camera dei conti 1771 - 1796
La prima ondata di riforme teresiane, esauritasi con il decennio 1750-1760, riprese vigore con la fine della guerra dei Sette anni, altra grande conflagrazione che investì l’intera Europa. Un vasto piano di rimaneggiamenti di tutto il sistema delle magistrature, volto a eliminare definitivamente le caotiche e confuse eredità del passato, portò infatti ad una netta separazione tra amministrazione e giurisdizione.
La riforma del 1771 con l’applicazione del principio “il Senato giudica; il Magistrato Camerale regola; la Camera dei conti sindaca; eccoti i tre soli corpi che formeranno il sistema” estese infatti anche alla Lombardia aurstriaca quella netta separazione degli affari giudiziari dalle competenze amministrative che in Austria era già stata introdotta nei precedenti decenni.
In seguito ai dispacci regi del 12 ottobre 1769 e del 6 luglio 1770, venne istituita la Camera dei conti, organo destinato “a sindacare le operazioni di tutte le amministrazioni tanto regie, che pubbliche, ed esaminare e rivedere i conti di ogni contabile, a farne seguire i dovuti trasporti ai libri maestri ed ausiliari, ed a mettere il Governo in grado di vedere ad ogni istante e con sicurezza lo stato di ogni azienda e di ogni cassa” (allegato regio dispaccio 23 settembre 1771, cap. I).
Composta da un presidente e due consiglieri di “pianta stabile”, nominati direttamente dal sovrano “sopra consulta del governo, e della Camera dei conti medesima”, la Camera doveva riunirsi regolarmente una volta alla settimana presso la casa contigua al palazzo Marini. “L’oggetto della camera sarà sempre accudire all’indennità del regio erario, all’aumento delle sue rendite e alla migliorazione del sistema, principalmente poi di riconoscere col confronto dei sovrani dispacci, ed altro ordini superiori, se siansi introitati per intero le somme competenti nel modo e tempo dovuto; se quindi tutte le spese fatte abbiano le debite giustificazioni e per la loro utilità, e per l’istessa forma; se siano giusti i materiali conteggi e le rimanenze che ne risultano e finalmente se queste esistano effettivamente, e se siano state introitate ove lo portava l’ordine ed il nuovo sistema” (allegato regio dispaccio 23 settembre 1771, cap. XIII).
Le varie “ispezioni” attribuite all’organo vennero ripartite tra i due consiglieri “di pianta stabile secondo la propria loro natura”. Ad uno venne affidata la cura delle aziende regie, all’altro quella delle aziende pubbliche, dei banchi, dei monti. “Cambieranno reciprocamente di triennio in triennio i rispettivi dipartimenti. Accudiranno poi giornalmente all’esatto e rigoroso esame di tutti i giornali e conti a rispondere alle interpellazioni governative, alla direzione ed assiduità dei ragionatti e revisori e ad investigare se siano pienamente osservati gli Ordini e le istruzioni regie, se vi saranno errori da correggere, o legge o regolamento da perfezionare, riferiranno i loro risultati nelle Sessioni che si terranno coll’intervento dell’Ispettore generale dei conti per fondare maturamente le rappresentanze al Governo” (allegato regio dispaccio 23 settembre 1771, cap. II).
Al presidente, il cui voto all’interno di ciascuna sessione era considerato preponderante, spettava invece il compito di coordinare i lavori, “di conservare il buon ordine e fare osservare i comandati regolamenti e ordini” (allegato regio dispaccio 23 settembre 1771, cap. VI).
Ma per adempiere alle suddette incombenze la Camera dei conti aveva alle proprie dipendenze tre offici subalterni: la segreteria col suo archivio, la ragioneria e l’officio di revisione.
All’officio di segreteria, i cui membri erano direttamente nominati dal sovrano “sopra consulta del governo, e della Camera dei conti medesima”, la Camera affidava la cura “di tenere il protocollo degli Esibiti, di formare gli Appuntamenti, di stendere lettere, consulte, ordini, ed altre spedizioni”. All’archivio, dalla segreteria strettamente dipendente, spettava invece catalogare le scritture in classi, “secondo le materie e la loro progressione cronologica”, distribuire e ricevere i giornali di conto, e ancora tenere la nota di tutti i libri da bollare, custodire gelosamente tutte le carte prodotte dalla Camera dei conti e rilasciarne copie con ricevuta a chiunque ne facesse richiesta (allegato regio dispaccio 23 settembre 1771, cap. XVI).
Alla ragioneria generale, composta da personale nominato direttamente dal sovrano “sopra consulta del governo e della Camera dei conti medesima”, era invece affidata la cura dei libri maestri e il controllo e la registrazione del “materiale di conto”.
L’officio di revisione, i cui membri erano, come quelli della segreteria e della ragioneria, nominati direttamente dal sovrano “sopra consulta del governo e della Camera dei conti medesima” si occupava infine “unicamente di rivedere le bollette dei libri di mercanzia, del sale, e delle altre regalie nell’esaminare se l’esazione sia corrispondente alle tariffe, se non vi siano abrasioni, bianchi o cancellature”.
A questi tre offici si aggiungeva quello dell’ispettore generale dei conti il quale doveva “intervenire quotidianamente alle Ragionaterie, e Revisioni per invigilare al regolare trasporto delle partite, e al regolamento dei conti. Rivederà particolarmente le tabelle mensuali, e i bilanci annuali da rimettersi al governo, ed alla Corte, per rispondere della loro regolarità. Assisterà con voto consultivo alle Sessioni della Camera dei conti e sarà inoltre eccitato a porre anche in iscritto il suo sentimento nelle materie gravi interessanti il Reale servizio” (allegato regio dispaccio 23 settembre 1771, cap. XVIII).
La Camera dei conti infine “non avendo nelle rispettive province subalterni propri” si serviva per la diffusione dei propri ordini e regolamenti di persone già impegnate in regi servizi quali, podestà, giusdicenti regi, delegati, cancellieri del censo.
La Camera dei conti rimase attiva sino alla terza grande ondata di riforme promossa dall’imperatore Giuseppe II: nel 1788 venne temporaneamente aggregata al Consiglio di governo (dispaccio 31 agosto 1788), nel 1791 nuovamente resa autonoma ed infine definitivamente soppressa in seguito all’arrivo delle truppe francesi in Lombardia (Arese 1979-1980; Capra, Sella 1984; Valsecchi 1959).
ultima modifica: 29/05/2006
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