformazioni.
Già le prime riforme, pur nella frammentarietà delle iniziative, furono caratterizzate da una forte tendenza all’accentramento ed alla diretta subordinazione degli uffici: radicata era infatti la convinzione che il vigile controllo dello stato si sarebbe attuato sia attraverso un concentramento degli organi del potere centrale, con una attiva e costante presenza nell’amministrazione provinciale e locale, sia attraverso una profonda trasformazione dell’amministrazione superiore.
Nel 1743 le impellenti esigenze militari fecero affiancare al governatore, che sino a quel momento aveva continuato a cumulare anche la funzione di capitano generale, un ministro plenipotenziario con incarichi spiccatamente politici e di governo.
Una decina di anni più tardi, conclusasi l’alleanza matrimoniale tra l’Austria e il ducato di Modena si ebbe un radicale mutamento: secondo gli accordi stabiliti con tale alleanza al governo della Lombardia vennero destinati prima Leopoldo poi Ferdinando, giovani arciduca austriaci; tuttavia data la minore età di Ferdinando fu istituita la carica di Amministratore di governo e capitano generale e affidata al duca di Modena, Francesco III d’Este, il quale la esercitò sino al 15 ottobre 1771, anno in cui l’arciduca Ferdinando d’Austria, raggiunta la maggiore età, cominciò ad esercitare personalmente le sue funzioni di governatore e di capitano generale (Arese 1979-1980).
Tuttavia con l’evolversi degli avvenimenti la carica di governatore venne via via svuotata di forza politica ed affiancata da un sempre più potente ministro plenipotenziario, diretto strumento di governo di Vienna.
Governatore e ministro plenipotenziario furono infine definitivamente oppressi nel 1796 con l’arrivo delle truppe francesi in Lombardia (Annoni 1959; Annoni 1966; Arese 1979-1980; Bendiscioli 1957 a; Bendiscioli 1957 b; Capra, Sella 1984; Pugliese 1924; Signorotto 1996).
ultima modifica: 29/05/2006
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