tesoreria generale 1541 - 1786
Secondo le antiche disposizioni ducali, ribadite dalle Novae Constitutiones del 1541, i capitali provenienti dalle pubbliche entrate dovevano passare alle casse della Tesoreria generale, incaricata del pagamento di tutte le spese che le sarebbero state ordinate dai Magistrati delle entrate.
L’attività amministrativa che faceva capo alla Tesoreria si divideva in due settori totalmente distinti: uno incaricato di gestire le entrate e le spese di carattere “civile”, l’altro, denominato Pagadoria o ancora Cassa dell’esercito, incaricato della gestione delle spese necessarie per i rifornimenti degli eserciti.
A capo delll’officio di tesoreria era posto un questore del Magistrato ordinario, membro anche del consiglio supremo, e investito del diritto di voto sia presso il Magistrato sia presso il Consiglio.
Tuttavia questo ordinamento che vedeva il Magistrato ordinario prevalere su quello straordinario, portò inevitabilmente ad una situazione di conflittualità e sconfinamento nell’esercizio delle proprie competenze. Il Magistrato straordinario infatti, “geloso che i fondi da lui versati passassero sotto la sorveglianza del Magistrato ordinario, prese di buon ora l’abitudine di amministrare con indipendenza i fondi che provenivano dalle acque, dalle confische ed altri rami della sua azienda, facendoseli versare dalle sue imprese, e pagando con quelli le spese di manutenzione dei navigli ed altre, come pure le passività gravanti sui beni confiscati; cosicché finì per versare in tesoreria unicamente i pochi redditi netti che residuavano” (Pugliese 1924, p. 123).
Intorno alla metà del XVII secolo la gestione finanziaria andò sempre più complicandosi e la funzione di controllo della Tesoreria sempre più diminuendo. Il compenso sul fondo del mensuale sborsato durante i conflitti per il mantenimento e l’alloggiamento delle truppe, riconosciuto a tutte le comunità dello stato interessate – compenso regolato dalla Congregazione dello stato – si trascinò per anni al punto da rendere praticamente impossibile sia la chiusura dei bilanci correnti sia la previsione di quelli futuri. Quando poi a questo sistema della “compensazione” – denominato anche sistema dell’Iqualanza – si sostituì quello del Rimplazzo, cioè l’appalto della manutenzione ed approvvigionamento dell’esercito ad un’impresa privata, la tesoreria generale perse ancor più la sua importanza, venendole completamente sottratta la gestione dei fondi militari, ad eccezione della quota di mensuale che la città di Milano era costretta a pagare (Alloggi militari, sec. XVI-XVIII).
Solo con l’istituzione, nel 1706 del sistema della Diaria, la Tesoreria ritornò, almeno in parte, a coprire incarichi di primaria importanza: la totalità dei capitali ricavati dall’esazione delle imposte militari tornava ad essere gestito dall’ufficio Pagadoria – o Cassa dell’esercito – il quale era tenuto a versare alla cassa della congregazione del patrimonio l’importo di quanto speso per l’impresa del Rimplazzo.
Tuttavia nel 1716 l’ufficio della Pagadoria venne definitivamente soppresso e sostituito da una cassa completamente indipendente dalla Tesoreria generale, la Cassa imperiale di guerra, presso la quale dovevano confluire tutti i proventi della Diaria e delle tasse militari in genere, ad eccezione della quota di mensuale corrisposta dalla città di Milano.
Per il mantenimento ed approvvigionamento dell’esercito venne infine, nello stesso anno, istituito il corpo del commissariato dell’esercito, il quale collaborava strettamente con la cassa imperiale di guerra da cui riceveva i fondi necessari per far fronte alle suddette incombenze (Bendiscioli 1957a; Bendiscioli 1957b; Pugliese 1924).
Il settore ancora attivo della Tesoreria generale incaricato della gestione delle entrate e spese di carattere “civile” venne infine definitivamente travolto dall’ondata di riforme iniziate dalla sovrana Maria Teresa e continuata dal figlio Giuseppe II.
ultima modifica: 19/01/2005
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