monte civico 1755 - 1769
Nel 1755 la Congregazione dello stato istituì il Monte Civico al fine di far fronte, attraverso i proventi delle regalie in sua dotazione al rimborso di circa 17 milioni di crediti che le comunità dello stato esigevano dalla Camera (dispaccio reale 18 dicembre 1755).
Secondo quanto stabilito nel piano di erezione (dispaccio reale 30 dicembre 1756) la dote annuale del monte doveva essere di lire 270.000 ricavate dalla rendita dell’impresa della dogana della città e ducato di Milano, tassa che vessava sia coloro i quali si accingevano a stipulare contratti di vendita, acquisto affitto di animali vivi, sia coloro i quali acquistavano bestiame da macello; dal reddito del censo già spettante alla Congregazione dello stato; e ancora dal reddito ricavato “dall’arbitrio dal cinque al sette”. Quest’ultima tassa, istituita nel 1691 come straordinaria, avrebbe dovuto gravare su quei creditori che, come garanzia dei capitali prestati alla Camera, avevano preteso, anziché gli interessi, la consegna di qualche regalia che fornisse frutti superiori al 5%. Tale gravame tuttavia da straordinario divenne ordinario, colpendo anche coloro i quali erano stati dichiarati esenti.
Sulle rendita delle regalie in dotazione del Monte Civico il governo si impegnava a non rivendicare alcun diritto, considerando tale rendita “staccata irrevocabilmente” dal demanio.
L’istituzione del monte tuttavia non portò al risanamento sperato, al punto che quando nel 1769 venne abolito, il Monte aveva il medesimo debito contratto all’atto della sua fondazione.
Alla chiusura del Monte i creditori furono in parte risarciti ed in parte andarono a confluire nella classe dei “creditori moderni” – detti anche “creditori al tre e mezzo per cento” o ancora “classe del nuovo assento” – aggregati al Monte di santa Teresa (ASMi 1982).
ultima modifica: 19/01/2005
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